In un libro molto interessante, in italiano tradotto con il titolo la dignità ai tempi di internet, sebbene nell’originale inglese è Who Owns the Future, a chi appartiene il futuro; Jaron Lanier, importantissimo ricercatore nel campo della realtà virtuale, considerato dalla rivista Time come uno delle cento persone più influenti dei nostri tempi, scrive:
“…l’azienda fotografica Kodak impiegava più di 140mila persone e valeva 28 miliardi di dollari. Inventarono persino la prima macchina fotografica digitale. Ma oggi la Kodak è fallita, e il nuovo protagonista della fotografia digitale è diventato Instagram. Quando Instagram è stato venduto a Facebook per un miliardo di dollari, nel 2012, impiegava solo tredici persone.”
Una cosa analoga sarebbe accaduta anche alla Fujifilm se, nel momento in cui si è affermata la fotografia digitale, non avesse rimesso in discussione il proprio business, trasferendo la propria produzione dalla fotografia analogia a quella digitale. È stato certamente un percorso complicato che, nel costringere Fujifilm ha ricostruire una attività produttiva da zero, ha anche permesso gradualmente di imporre il suo nome, fino a diventare un punto di riferimento.
L’aspetto più interessante di questa strategia è stato quello di riutilizzare quasi per intero il design che aveva caratterizzato le storiche fotocamere analogiche, aggiornandole ai nuovi sistemi digitali, senza cedere alla tentazione di disconoscere il passato, in un calcolo tutto commerciale, per abbracciare la nuova euforia tecnologica. La prima scommessa, che ha permesso di avviare un percorso dall’esito positivo, è stata la fotocamera a ottica fissa X100, il cui successo si è consumato immediatamente, con giudizi favorevoli tanto dalla critica, quanto dagli utenti.
In questo clima di ottimismo, Fujifilm ha iniziato a differenziare la propria offerta, fatta essenzialmente di tre modelli: uno per la fotografia veloce, la serie X-T; uno per quella più lenta, più ragionata, la serie X-Pro; infine quello a ottica fissa, per esaltare la fotografia da strada, la serie X100.
Il processo produttivo è stato semplificato, sia per ragioni progettuali, che di costi, puntando tutto sul segmento APS-C e realizzando ottiche, cosa unica ancora oggi, dedicate esclusivamente alle dimensioni di questi sensori. I vantaggi di tale scelta si sono materializzati presto perché, in meno di dieci anni, Fujifilm è diventata leader, scalzando brand più blasonati.
Con una strategia commerciale degna delle migliori accademie economiche, ha prima allontanato le proprie fotocamere dai riflettori dei saloni, dove è impossibile apprezzare un prodotto, se non visivamente, per metterle nelle mani delle persone, gli X-tour; per poi introdurre, per la prima volta, la formula dei cash-back, ormai imitata da tutti i competitor, con la quale ha iniziato a sedurre, riuscendoci, i fotografi.
Il successo passa anche attraverso una filosofia che non penalizza i modelli precedenti, per cui l’evoluzione aggiunge, ma non toglie; soprattutto, nel processo di digitalizzazione della propria linea produttiva, Fujifilm è riuscita a portare anche le pellicole. Oggi chi fotografa con una fotocamera Fujifilm, oltre a beneficiare di una fotocamera dalla linea analogica, può anche usare le storiche Velvia o Acros, e via dicendo, cioè una opzione che nessun altro brand può offrire.
La scelta di concentrarsi sui sensori APS-C è stata dunque vincente, forse in parte poco compresa dai puristi del 35mm, ma certamente ha permesso di ottenere risultati qualitativamente eccellenti, come decretato dal mercato, a costi più contenuti: una sola linea di fotocamere, una di obbiettivi.
Al contrario, i competitor hanno preferito concentrare la produzione sui sensori full frame, tanto che, al 2019, ben quattro brand, o forse più, si contendono il mercato e lo fanno spingendo al limite le risoluzioni, con tutti i problemi che questo comporta. Il primo è certamente quello del prezzo, perché, per sfruttare a pieno la potenza del sensore, è necessario abbinare una lente di qualità eccellente, il cui costo non è proprio accessibile, tutt’altro, perché in base all’offerta attuale, mediamente un kit costa oltre 5000 euro. Tutt’al più, si può risparmiare un migliaio di euro acquistando una versione del corpo macchina con un numero di caratteristiche limitato.
