Gian Butturini, a Bologna una nuova mostra del fotografo

Il 27 Marzo scorso presso lo Studio Cenacchi di Bologna si è inaugurata una nuova mostra online dedicata alla fotografia e al lavoro di Gian Butturini: “From London to free Derry”, in programma sino al 29 Maggio.

L’inaugurazione è potuta avvenire solo online con la presenza di Jacopo Cenacchi, della Galleria omonima che ospita la mostra, Marta e Tiziano Butturini, figli di Gian e fondatori dell’Associazione Gian Butturini,  e Gigliola Foschi che ha curato l’esposizione e che già si era occupata della mostra “London by Gian Butturini” a Milano, presso la Galleria Scoglio di Quarto (qui la diretta della inaugurazione).

La nuova mostra bolognese è per noi valida occasione per portare all’attenzione dei nostri lettori la pregevole fotografia di Gian Butturini e le sue vicende.

Per chi non avesse potuto presenziare alla mostra tenutasi a fine 2020 a Milano, ma anche per chi l’ha potuta vedere, consigliamo la visita a Bologna, poiché non solo si potranno rivedere le foto dal citato lavoro su Londra, ma, da un lato, le si potrà ammirare attraverso una rivisitazione ad opera della curatrice Gigliola Foschi e, dall’altro, sarà possibile conoscere un altro lavoro dell’autore sempre degli anni ’70, “Free Derry” (il lavoro londinese è del 1969, quello dall’Irlanda è del 1972).

Relativamente al primo lavoro la mostra organizzata a Bologna non solo porta le opere di Butturini in una nuova sede, ma relativamente alle fotografie londinesi, si focalizza sul libro che ne è scaturito, che peraltro ha una storia molto particolare.

Il libro di Gian Butturini, edito da Damiani Editori nel 2017, poi ritirato dal mercato

Non si tratta infatti di una semplice raccolta della serie di immagini scattate a Londra, ma di un lavoro innovativo nelle scelte editoriali: scontorni, ingrandimenti sgranati, scritte, accostamenti tra fotografie diverse.

Il libro viene inizialmente pubblicato, in totali 1000 copie (oggi introvabili), nel 1969, ma successivamente (2017) rieditato da Damiani editore grazie all’intervento del fotografo Martin Parr. L’artista inglese, infatti (come descrive nella prefazione della recente edizione) dopo aver trovato una copia del libro presso un mercatino, colpito sia dalle fotografie, che dal lavoro innovativo, contatta la famiglia di Gian Butturini (mancato nel 2006) e porta l’autore in una mostra presso la Barbican Gallery di Londra nel 2016, contribuendo alla nuova edizione del libro l’anno successivo. 

Tra le scelte perspicaci e innovative del fotografo e grafico c’è anche quella di accostare alcune tra le sue immagini, creando dei dittici per rafforzarne il messaggio.

Uno di questi accostamenti riguarda una fotografia che ritrae una donna di colore addetta alla vendita di biglietti in un gabbiotto della metropolitana ed un’altra fotografia che invece ci mostra un gorilla in gabbia.

dal libro di Gian Butturini “London by Gian Butturini”, ed. Damiani. ©Gian Butturini

Una giovane studentessa di antropologia che riceve in regalo questo libro, travisando completamente il messaggio dell’autore, inizia una vera e propria campagna mediatica contro il libro, accusando Martin Parr di razzismo, poiché, a parer suo, la fotografia voleva fare l’equazione “donna di colore=scimmia”. La bagarre è stata talmente forte che la casa editrice ha deciso di ritirare le restanti copie in circolazione della nuova edizione di “London by Gian Butturini” su richiesta dello stesso Parr.

Riproporre dunque in mostra non solo le foto, ma anche le scelte editoriali del fotografo ha proprio lo scopo di schierarsi nel difendere in tutto e per tutto queste scelte. 

Durante l’inaugurazione della mostra, infatti, entrambi i figli hanno lamentato la grande frustrazione derivante dalla scelta di mandare al macero le copie del tanto amato libro paterno. Non soltanto per amore figliale, ma, soprattutto, per amore della verità, della libertà, della giustizia: tutti valori fortemente radicati nell’opera del padre.

