ImagOrbetello. Festival Internazione di Fotografia

ImagOrbetello Festival nasce da una idea di Vanessa Quinto nel 2012, all’indomani dell’alluvione che colpì la Maremma grossetana. Inizialmente, infatti, l’idea era di raccogliere fondi da destinare alle persone colpite dal disastroso avvenimento, attraverso una rassegna fotografica, ma durante la fase organizzativa venne abbandonata l’idea della beneficienza, preferendo invece un progetto più strutturato, ospitato in un luogo rinato e di nuovo apprezzabile per la sua capacità di attrazione e accoglienza.

La prima edizione del festival fotografico è del 2013 e ottiene immediatamente un grande successo, merito di una bella mostra fotografica e a incontri tematici per parlare di fotografia in diversi modi, con un primo ospite, grande per importanza e per bravura, il fotoreporter dell’agenzia Associated Press, finalista premio Pulitzer, Pier Paolo Cito. Una formula che nel corso degli anni è stata prima arricchita, affiancando workshop di varie tipologie, successivamente, visto il costante incremento di pubblico, concentrando anche l’attenzione su un numero maggiore di mostre fotografiche di professionisti noti e di nicchia, sul contest fotografico, ormai di alto livello, infine, a conclusione del festival, l’introduzione della lectio magistralis affidata a un fotografo di pregio, incaricato, per così dire, di conservare attraverso le sue parole e la sua esperienza, lo spirito iniziale della prima edizione, cioè quello di un incontro tra appassionati di fotografia.

La fotografia è fatta di momenti, c’è quello del reportage, quello del paesaggio, della strada, del ritratto e così via; momenti affidati alle immagini, momenti affidati alle parole. ImagOrbetello Festival ha saputo interpretare tutto ciò, realizzando una manifestazione di ampio respiro, dove le mostre fotografiche, grazie a Marco Arienti, godono di un ottimo allestimento, tanto quelle dei professionisti noti, quanto quelle dei finalisti del contest. Proprio quest’ultimo è certamente la parte più affascinante, perché è possibile vedere la fotografia che si mostra la prima volta, la cui selezione è affidata, tra l’altro, a una giuria di alto livello, offrendo al pubblico l’occasione di vedere delle fotografie molto belle, tanto sul piano estetico, cromatico, tonale, quanto su quello della composizione. Delle autentiche perle che, aggiungendosi a quelle dei grandi, probabilmente possono considerarsi come il vero riconoscimento rispetto al premio in denaro.

Grazie alla presenza istituzionale ed economica del Comune di Orbetello, il festival si è fatto conoscere attraverso i nomi di: Franco Fontana, Oliviero Toscani, Ferdinando Scianna e tanti altri. L’edizione 2019 avrà come ospite di punta niente di meno che Gianni Berengo Gardin. La sua lectio, calendarizzata per venerdì 6 settembre, a ingresso libero su prenotazione, si intitola: “La fotografia: un eterno racconto”. Un’occasione da non perdere per ripercorre la lunga carriera del maestro italiano, attraverso le sue fotografie e il suo linguaggio fotografico, soprattutto ascoltando la storia che c’è dietro, scoprendo, ad esempio, che alcune di quelle che sono diventate icone, inizialmente non gli piacevano. È anche l’opportunità per apprezzare sul suo punto di vista sulla fotografia odierna, poco ragionata e molto istintiva, colpa di quegli apparecchi fotografici digitali, responsabili di aver moltiplicato il numero delle immagini, abbassandone notevolmente il livello qualitativo. Non sono solo le fotografie di Berengo Gardin, ma anche i suoi libri, tanti, a essere protagonisti della serata. Sono quelli che gli hanno permesso di raccontare l’Italia, tematizzando argomenti che un tempo erano tabù e comunque poco appetibili sul piano economico. Lontano dall’idea che le fotografie debbano essere belle, i suoi interessi si sono mossi tra le stanze dei manicomi con Morire di classe insieme a Carla Cerati, rivisitando Paul Strand con Un paese vent’anni dopo, la condizione degli zingari a Firenze nel volume La disperata allegria. Vivere da zingari a Firenze, oppure a Palermo con Zingari a Palermo. Herdelesi e S. Rosalia. C’è Venezia, c’è l’archeologia industriale, c’è il lavoro, insomma un mondo ricco di eventi e momenti.

«Sarà una narrazione all’interno di un’altra. E qui nasce una riflessione: è giusto parlare solo di uno sguardo a ritroso? È corretto rivolgersi al passato per “coniugare” il linguaggio fotografico del Maestro? È vero, lui è un narratore, attento alla vita di tutti i giorni; e ha immortalato la storia d’Italia, in oltre un milione di scatti. La sua fotografia, però, è intima, poliedrica, vicina all’uomo; e nasce dalla passione per le strade, per la gente qualunque incontrata per caso. In ogni foto, ciascuno di noi potrà ritrovare sé stesso, oggi; pur dando vita ai propri ricordi. Ecco, il mondo di Berengo ci diventerà subito familiare: sin dalla pelle; forse perché concreto (anche) e vero, reale, eticamente corretto.»

Federico Emmi