Arte, resistenza ed empatia. Il caso di Claude Cahun e Marcel Moore

Claude Cahun e Marcel Moore sono gli pseudonimi scelti rispettivamente da Lucy Schwob e Suzanne Malherbe, due artiste francesi nate alla fine del 1800, compagne di vita e famose come fotografe, scrittrici, o illustratrici nell’ambiente surrealista parigino degli anni ’20.

Lucy conosce Suzanne appena quindicenne, quando il padre sposa la madre di Suzanne; le due sorellastre si innamorano immediatamente dando vita ad una stabile relazione affettiva ed artistica che le accompagnerà fino alla fine dei loro giorni.

Delle due, Lucy è la più fragile; cagionevole di salute e psicologicamente labile, trova in Suzanne la sua “idée maitresse”, la sua guida, il suo angelo custode oltre che una complice e compagna nella realizzazione delle loro opere.

L’intensa relazione, la quasi totale coincidenza delle due pur diverse soggettività, la simbiosi, si riflette tutta nello schizzo datato probabilmente 1908, “Elles s’aiment” (loro si amano), un disegno tanto semplice quanto articolato nel significato, che non solo parla della loro relazione ma anche dell’inclinazione ai giochi di parole, slogan e simbolismi e anticipa un’attitudine artistica e comunicativa che, vedremo, utilizzeranno sull’isola di Jersey contro i nazisti, ben lontane dall’ambiente bohèmien parigino che le vedrà crescere artisticamente.

dal libro “Oltre lo specchio” di Silvia Mazzucchelli – Joahn & Levi Editore

Nel 1920 Lucy e Suzanne si trasferiscono infatti da Nantes a Parigi, dove incontrano un ambiente molto più libero, indipendente, aperto; dopo il periodo buio e la recessione post prima guerra mondiale per le donne si aprono nuove opportunità anche in ruoli più tipicamente maschili e le due artiste sono attratte da questa mentalità più progressista.

Nella capitale francese si ricongiungono ad amici ed in particolare a Sylvia Beach, scrittrice americana che, su ispirazione della “La Maison des Amis des Livres” dell’amica Adrienne Monnier, apre “Shakespeare and Company”, una libreria in lingua inglese, dove, in compagnia di Beach e Monnier, Lucy e Suzanne passeranno meravigliose serate di chiacchiere, conversazioni e bevute e dove avranno occasione di incontrare scrittori famosi come James Joyce, Jacques Prévert, o Gertrude Stein. Nella libreria conoscono anche Tristan Tzara, uno dei fondatori del movimento Dada, e André Breton, fondatore del Surrealismo e che più avanti sarà molto interessato alla loro attività artistica. 

La vita parigina e gli incontri sono fondamentali per la formazione e la vita di Lucy e Suzanne, non solo per la vivacità intellettuale nella quale sono immerse, ma anche perché possono sentirsi più a loro agio come coppia, confrontandosi con Beach e Monnier, amanti, o Gertrude Stein e Alice B. Toklas, anch’esse compagne.

Nel loro appartamento colmo di quadri, libri, fotografie, posters e oggetti d’arte, a Montparnasse sulla Rue Notre-Dame-des-Champs la coppia incontrerà personaggi famosi del calibro di Louis Aragon, Salvador Dalì, Georges Bataille, Jean Cocteau, Jacques Lacan, Max Ernst, Man Ray, Alberto Giacometti; un gruppo di amici e artisti con i quali si confronteranno sui temi dell’arte, ma anche su quelli politici a causa della ideologia fascista che in Italia si andava affermando.

La produzione collaborativa artistica delle due donne era in realtà già iniziata con il primo saggio della Schwob, “Vues et visions”, dove le illustrazioni di Suzanne accompagnavano i testi di Lucy (a quell’epoca sotto lo pseudonimo di Claude Courlis), o con il manoscritto “Héroïnes”, mai pubblicato sotto forma di libro e che conteneva irriverenti monologhi tra donne bibliche o della mitologia greca, o ancora personaggi della letteratura per l’infanzia.

Nel corso della loro vita scelsero spesso di utilizzare i loro pseudonimi per poi tornare ai nomi di origine, in un gioco di transizione di identità che, peraltro, era piuttosto tipico all’epoca (si ricordi l’esperimento di Marcel Duchamp, con l’alterego Rrose Sélavy, o 

George Sand, pseudonimo della scrittrice Lucile-Aurore Dupin) e sicuramente si vestiva di quell’ambiguità gender fluid che caratterizzò gran parte della loro produzione artistica, con travestimenti e cambi di immagine, impegnate non soltanto con scrittura e illustrazione, ma anche con il teatro e la fotografia.

A questo riguardo Lucy era sempre davanti all’obiettivo, esplorando e giocando ruoli vari attraverso abiti, travestimenti, acconciature (fino alla rasatura totale), maschili, femminili o neutri, mentre dietro al mirino c’era Suzanne.

Era caratteristico all’epoca il “lavoro in team” o comunque il legame stretto tra artisti, come accadde per August Rodin e Camille Claudel, Man Ray e Lee Miller, o Gertrude Stein e Alice B. Toklas. 

