Discorsi Fotografici continua la serie di reportage con il recente viaggio in Centro America del fotografo romano David Causi.
DF: Benvenuto su Discorsi Fotografici e grazie per il tuo contributo! Per iniziare parlaci un poco di te.
DC: Ciao, sono David Causi, ho 25 anni e sono nato a Roma, dove ancora vivo. Dico ancora in quanto la mia passione per i viaggi e per la scoperta di nuovi mondi e culture è senza fine, e quindi…chissà dove mi troverò tra 5, 10, 20 anni…ma questo è un altro discorso che affronteremo dopo.
Sono un Ingegnere Meccanico specializzato in sistemi complessi per la produzione di energia; chi legge potrebbe subito dire: “come si sposa questa tua passione per i viaggi e per la scoperta, con il tuo lavoro che fai e che ti troverai a fare da qui a tutta la vita?” La risposta è ….NON LO SO!!! Se voi riuscite a trovare un nesso tra i due mondi ditemelo subito, perché io vivo giornalmente nel dubbio e tutte le mattina, quando da casa mia alle 07.45 mi metto in macchina per raggiungere l’ufficio, e mi trovo imbottigliato nel traffico del mitico GRA (per i non romani GRA sta per Grande Raccordo Anulare) mi prendono i scompensi…dire che mi sento male, è niente. A questo punto una persona acuta, ma non troppo, potrebbe sempre chiedermi: “e allora perché hai scelto questa carriera se sai che non è quello che fa per te?” A questo seconda domanda ho una risposta…sono le due passioni della mia vita…l’ingegneria e la scoperta…direi inoltre che forse non sono poi due mondi così lontani, tutto sta nel trovare il modo di conciliarli…non demordo.
Per quanto riguarda la mia passione per la fotografia questa sicuramente “viaggia” di pari passo con quella per i viaggi. Per mia fortuna, fin da piccolo, con la mia famiglia prima e poi sempre più da solo e con gli amici, ho avuto la fortuna di viaggiare tanto, in posti lontani, che a molti non verrebbe neanche idea di visitare. Mi definisco un viaggiatore del mondo e non un turista (c’è una sottile distinzione tra i due…sono sicuro che se state su questo sito web, riuscite a cogliere la sottile distensione, a mio avviso assolutamente non trascurabile).
Ho viaggiato tanto, anche se non mi sembra mai abbastanza, e ogni volta che torno da uno dei miei viaggi, ho già voglia ripartire, sempre con la mia fedele Lonely Planet alla mano (una guida di viaggio insostituibile). Sono stato in tanti paesi del mondo, più o meno occidentali, più o meno economicamente avanzati, culturalmente diversi dal mio, con usi e costumi lontani anni luce da quelle del paese dove vivo, ma questa è proprio l’essenza del V – I – A – G – G – I – O. Mi è capitato addirittura di cominciare a parlare della prossima metà di viaggio, già in aereo al ritorno. Voi penserete che sono pazzo, ma a me piace così, devo sempre avere in programma un viaggio, anche se lontano, ci deve essere laggiù, tra un mese, cinque mesi, un anno, l’importante è che ci sia.
Le esperienze da raccontare sarebbero tantissime, le vicende più o meno tranquille che mi sono capitate in viaggio per il mondo con i miei amici sono infinite, ma oggi vorrei condividere con voi il viaggio che ho intrapreso il Centro America nel 2009 in compagnia di 4 miei amici. Il viaggio è stato pianificato dall’Italia sei mesi prima, e prevedeva di visitare Costa Rica, Honduras, Belize e Messico con una tappa finale di 4 giorni a New York City al ritorno, per assistere agli US Open di tennis (un altra mia grande passione) che, tutti gli anni, a fine Agosto vede affrontarsi sui campi newyorkesi i più forti giocatori a livello mondiale. Il colpo di stato del marzo del 2009 in Honduras ha fatto si però che ripiegassimo sul Guatemala al posto dell’Honduras, scelta che a dir la verità, alla fine si è rivelata azzeccata. L’ultima informazione che vi ho dato vi fa capire che non sono quel tipo di persona che ama solo un tipo di viaggio, da quelli immersi nella natura a contatto diretto con gli animali (Sud Africa, Botswana, Islanda, Alaska sono un esempio) ma anche quelli calati in una realtà caotica/metropolitana (gli Stati Uniti d’America che amo, sono un paese dove sono stato diverse volte e dove torno sempre con particolare eccitazione).Ma torniamo a parlare del Centro America.