Fujifilm, al contrario, ha deciso di investire nel medio formato o come da lei stessa definita Super Full Frame. Le ragioni sono facilmente comprensibili. Dovendo creare ex novo un nuovo segmento, anziché puntare sul 35mm, insostenibile, perché i costi sarebbero stati più alti dei benefici, ha preferito sviluppare una fotocamera accessibile in termini di prezzo, con alcuni limiti, ma convincente.
La prima medio formato messa in commercio è stata, dunque, la GFX 50S. Corpo macchina non proprio compatto, tutt’altro, adatta a una fotografia da studio, ha dalla sua il prezzo e una qualità di immagine che non tradisce le aspettative. In due anni Fujifilm è riuscita a convincere molti fotografi, in base a quanto dichiarato da loro stessi, più amatori che porofessionisti. Un successo commerciale che ha spinto la casa giapponese ha proporre una nuova medio formato, dalle caratteristiche tecniche simili alla GFX 50S, ma con un design notevolmente rivisitato: la GFX 50R.
I punti in comune sono facilmente riassumibili: sensore CMOS da 51.4 MP grande 44x33mm; intervallo ISO compreso tra 100 e 12800, estendibile verso il basso a 50, verso l’alto a 102400; processore di immagine X Processor Pro; sistema di messa a fuoco automatico a contrasto fino a 425 punti; raffica da 3fps; 1/4000 velocità dell’otturatore meccanico, 1/16000 per quello elettronico; display LCD posteriore da 2,360k di punti, touch e snodabile; simulazione delle pellicole; possibilità di registrare video in Full HD fino a 30p; doppio slot SD Card (UHS-II); batteria da 400 immagini per carica; corpo macchina resistente alla polvere e all’acqua, cioè tropicalizzato. La grande differenza è sostanzialmente nel corpo macchina.
La GFX 50R è più larga, 1.3cm, rispetto alla GFX 50S, ma ridotta nella profondità di 2.5cm. Il primo impatto, quando viene presa in mano, è comunque di una fotocamera grande, voluminosa, per quanto non si discosta molto dalle DSLR full frame; utilizzandola, però, la percezione cambia e chi possiede una Fujifilm serie X avrà la sensazione contraria, vale a dire che una T, una Pro o una 100, sono molto piccole. Nel confronto si può apprezzare la miniaturizzazione del segmento APS-C. Cosa che invece sorprende della GFX 50R è il peso 775 grammi con batteria e SD inserite, 145 grammi più leggera della 50S, tanto che al collo sembra di non averla.
Il layout del corpo macchina è stato rivisto. La GFX 50R riprende la forma della storica GW690 e nel confronto interno può essere considerata una X-Pro poco più alta e poco più larga, per via del sensore più grande, eppure può essere utilizzata con una sola mano con determinate lenti. Due ghiere, una per i tempi, l’altra per la compensazione dell’esposizione, mentre per la ISO la soluzione adottata è quella di un selettore posto intorno al bottone di scatto, appena viene ruotata sullo schermo o nel mirino compaiono i valori selezionabili. Non mancano i bottoni programmabili, né il joystick, mentre per ragioni di impugnatura sono state eliminate le frecce direzionali, sostituite con le gesture sul display touch, una soluzione poco pratica perché costringe a fermarsi durante una sessione di scatto per impostare, ad esempio, una specifica pellicola.
La fotocamera si accende velocemente e, analogamente, il sistema di messa a fuoco gode della stessa caratteristica, oltre a essere preciso anche in situazioni di scarsa luminosità. La mancanza del phase detection per l’AF impedisce di sfruttare la macchina per la fotografia sportiva, ma non influisce negativamente nell’utilizzo che va dallo still life alla street photography.
La qualità dell’immagine è quella già apprezzata sulla GFX 50S, quindi un file raw che dà grande soddisfazione, con un rumore contenuto a alte ISO e la possibilità di recuperare le sottoesposizioni, al limite del buio totale. Il fatto che il sensore sia un CMOS, quindi un Bayer puro, e non goda del famoso X-Trans, impiegato nel segmento APS-C; non compromette la gamma dinamica, che rimane comunque ampia, proprio in virtù delle caratteristiche geometriche del sensore: area più grande, area dei singoli fotodiodi più grande. La dimensione del file raw, 50 mega nella versione compressa, richiede un computer abbastanza potente, soprattutto nelle regolazioni selettive, problema comune a tutti i brand che commercializzano fotocamere con grande risoluzione.
