Fujifilm X-Pro 3, anima analogica

Contrariamente a quanto avviene normalmente, la Fujifilm X-Pro 3 è stata svelata al pubblico, sebbene in maniera informale, alla fine di settembre. Esattamente un mese dopo è stata ufficializzata. È la terza generazione della serie Pro e continua a rappresentare una filosofia totalmente differente dalle altre fotocamere, con una propria filosofia di utilizzo, in grado di mantenere, tra le altre cose, un livello prestazionale per molti anni. L’idea di non aggiornare con frequenza questo modello è l’aspetto vincente della Fujifilm X-Pro, che con la numero tre, introduce importanti novità, apparentemente meno legate alla tecnologia, più alle emozioni.

Fujifilm X-Pro 3, anima analogica © Federico Emmi
Fujifilm X-Pro 3, anima analogica © Federico Emmi

La Fujifilm X-Pro 3, infatti, è una fotocamera diversa, particolare. Non è soltanto una macchina fotografica, ma è una interpretazione dove convivono filosofia, cultura fotografica e design. L’estetica è sempre affidata alle linee del passato, in questo mantiene la continuità con i modelli precedenti, confermando di non essere una pura scelta commerciale, ma al contrario la necessità di un rapporto con il fare fotografia autentico. Non è, dunque, un oggetto tecnologico che permette di fotografare nel miglior modo possibile, è qualcosa di differente, che nel guardare al passato va oltre, rompendo le regole, costringendo a pensare in maniera diversa, restituendo quella piacevole sensazione del passato, quando la tecnologia non era esasperante e alla portata di tutti, ma dove c’era spazio per tanta sorpresa, passione, creatività.
Un approccio vincente, confermato dalle vendite, che non subiscono flessioni e che hanno indotto Fujifilm ha spingere lo sviluppo nella direzione opposta a quella dei concorrenti, marcando la differenza, senza esasperare le caratteristiche elettroniche, ma recuperando la bellezza della fotografia analogia.

La Fujifilm X-Pro 3, in questo senso, è una macchina fotografica che toglie, limitatamente all’uso, costringendo il fotografo a scattare come avveniva prima che il digitale semplificasse, al limite del drammatico, la pratica fotografica. Il feeling è pertanto meccanico e le novità rispetto ai modelli precedenti si concentrano su quelle caratteristiche che permettono di restituire lo stupore di una fotocamera, in tutto e per tutto, dall’anima analogica.

Rispetto ai due modelli precedenti è stata migliorata la presa nella parte anteriore del corpo, più avvolgente, soddisfando, in questo modo, la richiesta dei clienti. A livello strutturale, oltre alla lega di magnesio presente all’interno del body, la calotta superiore e quella inferiore sono state realizzate in lega di titanio, al quale è stato aggiunto il trattamento Duratec, nei modelli contraddistinti dalla sigla DR, applicato sulle superfici delle calotte stesse per rendere il titanio più resistente alle abrasioni, dieci volte superiore rispetto alla versione non trattata. Nell’utilizzo questo si traduce in una macchina fotografica più robusta, in grado di mantenere il pregio estetico nel lungo periodo. Se questa è una miglioria che può passare inosservata, ben differente è quella del mirino che ottiene un importante aggiornamento, proprio per fornire una esperienza “analogica” completa. Continua a essere ibrido, con la classica leva posta sul fronte del body è possibile passare dalla versione digitale a quella ottica. Il mirino ottico è stato completamente rivisto, la cui struttura ora garantisce un confort visivo superiore al modello precedente, attraverso una diminuzione della distorsione nelle zone periferiche, con un campo di visione allargato a 17mm e con un eye-point maggiorato, anche questo a 17mm, per permettere un uso ottimale a chi possiede montature di occhiali grandi. Allo stesso modo, anche il mirino digitale è stato rivisto, adottando un pannello OLED a posto del TFT, i cui vantaggi sono: maggiore risoluzione (3.61mpx), maggior contrasto (1:5000), spazio colore più ampio (97% sRGB), frequenza di aggiornamento a 100 FPS che possono essere raddoppiati tramite l’opzione da menù, nella sezione risparmio energetico, Motion Blur Reduction, che assicura la riduzione dell’effetto scia con l’introduzione di un frame aggiuntivo completamente nero, quindi dividendo perfettamente le immagini l’una dall’altra. L’altra grande novità, che non passa inosservata, è la scelta di nascondere il display LCD posteriore, normalmente utilizzato per visualizzare le immagini scattate, e di introdurne uno da 1.28 pollici, sul quale è possibile vedere la simulazione pellicola utilizzata, come avveniva un tempo, oppure, in alternativa, personalizzandolo per avere informazioni di base. Per completare l’opera di rinnovamento, Fujifilm, come è ormai consuetudine, introduce una nuova simulazione pellicola, la Classic Neg, cioè la Superia 100.

Fujifilm X-Pro 3, anima analogica © Federico Emmi
Fujifilm X-Pro 3, anima analogica © Federico Emmi

Altre migliorie sono riassumibili nella possibilità di regolare la grana della pellicola, non solo come quantità, ma anche come dimensionamento. Controllo della chiarezza in un intervallo che va da -5 a + 5. Impostazione del bianco a intervalli di dieci gradi alla volta. Aggiunta poi la visualizzazione della curva tonale. Infine, per il bianco e nero, è possibile ora utilizzare i viraggi sul magenta e il verde. Dunque, creatività prima dello scatto, per un risultato immediato, senza dover necessariamente passare dalla solita post-produzione. Dedicare una maggiore attenzione a questo genere di regolazioni, è una scelta dovuta a una forte richiesta degli utenti Fujifilm X-Pro, resa possibile dalla grande esperienza maturata in passato nella produzione di pellicole. Si tratta di un valore aggiunto, apprezzato dall’utenza, che, tra le altre cose, recupera l’importante storia industriale di Fujifilm, dove la simulazione è da considerarsi come una vera e propria digitalizzazione, accurata e precisa.

