Blue: lampi nel buio delle umane coscienze. Reportage dagli allevamenti intensivi.

Ricorderemo questa terribile emergenza sanitaria per diverso tempo. L’ansia, la paura, la preoccupazione dimostrano la nostra fragilità come individui e come società. L’auspicio degli animi più sensibili è quello che la cicatrice che ci rimarrà addosso possa servire per scuotere le coscienze di ogni persona. Non siamo padroni di nulla e la natura ce lo dimostra in modo drastico.

Tra i primi impegni di ognuno, dovrebbe trovare spazio una seria riflessione sul consumo di carne, latte e uova. Dati recenti raccontano la gravità del problema a livello globale: quelli elencati sono solo una breve lista di numeri preoccupanti, raccolti da una associazione che si batte da tempo per promuovere un sistema alimentare che metta fine allo sfruttamento degli animali e sia più sostenibile per il pianeta, essereanimali.org.

La FAO stima che il 18% delle emissioni è costituito dai gas derivanti dagli allevamenti intensivi.
Alcuni studi valutano in 2,5 miliardi di ettari, circa la metà di tutta la superficie agricola del mondo, il totale dei terreni agricoli usati per l’allevamento (pascolo e coltivazioni destinate al mangime).
Sempre secondo la FAO il 26% delle terre emerse, quasi un quarto della superficie del pianeta non ricoperto dalle acque, è destinato agli allevamenti, alle coltivazioni di mangimi e agli impianti di trasformazione e confezionamento.
Inoltre la distruzione degli habitat a favore di allevamenti o coltivazioni per mangimi, sono tra le principali cause della riduzione della fauna originaria. Ben il 60% di tutti i mammiferi esistenti sono suini e bovini, il 36% da esseri umani e solo il 4% da animali selvatici. Il 70% degli uccelli del pianeta è rappresentato dal pollame allevato e solo il 30% da animali selvatici.
La medicina da tempo avverte il problema della resistenza ai farmaci da parte degli animali da allevamento. Tanto più utilizzati, tanto più gli agenti patogeni si evolvono per resistergli. È necessario limitare l’uso degli antibiotici, ma la maggior parte viene utilizzata proprio negli allevamenti intensivi. In Italia si arriva al 70% sul totale venduto. La conseguenza è la trasmissione dagli animali all’uomo di molti virus, come è occorso purtroppo in questo difficile momento.

È proprio grazie ad essereanimali.org che due giovani talentuosi fotografi, Luca Santini (1992) e Matteo Natalucci (1993), hanno trovato una valida assistenza per il loro progetto. Il risultato è un reportage ruvido e brutale, di documentazione e denuncia, sulle condizioni di più di venti allevamenti intensivi di animali dell’Emilia Romagna.

I due fotografi incrociano le loro vite alla “Scuola Romana di Fotografia e Cinema”, dove formano la loro visione fotografica e stringono una forte amicizia. Quanto è stata importante la formazione alla Scuola Romana di Fotografia come percorso individuale, e quanto è stata decisiva nel convergere nei vostri progetti comuni?

Il periodo alla “Scuola Romana di Fotografia e Cinema “è stato molto importante, catapultando entrambi in quello che sarebbe stato un primo assaggio del mondo della fotografia. Il progetto è nato proprio nel bel mezzo del nostro percorso durante il Master, quindi ci sentiamo di dire che è stato più che fondamentale. Probabilmente nessuno dei due si sarebbe imbarcato in un progetto come questo se non avessimo avuto modo di incontrarci a livello umano e fotografico, scoprendo di avere lo stesso tipo di sensibilità verso determinate  tematiche.

L’interno di un’allevamento di tacchini. Maggio 2017. © Matteo Natalucci – Luca Santini/Contrasto

La relazione fra alimentazione ed ambiente riguarda ognuno di noi. La decisione di affrontare un tema così delicato e attuale, in sinergia fra di voi, è un atto politico a cui ormai ognuno non può sottrarsi. Quale la genesi e lo sviluppo del vostro progetto Blue e il significato del nome?

Pensando fin da subito che sarebbe stato interessante e soprattutto importante approcciare fotograficamente un macro tema come questo, abbiamo scavato e sviscerato l’intero sistema, focalizzandoci poi, sulle fondamenta che reggono l’intero meccanismo. Il lavoro è frutto di svariate collaborazioni. Prima di tutte quella con Essere Animali, che è stata fondamentale per la raccolta delle immagini, ma anche per farci immergere completamente in questa delicata tematica che ha svariate sfaccettature.
Il titolo “Blue” non è casuale, ma è frutto di una serie di combinazioni, quali: lo stato di tristezza che gli inglesi definiscono “feeling blue”, sia al termine francese con cui viene indicata una cottura della carne molto più che al sangue.

I vitelli vengono allontanati dalla madre dopo appena 24 ore dalla nascita, vengono messi in box a parte per evitare che bevano il suo latte. Aprile 2017. © Matteo Natalucci – Luca Santini/Contrasto

Le fotografie di Blue sono dirette, crude, sature, asciugate da ogni orpello. Il flash irrompe nel buio delle nostre coscienze e colpisce allo stomaco. Linguaggio fotografico funzionale al messaggio e necessità provocare disagio alla vista, insieme sono necessari a risvegliare le nostre sensibilità?

