La verità dietro i recenti licenziamenti alla Pixar: la crisi creativa dopo l’acquisizione Disney

I recenti licenziamenti del 14% della forza lavoro alla Pixar Animation Studios non sono solo il risultato di una strategia sui contenuti streaming mal gestita durante la pandemia. Il vero problema sembra essere una crisi creativa che attanaglia lo studio d’animazione da quando è stato acquisito dalla Disney nel 2006.

Dopo aver rivoluzionato l’animazione digitale con capolavori come Toy Story, Monsters & Co., Gli Incredibili e Wall-e, la Pixar fatica ormai da anni a produrre nuovi film davvero innovativi e in grado di replicare i successi del passato. Nell’era Disney, le poche eccezioni sono state Up (2009), Inside Out (2015) e Coco (2017).

Il grafico sopra evidenzia, prendendo come parametro i voti espressi su IMDB, come creativamente la Pixar stia creando film che piacciono sempre di meno. Spiace che “Luca”, ambientato nelle nostre Cinque Terre sia l’inizio della discesa ma il film era per quanto carino, non all’altezza di alcuni film precedentemente realizzati. “Cars 2” era ed è sinceramente osceno; ma siamo nel periodo storico dei remake e seguiti, e a parte alcuni remake riuscitissimi, gli altri sono molto meno interessanti dell’originale.

La maggior parte delle recenti uscite Pixar, da Brave (2012) a Il Viaggio di Arlo (2015) fino ai più recenti Onward (2020) e Red (2022), hanno deluso sia la critica che il boxoffice, nonostante l’enorme dispiego di risorse tecniche e l’abilità artigianale fuori discussione dello studio.

Il grafico mostra il tracollo di incassi avvenuto con “Onward” e continuato con i film successivi. Quasi come se anche il pubblico non sia più interessato a quella tipologia di storie.

Alcuni analisti ritengono che l’integrazione nella multinazionale Disney abbia finito per soffocare la libertà creativa e lo spirito innovativo che hanno reso grandi i classici Pixar. Molti indicano l’affidamento agli algoritmi e l’oppressivo controllo su sceneggiatori e registi la causa principale. Altri osservatori ritengono che lo studio stia semplicemente esaurendo le idee originali dopo un ventennio di dominio nell’animazione.

Qualunque sia la causa, la perdita di slancio creativo della Pixar si riflette nei risultati deludenti degli ultimi anni, peggiorati dalle scelte sbagliate di distribuzione durante la pandemia. Una situazione che ha portato la Disney a ricentrare lo studio sull’attività tradizionale dei lungometraggi per il cinema.

Intanto la Casa di Topolino affronta enormi difficoltà anche sugli altri franchise Marvel e Star Wars, un altro segnale che il modello creativo della nuova era streaming della Disney necessita una profonda revisione. La decisione di Bob Iger di tagliare le spese e puntare sulla redditività di Disney+ è una risposta debole che non basterà da sola a risolvere i problemi creativi nei vari rami dell’impero dell’intrattenimento.