Le recenti dichiarazioni di star a livello mondiale come Lupita Nyong’o e Cillian Murphy hanno portato alla ribalta un problema ricorrente nel mondo dell’intrattenimento contemporaneo: gli intervistatori tendono quasi sempre a fare le stesse domande banali e superficiali agli attori durante i tour promozionali. Questo “circolo vizioso” di domande ripetitive può risultare frustrante sia per gli intervistati che per i lettori.
Nonostante gli attori siano professionisti chiamati a promuovere i loro lavori, dover rispondere alle stesse domande su sé stessi e sui loro ruoli in ogni singola intervista può diventare una “tortura”, come ha affermato la stessa Nyong’o. Non solo questo rende le interviste poco stimolanti ma impedisce anche agli attori di approfondire aspetti più interessanti e sostanziali dei loro progetti, capacità e professionalità.
Per risolvere questo problema, gli intervistatori dovrebbero impegnarsi a fare ricerche più approfondite sui film e sugli attori, in modo da porre domande più mirate e stimolanti. Invece di chiedere gli stessi aneddoti sulla lavorazione già sentiti altrove, si potrebbe esplorare il significato più profondo del film, le sfide affrontate dagli attori o gli aspetti tecnici della produzione.
Ad esempio, si potrebbero porre domande molto tecniche sulle scelte di regia, la fotografia, il montaggio o gli effetti speciali del film. Agli attori si potrebbe chiedere di metodo attoriale usato, scene difficili affrontate e come sono state risolte, blocchi e reazioni. Questo tipo di approfondimento non solo renderebbe le interviste più interessanti, ma fornirebbe anche ai lettori e agli spettatori una maggiore comprensione dell’artigianalità e della maestria che stanno dietro alla realizzazione di un’opera cinematografica. Aiutando a far cultura cinematografica e facendo percepire, nel medio-lungo periodo, il reale valore di un film rispetto ad altri.
Gli intervistatori potrebbero fare domande che mettano in relazione il nuovo film con classici del passato, dimostrando la loro cultura cinematografica e insegnando al pubblico a cogliere i riferimenti e le influenze. Chiedere agli attori di confrontare le loro esperienze con quelle di colleghi di epoche precedenti, attori di riferimento, potrebbe portare a riflessioni stimolanti e a un apprezzamento più profondo dell’arte cinematografica nella sua interezza.
Si potrebbero anche fare interviste meno accondiscendenti cercando di capire perché secondo un intervistatore una scena risulti meno riuscita e confrontandosi in merito con un attore. Non in un modo distruttivo ma costruttivo.
Invece di ripetere le solite domande di rito, gli intervistatori potrebbero trarre ispirazione dalle domande più interessanti poste in precedenti interviste, evitando di coprire nuovamente terreno già ampiamente esplorato. In questo modo, si potrebbero ottenere prospettive fresche e approfondite dagli attori, rendendo le interviste più coinvolgenti per il pubblico.
In conclusione è giunto il momento di rompere questo circolo vizioso di domande banali e superficiali. Adottando un approccio più creativo, informato e culturalmente ricco, gli intervistatori possono trasformare le interviste in vere e proprie conversazioni stimolanti, che offrano uno sguardo autentico sul mondo del cinema e sui suoi protagonisti, educando al contempo il pubblico ad apprezzare appieno la ricchezza di questo meraviglioso mezzo d’espressione artistica.