Essendo un tema forte la scelta è stata quella come dici tu di usare un linguaggio che seguisse la stessa linea, sfruttando l’uso del flash, nel modo più spietato e crudele possibile, abbiamo voluto restituire un ambiente crudo ed estremamente saturo che arrivasse con forza allo spettatore. Mostriamo questo spaccato quotidiano che riguarda tutti anche se indirettamente, perché siamo fortemente convinti del fatto che bisogna avere una consapevolezza e rispetto maggiore riguardo a quello che mettiamo nel nostro piatto.

Una ventola esterna di un allevamento di polli da carne. L’aria dentro e fuori questi posti è irrespirabile. Gennaio 2017. © Matteo Natalucci – Luca Santini/Contrasto

A livello personale è servito anche a voi questo percorso? Siete persone diverse rispetto alla partenza? Avete maturato una consapevolezza maggiore?

Sicuramente da quando ci siamo interessati all’argomento abbiamo sviluppato un pensiero critico al riguardo, ponendoci le varie domande che ne conseguono. Ad oggi siamo arrivati ad un consumo decisamente più modesto e consapevole, rispettando quanto più possibile il prodotto ed evitando di alimentare questo sistema che è insostenibile. Quindi si, probabilmente pensiamo di essere cambiati rispetto a quando abbiamo iniziato il progetto.

Per entrambi ci sono delle situazioni o delle immagini che vi hanno segnato più di altre?

Probabilmente quello che ci ha più impressionato è la grandissima quanti di animali stipati all’interno dei capannoni. In particolar modo la percezione distorta che hanno le persone di questi “non luoghi”, in pochi si rendono davvero conto del numero effettivo di animali presenti. Per assurdo infatti in alcune province italiane ci sono più maiali che persone. Inoltre per noi è allarmante il fatto che siamo stati  completamente disabituati a collegare il pezzo di carne ad un essere vivente, come se fossero due entità separate tra loro.

Galline ovaiole in un allevamento a terra. Gennaio 2017. © Matteo Natalucci – Luca Santini/Contrasto

Avete avviato e portato a termine con successo una campagna di crowdfunding su Produzioni dal Basso per stampare e distribuire un Tabloid di dimensioni importanti del vostro progetto Blue. Avete ricevuto collaborazione dall’ottima Door per la progettazione e il supporto con un testo di Wu Ming 2. Potete raccontarci come hanno funzionato questi ingranaggi insieme e del motivo della scelta del formato?

Il progetto è stato sviluppato e seguito fin dalla sua fase embrionale insieme a “door”, ma l’idea di dargli la forma finale di libro fotografico è arrivata solamente in un secondo momento. Essendo le immagini abbastanza dirette e senza troppi fronzoli, fin da subito ci è sembrata l’idea di un Tabloid molto grande, il vestito migliore per questo lavoro. Permettendo infatti di immergersi completamente all’interno delle immagini, consente allo spettatore, in un certo senso di diventare testimone diretto. Infine l’interesse dello scrittore Wu Ming 2 nel nostro lavoro, chiude alla perfezione il cerchio da noi aperto qualche anno fa, arricchendo ulteriormente il libro con la sua penna.

In passato Blue ha fatto la sua apparizione sul magazine P3 del quotidiano portoghese Público e hanno ricevuto la menzione d’onore all’Umbria World Fest 2018. Quali sono i vostri auspici riguardo la diffusione di Blue dopo la sua pubblicazione?

Essendo una tematica che volente o nolente tocca tutti, l’idea ovviamente è quella di far arrivare il nostro lavoro a più persone possibili, cercando di mostrare ai più quello che non si vede o non si vuol vedere. Comunque crediamo che una volta che il libro sarà nel mercato, prenderà vita propria e seguirà una sua strada, qualunque essa sia, noi ne saremo comunque soddisfatti.

Una scrofa in fase di gestazione. Novembre 2016. © Matteo Natalucci – Luca Santini/Contrasto

Credete che ancora oggi la fotografia possa essere custode e veicolo di messaggi e testimonianze importanti?

La fotografia non ha mai cambiato e forse mai cambierà il mondo, però nel nostro piccolo speriamo di poter riuscire ad instillare una nuova sensibilità nelle persone a cui riusciremo ad arrivare. Quindi in sintesi si, crediamo che la fotografia possa ancora essere testimone e custode di messaggi importanti, che anche se non avranno effetto immediato c’è sempre la speranza di aver seminato qualcosa che possa germogliare in futuro.

Mirko Bonfanti

Progetto Blue – Produzioni dal Basso
https://www.produzionidalbasso.com/project/blue-1/

Luca Santini
santiniluca.com/
instagram.com/_lucasantini

Matteo Natalucci
cargocollective.com/NatalucciMatteo
instagram.com/matnatalucci