Un’opera molto importante, che ci piace citare anche perché in qualche modo anticipa nelle forme di espressione l’operazione di propaganda anti-nazista che ci accingiamo a raccontarvi, è il libro “Aveux non avenus”: provocatorio, sarcastico, il libro è un complesso memoir che esplora in profondità l’identità e i suoi disconoscimenti, attraverso parole di Lucy, fotografie, fotomontaggi di Suzanne.  

L’opera sarà notata dall’avanguardia parigina, interessando anche André Breton, già conosciuto nella libreria della Beach e che, pur se misogino e omofobo, non potrà non innamorarsi di un lavoro così totalmente surrealista.

Breton finirà così per coinvolgere le due donne nella sua associazione AEAR (Association des Écrivans et Artistes Révolutuionnaires), di sinistra, che asserisce che l’arte deve essere sempre impegnata in una battaglia ideologica per la liberazione dell’essere umano.

Pur senza questa sottile e deliberata consapevolezza Lucy Schwob e Suzanne Malherbe si trovarono proprio nelle condizioni di utilizzare la loro sensibilità a tal fine. Non lo fecero contro la schiavitù del capitalismo, come auspicava Breton, ma, loro malgrado, si trovarono a combattere contro l’oppressione nazista.

Nel 1937 le artiste si trasferiscono definitivamente sull’isola di Jersey, nella Manica, già meta di tante vacanze; nel corso degli anni ’30, infatti, le tensioni politiche e le spinte di destra fasciste, il diffondersi degli ultranazionalismi, dell’odio razziale insieme alla salute sempre più cagionevole di Lucy, le fecero desiderare di ritirarsi al di fuori della grande città, desiderio cui Suzanne cedette non potendo più sopportare di vedere la compagna sofferente, anche se non fu affatto facile abbandonare il gruppo di artisti (alcuni vissero la cosa come un abbandono del loro impegno politico, una sorta di tradimento) e la vita parigina. 

Si stabilirono a La Rocquaise, una residenza sulla spiaggia e continuarono la loro attività artistica fotografando, scrivendo, dipingendo, leggendo; sempre tuttavia sintonizzate alla BBC tramite la radio.

Le notizie dal Continente sono sempre più allarmanti e per Lucy in particolare sempre difficili poiché ha discendenze ebree. Nel 1939 insieme ad altri quaranta artisti, la Schwob firma un articolo su di un giornale gestito dalla Federazione Internazionale degli Artisti Indipendenti, un gruppo fondato da Breton il cui manifesto vedeva come autori Leon Trotsky e Diego Rivera, nel corso di un breve rientro nella capitale francese, ma la sera del primo Settembre 1939 la BBC annuncia che la Germania ha invaso la Polonia e due giorni dopo Inghilterra e Francia le dichiarano guerra.  Ciò che Lucy e Suzanne avevano temuto si era purtroppo avverato e nel Giugno del 1940 i soldati tedeschi arrivano anche all’isola. La forzata convivenza tra soldati ed isolani sembrava inizialmente pacifica, ma la sensazione di minaccia e le limitazioni di libertà (coprifuoco dalle 23,00 alle 5,00; le auto non più utilizzabili dai residenti, niente consumo di alcool, controllo dei prezzi, stazioni radio controllate dai tedeschi, ecc.) rendevano molto tesa la situazione: gli isolani iniziarono a mostrare ostilità verso i soldati ed operarono i primi piccoli gesti di resistenza e di protesta come sabotaggi, furti, volantini, graffiti anti nazisti, non collaborazione sui luoghi di lavoro, ecc. Nulla di veramente organizzato come il movimento di Resistenza Francese, si rendevano conto di essere completamente tagliati fuori dal resto del mondo, ma pur sempre gesti di sfida e di ribellione che nel corso del tempo ebbero comunque l’effetto di convincere i soldati tedeschi che sulle isole della Manica ci fossero delle spie inglesi.

Nei primi giorni dell’occupazione la vita di Lucy e Suzanne proseguì come prima, ma ovviamente il contesto era completamente cambiato e Lucy cominciò a sentire il desiderio di intraprendere una qualche forma di resistenza, di azione, esattamente come aveva cominciato a fare a Parigi, e se inizialmente la compagna non sembrò accogliere positivamente il desiderio di Lucy, l’amore che le lega la farà cedere alla passione visionaria della compagna: avrebbe messo il suo pragmatismo e la sua calma a disposizione della loro lotta personale ai nazisti, ancora una volta in simbiosi, proprio come sempre accaduto in campo artistico.

Inizialmente la loro strategia non ha una reale caratterizzazione, una linea propria: staccano i poster di propaganda tedesca dai muri, girano i cartelli stradali, ma pian piano la stessa vena artistica che ha caratterizzato le loro creazioni, provocatoria, ironica ed arguta, guiderà anche le loro scelte di protesta e propaganda antinazista.