Si sono sentiti strumentalizzati: probabilmente l’attacco era rivolto a Parr, nulla aveva a che vedere con Gian e forse neppure con la fotografia, ma poiché mediaticamente è stato diffuso a livello internazionale, per loro è diventata una vera missione la battaglia contro la superficialità che ha portato al ribaltamento totale del senso del dittico in questione e al ritiro dal mercato del libro (fatto di per sé già grave). La loro è dunque una battaglia culturale a difesa dell’educazione alla lettura delle immagini e dei valori trasmessi dal padre, ed intendono promuovere iniziative non solo in Italia, dove hanno già raccolto solidarietà e sostegno, ma soprattutto all’estero.

Nel corso della diretta di inaugurazione arguta è stata l’osservazione di Gigliola Foschi che iscrive l’incresciosa campagna contro il libro e contro Parr nella ricerca a volte abusata oggigiorno del “politically correct”; la difesa portata avanti dalla studentessa di colore travisando il messaggio del fotografo (e, per dirla tutta, senza neppure alcun rispetto dell’autore, completamente ignorato e strumentalizzato) e accusando il fotografo Martin Parr, nasconde infatti la totale chiusura settaria verso l’altro, la mancanza di un confronto. La pressione mediatica è stata forte ma senza alcun vero dibattito, cosa che rende l’accaduto ancora più spiacevole.

Spiace che la querelle sia diventata a tal punto spinosa da aver portato il fotografo inglese a chiedere il ritiro e il macero per il libro promosso con tanto affetto solo qualche anno prima.

Nessun libro dovrebbe finire al macero, tanto meno questo.

Damiani Editore ha infatti donato tutte le copie rimaste all’Associazione Gian Butturini, che per recuperare le spese di spedizione (la maggior parte dagli USA), ma soprattutto per continuare a far vivere l’opera fotografica del padre, a fronte di una donazione minima (si leggano nel sito del libro le cifre), può recapitarvi una preziosa copia del volume, insieme a delle stampe, se gradite.

Al di là della questione che vi abbiamo appena raccontato e che, suo malgrado, è stata anche uno stimolo per riportare Gian Butturini all’attenzione del pubblico, la mostra bolognese è una ghiotta occasione (pur nei limiti imposti dalla pandemia) per conoscere il fotografo e alcune sue opere, fotografiche e grafiche; la mostra è infatti arricchita anche dai fumetti “situazionisti” di Butturini (si vedano sulla pagina dedicata nel  sito della associazione), oltre alle foto di Londra e dell’Irlanda.

Fu proprio dopo aver sperimentato la potenza della fotografia nel raccontare Londra, non certo patinata, ma una Londra delle contraddizioni (che riflette poi nelle scelte stilistiche del libro), che Butturini sceglie di abbandonare la carriera di designer, per mettere la sua arte al servizio della testimonianza, del racconto e della denuncia, sempre in totale empatia con i soggetti che riprende. 

Un atteggiamento che dimostra anche in tutto il progetto che prende avvio dalla Blooday Sunday irlandese: un lavoro, il suo, che non cerca la foto sensazionalistica, ma semmai indaga. I lavori fotografici di Gian Butturini trovano infatti sempre un libro a raccoglierli poiché mirano ad approfondire il tema cui sono rivolti.

Fondamentale per comprendere ancora di più questo autore, a proposito di letture, è il libro “Daiquiri 2.0”, che vi consigliamo vivamente e dal quale la figlia Marta durante la diretta d’inaugurazione della mostra bolognese ha letto qualche stralcio.

Prima di concludere vi segnaliamo il prossimo evento in streaming del 7 Aprile p.v: una diretta per un ulteriore approfondimento sulle numerose tematiche inerenti la mostra: l’importanza della fotografia di reportage negli anni ’70; la tormentata questione dell’Irlanda del Nord (a partire dal diretto riferimento ai fatti tragici legati al Bloody Sunday); le deleterie conseguenze della cancel culture attualmente in forte espansione. Per sviscerare questi argomenti parleranno in diretta Marta e Tiziano Butturini (figli dell’autore), Gigliola Foschi (curatrice della mostra), Laura De Marco (direttrice di Spazio Labò, Bologna), Daniele De Luigi (curatore Fondazione Modena Arti Visive), Gianluca Cettineo (scrittore, autore di libri sulla storia irlandese).

“Stay tuned”, dunque.

Luisa Raimondi

Un video della mostra a Bologna, con il brano di Eimhear Ni Ghlacain “Only our rivers run free”.

La visita virtuale alla mostra presso la Galleria Studio Cenacchi di Bologna.

L’Associazione Gian Butturini.

La diretta dell’inaugurazione, consigliatissima.