La prova del modello messo a disposizione di Fujifilm Italia, una versione non destinata alla vendita, definito preview, non ha mostrato problematiche. Superato il primo e breve impatto della dimensione, imposta dalla grandezza del sensore, questo per dire che non sarà possibile rimpicciolire la fotocamera; la GFX 50R si porta al collo senza fatica, nel nostro caso con il GF 45mm f/2.8 R WR, anch’esso versione preview, fermava la bilancia a poco più di un chilo e duecento grammi. La leggerezza impressiona. Il corpo macchina è ergonomico, elegante, essenziale, ma la mancanza delle frecce direzionali si fa sentire, non sempre l’alternativa touch è apprezzabile; per il resto l’esperienza di utilizzo rimane positiva, immediata l’esposizione, veloce nel mettere a fuoco, così come la selezione del punto di messa a fuoco, qualche problema di Rolling Shutter con la tendina elettronica in determinate situazioni di luce artificiale; la durata della batteria è in linea con quanto dichiarato, si lavora senza stress; non si discosta affatto dai modelli APS-C, anche il menù operativo è identico.
Ciò pone la domanda a chi è già un utente Fujifilm, diversamente da quanto scritto nell’articolo pubblicato il 27 settembre 2018, all’indomani della presentazione: perché passare al Super Full Frame se già si è soddisfatti della propria fotocamera serie X?
In effetti, la GFX 50R è la risposta commerciale a tutti quelli che chiedevano a Fujifilm una Full Frame e può considerarsi già un modello maturo e affidabile; certamente, anche apprezzando la risoluzione maggiore, la qualità dell’immagine migliore, la possibilità di fare bei ritagli, anche spinti; il dilemma rimane.
Viceversa, allargando lo spettro a chi non possiede una fotocamera APS-C Fujifilm, la GFX 50R è una alternativa da prendere in considerazione. Innanzitutto, perché non ci sono competitor, o meglio, ci sono, ma si trovano a confrontarsi su un segmento che ha raggiunto il limite fisico in termini di risoluzione, a meno che non intervenga l’utilizzo di nuovi materiali; perché i vantaggi offerti dalle dimensioni maggiori, sono dimostrati scientificamente (la fisica non mente) e non sono il semplice frutto creativo di una campagna pubblicitaria; infine, perché il prezzo è assolutamente identico alla soluzione Full Frame di fascia alta.
Poco da dire sul GF 45mm f/2.8 R WR, come il sensore medio formato, anche la qualità delle ottiche aumenta, sempre in virtù della maggiore grandezza. Qualità costruttiva in linea con la filosofia Fujifilm, tanto nel design, quanto nei materiali utilizzati. Rapportato a un sensore 35mm è una focale da 26mm. Non ha mostrato limiti ottici, l’aberrazione cromatica è assente, così come la distorsione geometrica. Grande soddisfazione la ricavano i ritrattisti e i reportagisti che non hanno timore di avvicinarsi al soggetto. La dimensione del kit, che può scoraggiare chi fa street photography, è un punto di forza, sposta l’importanza dalla fotocamera al fotografo. Particolarmente indicata per fotografia di paesaggio, still life e architettonica.
Fujifilm adotta un principio per lo sviluppo delle fotocamere molto apprezzato dai fotografi, quello di aggiungere caratteristiche ai nuovi modelli, di facilitarne l’utilizzo, senza mai pregiudicare quelli precedenti, continuando a fornire supporto, in particolar modo con gli aggiornamenti firmware, anche a distanza di anni. Lo fa con il segmento APS-C, dove la competizione più ferrata costringe a anticipare talvolta le uscite, lo farà con il Super Full Frame, dove è possibile seguire un piano di sviluppo più tranquillo, svincolato dall’ansia della concorrenza.
Federico Emmi
Galleria di esempio. Tutte le immagini sono di Federico Emmi e non possono essere riprodotte senza autorizzazione scritta.
http://magazine.discorsifotografici.it/fujifilm-gfx-50r-la-nuova-frontiera-del-medio-formato/
https://www.fujifilm.eu/it/prodotti/digital-cameras/model/gfx-50r