DF: Prima di partire ti sei documentato fotograficamente?
DC: Non farà piacere a chi lavora o gestisce una agenzia di viaggi, ma saranno ormai 10 anni che ne io ne la mia famiglia ci rechiamo per qualsiasi motivo in un agenzia di viaggi per pianificarne uno. I miei amici dicono che sono io stesso, un agenzia di viaggi. Ormai c’è internet, e la trasparenza e la chiarezza che puoi trovare su Internet è unica. Non credete a chi dice di non fidarsi a pagare con la carta di credito su internet o che i viaggi proposti spesso sono sole (scusate, ma ogni tanto esce la mia romanità). Io non ho mai, e sottolineo mai, avuto brutte esperienze per qualcosa acquistato su internet, che sia un prodotto o un servizio come un viaggio. Le stesse guide Lonely Planet le compro dal sito della casa produttrice www.lonelyplanet.it . Per il Centro America ne ho dovute comprare diverse, in quanto una che racchiudesse tutti gli stati che mi interessavano non c’era.
Quindi tornando alla domanda, SI, mi sono documentato, partendo dalle informazioni che trovavo sulle guide, e andando a confermarle su internet, vedendo foto e leggendo esperienze di persone che già erano stati in questi magnifici luoghi prima di me, come state facendo voi con me.
DF: Che attrezzatura hai portato con te?
DC: Qui si potrebbe aprire un discorso senza fine, eterno lo definirei. Chi vuole avvicinarsi al mondo della fotografia professionale si troverà davanti a un eterno dilemma, a cui nessuno sa rispondere con certezza e oggettivamente: scegliere Canon o Nikon? Io ho sempre usato Canon, ma solamente perché a mio parere, rispecchia meglio quello che più conferisco io come significato al termine fotografia. Premetto che posso sbagliarmi e vi assicuro che troverete altre 1000 persone con altrettante idee contrastanti dalla mia, tutte ugualmente legittime e corrette. Io vi dico come la penso IO. Secondo me Canon, è più adatta alla fotografia naturalistica, all’aria aperta, immersa nella natura anche in luoghi caratterizzati da condizioni meteo non favorevoli; Nikon, al contrario, è più adatta per la fotografia da studio, moda, ecc… . Non parlo di altre marche perché forse queste due rispecchiano gli standard di qualità e efficienza più alti. Mi sono trovato a scattare a -20° C in Islanda, o a New York a Natale dove il mix di umidità e freddo polare è letale per le apparecchiature elettro-meccaniche, o sotto la pioggia in Sud Africa o Centro America e la mia attrezzatura si è comportata egregiamente, al contrario di quella di miei compagni di viaggio che usando altre marche hanno avuto problemi. Può essere un caso, ma questa è la mia esperienza.
La fotografia è un investimento, che non è ripagato economicamente se non si fa questa professione, ma pian piano, un pezzo alla volta, uno si costruisce una bella attrezzatura. Ho due corpi macchina, una Canon EOS 7D e una Canon EOS 450D. Come lenti, ho un Sigma 10-20 mm f4-5.6, un Canon EF 24-70mm f2.8 L, un Canon 70-200 f4 L, e ultimo gioiellino acquistato proprio per il viaggio in Botswana, un Canon 100-400 f4-5.6 L, oltre a cavalletto, monopiede, flash, ecc… .
Insomma, quanto parto mia madre mi dice sempre che il mio zaino fotografico (circa 16 kg di attrezzatura) è più grande di quello degli indumenti. A cosa mi servono 10 paia di pantaloni se vado a fare un reportage in Botswana dove dormo in tenda nel mezzo del bush e dove uso lo stesso paio di pantaloni per tutti i 15 giorni?
DF: Quali soggetti hai fotografato più frequentemente?