Fujifilm X-Pro 3, anima analogica © Federico Emmi
Fujifilm X-Pro 3, anima analogica © Federico Emmi

Da un punto di vista tecnico, è stato migliorato il sistema di messa a fuoco, implementando un nuovo algoritmo capace di lavorare in condizioni di luce pari a -6EV, quasi buio assoluto, superiore, quindi, alla stessa X-T3. Aggiunto il limitatore software della messa a fuoco, molto richiesto dall’utenza X-Pro, attraverso il quale è possibile scegliere il punto A e il punto B all’interno dei quali la fotocamera mette a fuoco, caratteristica compatibile con tutte le ottiche della serie X.
HDR in camera e multiscatto, fino a nove frame in sequenza che possono essere sovrapposti, usando, ad esempio, pellicole diverse, o un’altra delle caratteristiche presenti nella macchina, ogni livello può essere visualizzato nel mirino elettronico, componendo l’immagine finale. Focus Bracketing impostabile fino a 999 scatti, utile per chi necessita di immagini con profondità di campo su tutto il frame. Il sensore è lo stesso della X-T3, con 26 megapixel e rilevamento di fase su tutta la superficie. Utilizzato, inoltre, lo stesso processore di immagine. Tra le tante caratteristiche, minori per così dire, che arricchiscono la fotocamera, la più importante è il doppio slot di memoria. Infine, per i puristi, la macchina è Made in Japan.

Fujifilm X-Pro 3, anima analogica © Federico Emmi
Fujifilm X-Pro 3, anima analogica © Federico Emmi

La macchina fotografica, nella prova pratica, mostra subito i miglioramenti elencati rispetto ai modelli precedenti. L’estensione anteriore del grip è comoda e l’eliminazione dei tasti direzionali sul retro aumentano l’ergonomia della fotocamera. Il bottone di scatto offre una maggiore resistenza, segno di una cura del dettaglio da parte di Fujifilm. Il monitor LCD secondario, quello più piccolo, può apparire antiestetico, ma utilizzando la macchina fotografica risulta efficace, soprattutto, è posizionato in modo da non creare alcun problema durante la composizione, la messa a fuoco e lo scatto.
A parte queste novità, l’esperienza di utilizzo è pressoché identica ai modelli precedenti, grazie al layout delle ghiere invariato. Quello che cambia in maniera determinante è l’uso del mirino, ottico o digitale che dir si voglia. La scelta di nascondere il pannello LCD rende scomodo il suo utilizzo, tanto in fase di scatto, quando in quello di visualizzazione immediata. Con questa scelta, apparentemente banale, il modo di fotografare cambia in maniera radicale, restituendo, in effetti, alla fotocamera digitale, quell’anima analogica di cui si sentiva nostalgia. A garanzia di ciò, il nuovo mirino ottico, il cui confort è in linea con quanto dichiarato da Fujifilm. Stessa cosa si può dire del mirino digitale, dove le differenze con X-Pro 2 sono più marcate. Il display OLED fa la differenza, così come la maggiore frequenza di refresh. La scelta di utilizzare l’uno o l’altro è fortemente determinata dal tipo di ottica montata, per via della grandezza di alcune che vanno, inevitabilmente, a ridurre la visione della scena. Il sistema di messa a fuoco è veloce e preciso anche in condizioni di scarsa luminosità, ma probabilmente la caratteristica che rende questa fotocamera desiderabile è la nuova pellicola Classic Neg, da provare in camera, in grado, insieme alle altre, di restituire una esperienza di utilizzo completa. Sfruttando i vari settaggi che questo modello mette a disposizione, in termini di regolazione dell’immagine, dal bilanciamento del bianco alla nitidezza, è possibile ottenere un file jpg o, addirittura tiff 8/16 bit, finito, cioè senza necessità di post-produzione.

Paragonare questa Fujifilm X-Pro 3 ai modelli precedenti o ad altre fotocamere è complicato, a essere stata rivista è l’esperienza stessa di scatto, nuova nel digitale, ma ampiamente collaudata nell’analogico. Oltre a recuperarne l’anima, ne ricalca alcuni aspetti essenziali, come ad esempio la consapevolezza di non poter scattare ogni cosa che si vede. Costringere il fotografo a utilizzare il mirino, significa obbligarlo a ragionare su cosa sta fotografando, su come comporre, su come interpretare la luce sulla scena. Torna a essere importante ciò che precede lo scatto, eliminando la pratica di rimandare tutto al dopo. Si capisce, quindi, la ragione di migliorare l’aspetto delle regolazioni. La Fujifilm X-Pro 3 è una fotocamera che rompe con pratica di esasperare le caratteristiche elettroniche, restituendo la giusta importanza al fotografo e dunque alla fotografia stessa.

 

Federico Emmi

 

La prova è stata eseguita il 23 ottobre nella giornata di presentazione ufficiale organizzata da Fujifilm Italia