Il Vietnam. Un reportage di Giulio Adone

Discorsi Fotografici ha il piacere di ospitare un reportage del fotografo romano Giulio Adone, che oggi ci porterà in Vietnam!

DF: Benvenuto su Discorsi Fotografici e grazie per il tuo contributo! Per iniziare parlaci un poco di te.

GA: Mi chiamo Giulio Adone e non sono un fotografo professionista. Nel 2008 ho acquistato la mia prima reflex (entry level) e da lì la passione per la fotografia, che fino a quel momento era rimasta latente, mi ha letteralmente travolto. La mia sete di conoscenza fotografica mi ha spinto ad investire moltissimo tempo a studiare manuali, sfogliare libri fotografici, navigare su internet a caccia di informazioni, scambiare pareri sui forum e soprattutto a scattare foto. Ovunque andassi portavo con me la reflex e anche in casa spesso effettuavo prove e esperimenti per capire e migliorare la tecnica.
Man mano che le conoscenze tecniche progredivano, aumentava di pari passo l’esigenza di un attrezzatura adeguata. Nonostante spesso mi sia affidato al mercato dell’usato, le spese affrontate sono state alte. Fortunatamente avendo già un lavoro (ingegnere), sono riuscito a far fronte all’emorragia economica risparmiando lì dove ho potuto. Ancora oggi non sono sazio e l’entusiasmo è quello del primo giorno, mi sento ancora all’inizio del viaggio e continuo a cercare di migliorare giorno dopo giorno, scatto dopo scatto. Spero che la fotografia mi regali ancora a lungo le emozioni che fin’ora mi ha dato!

DF: Prima di partire ti sei documentato fotograficamente?

GA: Il viaggio è stato preparato studiando guide, chiedendo pareri a chi già aveva visitato questo splendido paese e cercando sul web informazioni utili.
Considerata la vastità del paese e il relativamente poco tempo a disposizione (due settimane circa) le mete scelte sono state grossomodo quelle classiche del Vietnam (Ho Chi Minh, Ha Noi, la baia di Halong, i territori di Sapa, ecc…)
Dal punto di vista fotografico invece non ho effettuato una vera e propria ricerca, questo per evitare il più possibile di essere influenzato dal lavoro di altri e cercare invece un mio punto di vista.
Sicuramente avevo ben chiare in mente le immagini storiche della guerra dei grandi reporter (Capa, McCullin, Ut …), i capolavori cinematografici (Apocalypse Now, Full Metal Jacket…) e le foto più moderne del sud-est asiatico (McCurry in testa).
Prima di partire ero consapevole che mi sarei divertito molto con la mia reflex, ma di certo non mi aspettavo questo “paradiso” fotografico.

DF: Che attrezzatura hai portato con te?

GA: Sapevo che il viaggio avrebbe previsto lunghi spostamenti, spesso a piedi e anche delle veri e propri trekking (Sapa). Tuttavia la passione fotografica mi ha fatto dimenticare i dolori di schiena e ho portato tutta (o quasi) la mia attrezzatura.
In particolare amo la tridimensionalità che lo sfocato rende alle foto, quindi cerco sempre di fotografare con lenti fisse e luminose. Questo mi costringe ad avere un bel fardello sulla schiena e soprattutto a dover spesso cambiare ottica. Tuttavia preferisco che la qualità della foto sia la migliore possibile anche rischiando di perdere uno scatto perché sulla reflex ho montata la focale “sbagliata”.
In particolare dentro lo zaino che avevo con me c’era:

Canon 5D (primo modello)
Canon 17-40mm f/4 L
Canon 50mm f/1.4
Canon 135mm f/2 L
Canon 70-200 f/4 L IS
Moltiplicatore Sigma 1.4
Filtri polarizzatori e neutral density
Due Treppiedi, di cui uno leggerissimo da tavolo per le emergenze

DFSe dovessi avere l’occasione di tornare negli stessi luoghi cosa fotograferesti ancora?