DC: Come avrete capito da quanto già detto, i soggetti che amo fotografare di più sono sicuramente gli animali. I più selvaggi e nelle condizioni più estreme possibile sono i miei preferiti. I grandi Big Five africani (leone, elefante, rinoceronte, leopardo, bufalo) sono magnetici. Quando ti ci trovi davanti, vai in estasi, ti avvicineresti per abbracciarli, poi ti accorgi che sono mille volte più veloci, più grandi, più furbi, di quanto pensi e allora rimani a distanza di sicurezza (diciamo così perché tra i lettori potrebbe esserci qualche mio parente, che non sarebbe troppo contento di sapere ad esempio, di quella volta che ci siamo avvicinati lungo il Chobe River nel Chobe National Park al confine tra Botswana, Zimbabwe e Namibia, a una mandria di elefanti mentre si abbeveravano).
Altra mia grande passione fotografica, non da meno, sono le culture diverse dalla mia. Quando sei a contatto con qualcosa che è completante estraneo al tuo modo di fare e di essere, ti senti come se fossi al cospetto di qualcosa di più grande i te, ed è li che comprendi quanto è stupendo viaggiare. Entri a contatto con persone meno fortunate di te, ma che però hanno sempre il sorriso sulle labbra, che sono sempre pronti ad offrirti quel poco che hanno privandosene loro stessi. Rimane senza parole.
DF: Hai sperimentato particolari difficoltà?
DC: Se per difficoltà si intende pericoli per la mia persona, rispondo mai per quel che riguarda le azioni che dipendevano dagli altri. Quindi, non ho mai avuto neanche la sensazione di trovarmi in pericolo a centro di Guatemala City, a San Jose in Costa Rica o a Città del Messico, città a detta di molti, tra le più pericolose al mondo per i turisti. Io dico sempre che può capitare di essere sfortunati e di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato, ma tantissimo conta anche quanto una persona tende autonomamente a cacciarsi nei guai. E’ ovvio che non esco al centro di Bangkok, in Thailandia, alle due di notte con il Rolex al polso in bella vista e con 200 dollari tra le mani!! Sarei stupido e mi andrei a cercare da solo il problema. Ci si deve calare nella realtà del luogo che si visita non ostentando ricchezza, o altro. Ovviamente le attrezzature fotografiche professionali non possono passere inosservate in questi luoghi, ma sta a te non disturbare le persone cercando di essere il meno invadente possibile mentre ti cimenti nell’arte della fotografia.
DF: Se dovessi avere l’occasione di tornare negli stessi luoghi cosa fotograferesti ancora?
DC: Sicuramente mi soffermerei più tempo in Belize, un paese che a causa della stringente tabella di marcia, abbiamo avuto poco tempo per visitare. Credo sia un paese stupendo, specialmente dal punto di vista naturalistico. Aspetto che non posso trascurare, sono le stupende immersioni, aimè solo tre, che ho potuto fare al largo delle coste del Belize, in un reef circa 60 miglia verso est nel Mar dei Caraibi, chiamato Lighthouse Reef. Immergersi nel Blue Hole in mezzo a branchi di squali è un’ esperienza indimenticabile, e pranzare sulle spiagge di questi reef che affiorano dal nulla, nel centro del Mar dei Caraibi, è qualcosa che ti lascia senza parole.
Inoltre, visiterei gli altri stati del Centro America che non ho avuto tempo di vistare, come Panama che a detta di molti è stupendo, Nicaragua, El Salvador oltre che l’Honduras che alla fine ci è sfuggito. E poi perché no, trovandomi da quelle parti, dopo tutte quelle ore di aereo (io quando viaggio, per un motivo o per un altro mi capita sempre di fare 4 o 5 scali per raggiungere la destinazione finale … sarò anche io che magari lo faccio per risparmiare però spesso è anche la sfortuna che ci si mette di proposito…in un altro incontro vi racconterò qualche peripezia che mi è successa negli aeroporti in giro per il mondo), perché non visitare anche le stupende isole dei Caraibi. Ho visitato Cuba tanti anni fa e ci tornerei volentieri. Sono stato un paio di volte alle Bahamas e ve le consiglio, un po’ care ma stupende, e poi tutte le altre, Jamaica, Guadalupe, Antigua, Antille, Virgin Islands, ecc…
DF: Che cosa non sei riuscito a fotografare e avresti voluto?
