Laboratorio Mediterraneo. Viaggio tra fotografia, ambiente, letteratura e scienze sociali: storia e futuro del mare tra le terre

La Libreria del Mare, situata in Via Broletto nel cuore del quartiere Brera a Milano, è nata negli anni Settanta quando ha preso il posto di una drogheria. Con i suoi scaffali d’epoca in legno di ciliegio, le carte nautiche e il soffitto antico mantiene il fascino delle botteghe storiche, ma soprattutto evoca il mare o quantomeno le imbarcazioni che lo solcavano.

Fuori dalla libreria una moltitudine di persone, lingue e colori, fra le vie stracolme di locali punteggiate anche da un macellaio e da un chiosco di frutta, a pochi passi da Palazzo Clerici e dalla Chiesa di San Tomaso in Terramara, piove.

L’acqua e la gran varietà di culture hanno introdotto egregiamente, l’otto giugno scorso, la presentazione del libro “Laboratorio Mediterraneo. Viaggio tra fotografia, ambiente, letteratura e scienze sociali: storia e futuro del mare tra le terre” Ed. Guida editori 2021.

Presentano l’opera, di cui sono curatori, Patrizia Varone e Nicola Saldutti, ambedue giornalisti del “Corriere della Sera”; insieme a loro interviene Maria Teresa Cerretelli, photoeditor e giornalista. Pio Tarantini non sarà presente per motivi personali, ma verranno proiettati alcuni dei suoi scatti che ritraggono il Mediterraneo.

L’edizione si avvale del contributo di 15 collaboratori tra cui giornalisti, scrittori, un architetto, una biologa marina e molti fotografi tra cui Tami Notsani, Natalia Saurin, Pio Tarantini e Mimmo Iodice. La prefazione è, naturalmente, di Patrizia Varone, l’introduzione di Nicola Saldutti.

Patrizia Varone inizia il suo intervento, nonché la sua prefazione, con un testo dello scrittore Predrag Matvejević: «Accedendo al Mediterraneo, scegliamo innanzitutto un punto di partenza: riva o scena, porto o evento, navigazione o racconto. Poi diventa meno importante da dove siamo partiti e più fin dove siamo giunti: quel che si è visto e come».

In queste poche parole troviamo il senso di tutta la pubblicazione; la curatrice spiega che l’obiettivo è quello di fornire degli spunti, delle suggestioni, invita ad intraprendere un viaggio che abbia come punto di partenza il “mare fra le terre”: il Mediterraneo.

In questa prospettiva è possibile leggere disordinatamente ogni contributo o approdare solo in quelli che maggiormente evocano al lettore il proprio personalissimo Mediterraneo o, più semplicemente, ci si può far trasportare. Ci racconta dell’incrocio di rotte, di popoli, di religioni, di scambi e di quanto, nella contraddittorietà di tutti i suoi elementi, il Mediterraneo rimanga un invito a ristabilire nuove forme di convivenza affondando i passi in 5000 anni di storia.

Evidenzia il contributo della fotografia e racconta di come, a metà dell’Ottocento, la neonata fotografia si è messa al servizio dell’archeologia, raccontando e diffondendo una visione reale del patrimonio culturale del Mediterraneo in tempi in cui viaggiare era prerogativa esclusiva della classe aristocratica.

Nicola Saldutti nel suo breve intervento ci affascina lasciando intravedere il suo sapere, profondo quanto il Mediterraneo stesso, 5.267 metri ci dice, ben più della cima più alta: il Monte Bianco.

Nell’introduzione pone l’accento sulla storia e sulle storie che questo mare pieno di contraddizioni raccoglie in sé, «Il Mediterraneo è l’unico mare del mondo che nei suoi fondali custodisce una cosa che di solito si trova soltanto sulla terraferma: custodisce le radici.»

L’intervento di Maria Teresa Cerretelli, autrice della rivista “Meer”, che ironia della sorte vuol dire mare in tedesco, ci racconta delle suggestioni ricavate dalla lettura del volume soffermandosi sulla partecipazione al libro di Monica Mazzolini intitolato “Un viaggio per immagini” dove ci si ritrova catapultati nel connubio tra Mediterraneo e fotografia attraverso i decenni.

Affidandosi al suo sentire e al suo sapere prosegue l’incanto di Maria Teresa Cerretelli la quale ci traghetta nel suo personale Mediterraneo attraverso le immagini di Ostia Antica, di Pompei, le Tonnare di Sardegna di Francesco Zizola in “Sale Sudore Sangue”, Paolo Pellegrin e le sue immagini catturate al largo della costa libica, Lisetta Carmi e i suoi viaggi a Gerusalemme, prima e dopo la “guerra dei sei giorni”.

Una commistione di evocazioni suggerite e raccolte che ha dato vita probabilmente ad uno degli intenti della pubblicazione: dare nuova voce ad un Mediterraneo che custodisce le nostre radici e ci ispira a coltivarne di nuove.

Un mare di contrasti, un mare di appartenenza, un mare dove è possibile coltivare le diversità e renderle vitali.

Un canto di Sirene.

Matteo Rinaldi