Istanbul. Un reportage di Alessandro Vargiu

Discorsi Fotografici ha il piacere di ospitare nuovamente un reportage di Alessandro Vargiu, che questa volta ci porta nella capitale della Turchia…

DF: Prima di partire ti sei documentato fotograficamente?

AV: Non particolarmente, amo farmi stupire dal luogo che voglio visitare senza crearmi troppe immagini mentali nè preconcetti. Ho letto, poco prima della partenza, il libro “Istanbul” di Pamuk e letto su wikipedia le caratteristiche della città, tutto qui!

DF: Che attrezzatura hai portato con te?

AV: Ho preferito rimanere leggero, ho portato con me una Nikon D300 con un Sigma 10-20mm e un 50mm 1.8 Nikon, ho utilizzato prevalentemente il 10-20 Sigma che col suo taglio grandangolare ma vario mi ha consentito di “rubare” molte immagini senza essere notato. Il 50mm è stato molto utile per le fotografie serali, grazie alla sua luminosità.

DF: Quali soggetti hai fotografato più frequentemente?

AV: Le persone, il costume, la vita. Istanbul è una città varia, dove la gente si mescola in una meravigliosa diversità, la fotografia che ritrae le tre donne per me rappresenta visivamente questa caratteristica della città.
Generalmente amo le persone e cerco sempre di inserire la figura umana in ogni scatto, per questo adoro Mccurry e non Basilico.

DF: Hai sperimentato particolari difficoltà?

AV: Sì, riuscire a capire qualcosa nelle scritte in turco e sfuggire ad un tentativo di rapina di alcuni ragazzini, nel primo caso non ho avuto successo mentre nel secondo sì.

DF: Se dovessi avere l’occasione di tornare negli stessi luoghi cosa fotograferesti ancora?

AV: Vorrei entrare nelle case, vedere e cogliere il ghetto curdo di Istanbul dal suo cuore, le case degli abitanti, l’arredamento, l’atmosfera.

DF: Che cosa non sei riuscito a fotografare e avresti voluto?

AV: Le attività casalinghe, il lavoro, mi sarebbe piaciuto entrare nella vita delle persone che ho incontrato per conoscerle meglio.

DF: Hai trovato la forza di spegnere la fotocamera e goderti il viaggio ogni tanto?

AV: Spesso, credo che sia fondamentale sapere quando è il caso
di fotografare e quando è meglio vivere un momento. Ci sono momenti, pensieri ed emozioni che non possono essere tradotti in nessun altro linguaggio, vanno semplicemente vissuti. Spegnere la fotocamera è importante per la fotografia stessa, trovo utili le pause per caricare nuovamente le batterie, per desiderare nuovamente l’emozione dello scatto.

DF: Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso?

AV: Consiglierei di perdersi per la città, di portare il minimo indispensabile poiché Istanbul è una città gigante, muoversi all’interno di essa è difficile e stancante, quindi poche cose, quelle giuste e tanta voglia di scoprire gli angoli nascosti di questa “new york” del mediterraneo.

DF: Al di là dell’aspetto puramente legato alla fotografia, hai qualcosa da aggiungere riguardo questa esperienza?

AV: E’ facile perdersi ad Istanbul ed è difficile cogliere l’anima di questa splendida città. Ho scattato fotografie più interessanti appena mi sono allontanato dalle zone turistiche della città, consiglierei di cercare la città vera, dove le persone si affollano nella strada seduti sui
marciapiedi rovinati, giocando a tabla e bevendo un thè, dove i bambini sono affascinati dalla fotocamera e ti chiedono di essere fotografati, dove i ragazzi hanno volti di adulti e dove il tempo sembra essersi fermato.

Discorsi Fotografici ringrazia Alessandro Vargiu, invita tutti a visitare il suo sito e si augura vivamente di ricevere al più presto altri suoi contributi da condividere con i lettori.