Domenica 19 marzo 2023, presso la Sala conferenze del Museo del Tessile di Busto Arsizio ha inaugurato l’undicesima edizione del Festival Fotografico Europeo (qui il programma), curata da Claudio Argentiero, presidente dell’Archivio Fotografico Italiani (Afi). La rassegna, che terminerà nel mese di maggio, è dedicata alla fotografia moderna e contemporanea e fonda le sue radici in un dialogo proficuo tra fotografi provenienti da tutto il mondo, i cui lavori si snodano tra linguaggio espressivo, ricerca sociale e memoria. Il Festival, i cui eventi sono ospitati in diverse sedi della Valle Olona (Busto Arsizio, Legnano, Castellanza, Castiglione Olona, Aeroporto di Milano Malpensa), è arricchito dalla numerosa offerta di attività: mostre, conferenze, proiezioni, presentazioni di libri fotografici; tutte con lo scopo di approfondire l’evoluzione del linguaggio visivo e presentare al pubblico le aspirazioni, i linguaggi e l’inventiva di artisti con differenti peculiarità stilistiche.
È in questa ricca cornice di eventi che il comitato organizzativo del Festival ha consegnato il Premio alla carriera a Franco Zecchin, “impegnato ad esplorare la relazione tra il territorio e il sociale, demiurgo della fotografia, strumento che usa con immediatezza comunicativa capace di parlare alla coscienza umana, senza filtri”, come ha ben sottolineato Argentiero. Zecchin, nel discorso di accettazione del premio, ci regala un prezioso messaggio rivolto in particolare ai giovani fotografi, ma in generale a tutti coloro che intendono guardare alla realtà in maniera etica e appassionata. Recita, infatti:
«La fotografia è un mezzo per conoscere sé stessi e un modo per rapportarsi al mondo che ci circonda. Le immagini in esposizione nelle varie stanze del festival testimoniano come la fotografia possa essere utilizzata per indagare i diversi aspetti della realtà contemporanea, da un punto di vista sociale ed ecologico. Ciò implica l’intenzione di costruire un pensiero critico, capace di influenzare, promuovere un cambiamento per una società più giusta e egualitaria».


Zecchin, dopo aver consigliato di rifuggire la pratica autoreferenziale e narcisistica, ricorda l’importanza della collaborazione tra artisti, indispensabile, insieme al mantenimento di una posizione di onestà e rispetto nei confronti delle situazioni e degli altri, nella lotta per affermare e difendere l’autorialità della propria produzione. Infine, a conclusione del discorso, sottolinea il ruolo chiave che riveste l’archivio per un fotografo, nella vita professionale come in quella privata. È infatti dallo spazio – fisico e psicologico – dell’archivio che la memoria si fa materia:
«L’immagine produce memoria, e la memoria evoca un’immagine. Le nostre foto possono partecipare alla costruzione di una coscienza di una memoria collettiva in opposizione alla pratica dell’oblio. Da qui l’importanza dell’organizzazione dell’archivio secondo una tassonomia conforme a una realtà e a una nostra interpretazione della stessa».

È proprio dall’archivio personale di Franco Zecchin che arriva la selezione di fotografie presenti alla mostra LETIZIA. Letizia Battaglia nelle foto di Franco Zecchin, visitabile nelle sale di Palazzo Cicogna (Busto Arsizio) fino al 23 aprile. I ritratti di Letizia vogliono essere, secondo le parole del fotografo: «un omaggio alla sua persona».
In concomitanza della mostra Zecchin ha pubblicato, per i tipi di Postcart, Letizia, un piccolo grande libro che raccoglie quarantatré fotografie, alcune delle quali esposte, in cui trapela il forte legame che ha unito per più di quindici anni i due fotografi, e di cui Franco ha voluto evidenziare la complementarietà degli sguardi.


Nel tentativo di restituire l’immagine di una Letizia più umana, gli scatti scelti coniugano la sua attività sociale di militante prima, politica poi, alla quotidianità della persona appassionata e piena di vita che è sempre stata. Coprendo un arco temporale che va dalla metà degli anni Settanta agli inizi degli anni Novanta, le immagini ripercorrono momenti di vita pubblica e privata che Franco ha condiviso con Letizia da quando, nel 1975, da Milano si trasferisce a Palermo: la bellezza e la vitalità del teatro, della musica, delle attività all’ospedale psichiatrico, delle amicizie (in molte fotografie compare insieme all’amico e fotografo Josef Koudelka), ma anche la violenza di un territorio difficile – quello siciliano -, dilaniato dalla mafia e dalle difficili condizioni sociali. Ricorda Roberto Andò nella prefazione al testo:
«C’è una foto, credo che cronologicamente sia la più lontana nel tempo tra quelle scelte da Franco, in cui letizia è rannicchiata sulle sue gambe davanti a un morto ammazzato, con intorno poliziotti, curiosi, altri fotografi. Il suo volto bellissimo sembra addolorato, malinconico. Si capisce che i suoi pensieri in quel momento stanno cercando un senso in ciò che vede, interrogando quel luogo assurdo che ospita un omicidio. È una foto straordinaria perché riesce a catturare e mettere in scena l’atteggiamento (morale) di Letizia sul suo mestiere. Il mettere sempre avanti, a ogni costo, l’essere persona sull’essere fotografa».

In questo sentito e sincero inno alla vita di una grande persona e di una appassionata professionista, Franco Zecchin dà prova che la fotografia è necessariamente pratica condivisa, ed è per questo che nei ritratti presentati, entrambi gli sguardi – quello di Franco e quello di Letizia – sono così perfettamente riconoscibili. Quello dell’una non si dissolve in quello dell’altro, ma convivono nel racconto di un rapporto eterno.
Luna Protasoni
LETIZIA. Letizia Battaglia nelle foto di Franco Zecchin
Palazzo Cicogna – Busto Arsizio (VA)
Dal 19 marzo al 23 aprile 2023
A cura di Claudio Argentiero
Franco Zecchin
Letizia
con la prefazione di Roberto Andò
italiano/inglese
12 x 17 cm, 88 pagine
Postcart Edizioni, 2023
postcart.com