GA: Senza alcun dubbio le persone! Sono loro il vero e proprio “motore” di questo paese. Camminando per strada ci si imbatte in personaggi e situazioni completamente estranee ad un occidentale.
Ad esempio i motorini sono l’unico mezzo di locomozione e i vietnamiti vivono letteralmente su questi mezzi. È quindi abbastanza comune vedere persone che utilizzano le due ruote per dormire, mangiare, portare in giro l’intera famiglia, trasportare bestiame, traslocare!!
Solo questo basterebbe per restare a bocca aperta, ma poi c’è la gentilezza delle persone, i paesaggi mozzafiato, le ferite della guerra, la vastità dei campi di riso, tutto ciò rende questo paese una meta davvero unica.

DF: Hai sperimentato particolari difficoltà?

GA: Fotograficamente parlando, le persone sono ormai abituate ad un gran numero di turisti e quindi si possono scattare foto in piena libertà senza molestare nessuno. A volte basta un sorriso complice con il soggetto e il gioco è fatto. Come dicevo, un vero paradiso per il fotografo!
Per il resto, ci si sposta facilmente (ed economicamente) all’interno del paese utilizzando qualsiasi mezzo (taxi, pullman, voli interni, navi,…).
Se non si cerca per forza “spaghetti bolognese” o fast food, il cibo è ottimo e assai vario.
Si dorme e si mangia con pochi euro e non mi sono mai sentito in pericolo, neanche quando giravo con la macchina al collo di notte in città.
La colonizzazione si è fatta sentire, ma ha comportato che l’inglese è parlato ovunque e spesso qualche persona più grande di età parla francese.

DF: Se dovessi avere l’occasione di tornare negli stessi luoghi cosa fotograferesti ancora?

GA: Tornerei a fotografare le montagne di Sapa e le varie etnie che vi abitano. Il turismo sta pian piano entrando anche lì e le tradizioni si stanno trasformando in giullarate per pensionati americani.

DF: Che cosa non sei riuscito a fotografare e avresti voluto?

GA: Qualche parco naturale, in Vietnam ne esistono diversi e a quanto ho sentito sono molto interessanti.

DF: Hai trovato la forza di spegnere la fotocamera e goderti il viaggio ogni tanto?

GA: SIl primo giorno, preso dall’entusiasmo di essere stato catapultato in un “mondo nuovo”, ho fotografato praticamente tutto quello che mi è passato davanti.
Col passare del tempo però mi sono abituato anche io alle stranezze (per un occhio occidentale) e sono riuscito ad applicare una selezione dei soggetti da ritrarre.
L’attrezzatura è stata comunque sempre con me, non per questo mi sono goduto di meno il viaggio. Anzi, nonostante alcune volte non ho scattato neanche una foto, la ricerca di soggetti fotografici mi ha aiutato a osservare meglio quello che mi circondava, scoprendone la bellezza.

DF: Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso?

GA: Una sola cosa: buttarsi senza paura. Non aver paura di intraprendere un viaggio anche avventuroso, non aver paura a tirare fuori la fotocamera e scattare, scambiarsi pareri e idee, non accontentarsi mai e cercare sempre di migliorare.

DF: Al di là dell’aspetto puramente legato alla fotografia, hai qualcosa da aggiungere riguardo questa esperienza?

GA: In Vietnam ho scoperto che il mondo raccontato dai media è solo la punta dell’iceberg. Basta uscire dalle mete classiche del turismo e imbattersi in situazioni del tutto nuove e esaltanti.

L’epoca dei grandi esploratori è finita, ma il mondo nella sua interezza continua a rimanere un bellissimo luogo da scoprire, preservare e fotografare!!

Discorsi Fotografici ringrazia Giulio Adone, invita tutti a visitare il suo sito e si augura vivamente di ricevere al più presto altri suoi contributi da condividere con i lettori.