Quasi per caso, nelle sue notti di insonnia, Lucy sfoglierà un giornaletto satirico francese “Le crapouillot” datato qualche anno prima (1931) e nel leggerlo si fermerà su una frase che riguarda il trattato di Versailles: «Ci state obbligando a preferire un terrore senza fine ad una fine senza terrore!» La traduzione tedesca (“Schrecken ohne Ende”) a fianco del testo francese la colpisce tantissimo perché le sembra incorporare esattamente il suo senso della guerra: qualcosa da cui di fatto non ci si libera davvero mai, perché non si vince mai davvero in guerra. Le due parole “ohne Ende” (senza fine) le sembrano così illuminanti e soprattutto le indicano la via: le parole. Come scrittrice Lucy riscopre le sue armi migliori e, di concerto con Suzanne, comincerà a scriverle come scarabocchi un po’ ovunque.  

Dopo i primi tentativi, la campagna antinazista delle due artiste si catalizza attorno alla figura immaginaria di un frustrato soldato tedesco, anonimo, senza nome, che le due donne scelgono di chiamare “Soldat ohne Name”, perché il ripetersi della parola “ohne” restasse una sorta di marchio autoriale di tutto quando diffondevano.

Nella creazione di questo personaggio si riconoscono in pieno tutte le caratteristiche dell’arte di Claude e Suzanne: impersonificare, seppure tramite degli scritti, un’altra persona, di sesso opposto secondo la loro tipica linea gender fluid. 

Collage, testi, disegni: tutto quanto le due donne sapevano già sapientemente utilizzare.

Gender Fluid, camouflage, collage, ironia: tutta l’arte di Claude Cahun e Marcel Moore per la resistenza.

Dal libro “Paper Bullets”, di Jeffrey H. Jackson – Algonquin Books of Chapel Hill
Dal libro “Paper Bullets”, di Jeffrey H. Jackson – Algonquin Books of Chapel Hill

La genialità della loro azione di propaganda stava tutta nel tentare di raggiungere i soldati tedeschi, piuttosto che i civili inglesi: i loro messaggi mirano a indebolire il morale dei tedeschi, ad incrinare le loro certezze per spingerli all’ammutinamento. Esclamazioni, domande, ironiche provocazioni (al limite della derisione) che sembrano scritte da un tedesco verso un tedesco (nella loro lingua, tra l’altro, perché Suzanne la conosceva), per renderlo consapevole della durezza della guerra, per farlo pensare ai famigliari lasciati a casa, ai sacrifici e ai pericoli corsi in nome e per conto di Hitler, indurlo a credere che le missioni tedesche stessero fallendo. 

Paradossalmente, contro il nemico le due donne scelsero l’empatia per combatterlo, diventando uno di loro. Nel tentativo di liberare l’isola dai nazisti, si proponevano in fondo anche di redimere il nemico.

Dal libro “Paper Bullets”, di Jeffrey H. Jackson – Algonquin Books of Chapel Hill

Queste parole di Lucy all’amica Vera (dopo la conversione di quest’ultima al cattolcesimo) incarnano in pieno i principi morali che l’hanno guidata nella lotta di resistenza insieme alla compagna, durante la guerra: «Ho cercato di fare la mia parte, ma non potete chiamarmi cristiano. Non credo nella virtù dei capri espiatori. Non credo nella redenzione per procura. Ci sono stati milioni di Cristi. Dovrebbero essercene di più. Ma se Cristo è troppo, Gesù non è abbastanza. Che sia ancora attuale. Che il suo spirito di rivolta contro l’oppressione dei poveri e dei deboli, il suo amore per la gioia e la libertà, il suo potere di creare fraternità, di rinascere, di aumentare e moltiplicarsi. Lasciate vivere Gesù. Difendetelo contro i sommi sacerdoti. L’umanità dipende dall’uomo, da ciascuno e da tutti.»

Curioso che le opere che più famose delle due artiste, le fotografie fatte a Parigi, erano in origine destinate a rimanere private e per gli amici, mentre i volantini di guerra erano nati proprio per essere diffusi tra le persone, tra i tedeschi. Per questo crediamo che raccontarvi questa loro storia di resistenza antinazista sia di grande rilevanza storica ed artistica per conoscere due figure chiave che meritano molta attenzione ed anche una corretta lettura e rilettura.

Nel 1944 le donne vengono catturate ed imprigionate; il tentativo di suicidio già premeditato nel caso di cattura e messo in atto da entrambe nelle rispettive celle non riesce né all’una, né all’altra e debbono perciò passare per il lungo e provante processo che le condannerà al fine alla morte.

Destino ha voluto che scampassero all’esecuzione, peraltro rinviata una volta e poi cancellata nel Febbraio del 1945, a pochi mesi della liberazione dell’isola, nel Maggio dello stesso anno.

Dal libro “Paper Bullets”, di Jeffrey H. Jackson – Algonquin Books of Chapel Hill

Luisa Raimondi

Se masticate l’inglese potete leggere e appassionarvi alla storia di resistenza antinazista di Claude Cahun e Marcel Moore nel libro “Paper Bullets”, di Jeffrey H. Jackson – Algonquin Books of Chapel Hill, che vi consigliamo vivamente.

Il sito del Jersey Heritage per accedere alle opere di Cahun e Moore: Jersey Heritage.org