DC: Bè, in Centro America gli abitanti del luogo, specialmente quelli che discendono dalle antichi popolazioni Maya, Inca e Aztechi, credono che fotografandoli gli rubi l’anima. Quindi spesso, nell’ottica del rispetto delle culture locali, è difficile riuscire a fotografare proprio tutto e tutti, e in particolare proprio le persone che sono quelle che colorano questi luoghi con i loro abiti multi colore e la loro continua felicità. Va detto però comunque che, una volta che riesci a entrare in contatto con loro, attraverso semplici gesti e semplici sguardi, la loro disponibilità è estrema ed è allora che riesci a dare fondo a tutta la memory card della tua fotocamera.
DF: Hai trovato la forza di spegnere la fotocamera e goderti il viaggio ogni tanto?
DC: Non sono di questo avviso. Anche altre persone mi dicono che, secondo loro, chi vive l’intero viaggio con la macchietta al collo e con l’occhio dietro l’obiettivo, non riesce a godersi il viaggio a pieno. Io invece ho sperimentato sulla mia pelle che, proprio la fotografia ti permette di notare quei particolari che altrimenti passerebbero inosservati, ti permette di catturare dei momenti, sensazioni ed esperienze che a freddo, dopo qualche ora, giorno anno, riesci ad apprezzare al meglio. La fotografia ti permette di rivivere esperienze passate, che ti hanno segnato, in bene o in male, e da la possibilità a chi quelle esperienza non le ha vissute, di viverle insieme a te. Il bravo fotografo non è quello che fa la foto perfetta tecnicamente, con nitidezza massima, gestione delle luci in modo perfetto, ecc, ma è colui che fa si che in quei pochi secondi in cui uno sconosciuto osserva una tua foto, è come se stesse rivivendo con tu quell’esperienza passata, estraniandosi dal mondo che lo circonda durante la vita di tutti i giorni.
DF: Cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso?
DC: Io consiglio a tutti di portarsi sempre in viaggio una macchinetta fotografica, compatta, reflex, professionale e non. Si è vero, le lenti professionali permettono di realizzare belle foto, le macchine che lavorano ad alta sensibilità permettono di fare belle foto anche di sera, limitando il temutissimo “rumore” al minimo; ma la bella foto, o almeno bella per come la penso io, la può fare chiunque; tutto sta nel metterci la passione. Basta imparare quei due concetti di base da un punto di vista tecnico e il gioco è fatto. Poi col tempo si acquista l’attrezzatura sempre migliore, ma l’importante è avere la passione. Prendete quel video-amatore che con un videocamerina da 100 dollari ha fatto il famosissimo documentario “La battaglia del Kruger” in Sud Africa, acquistato poi dal National Geographic. E’ riuscito con soli 100 dollari a immortalare una situazione che tutti i fotografi e reporter di tutto il mondo, non sono mai riusciti a riprendere o fotografare (quasi mai). Sarà stata fortuna, sarà stato il caso che lo ha fatto trovare al posto giusto e al momento giusto, ma lui c’è riuscito perché quella fievole passione per la fotografia/ripresa video gli aveva fatto portare con se una videocamerina da due lire quel giorno. Quindi armatevi sempre di macchina fonografica e fotografate, sempre …click…click…click.
Per quanto riguarda proprio questo viaggio, direi di partire cancellando dalla propria mente tutti quei retaggi culturali presenti, perché sarete calati in un “altro mondo”. Armatevi di buona volontà e preparatevi a dormire nei posti più umidi, contornati da condizioni igieniche indicibili, a mangiare cose che definirei strane (non saprei come definirle in altro modo), ad avere la corrente elettrica due ore al giorno e a lavarsi sempre con l’acqua fredda per 20 giorni. Vi assicuro però che sarete ripagati alla fine.
DF: Al di là dell’aspetto puramente legato alla fotografia, hai qualcosa da aggiungere riguardo questa esperienza?
DC: Non voglio ripetere quello che già avete letto tra le righe precedentemente. Sicuramente il Centro America può essere considerato uno dei luoghi dove le civiltà hanno fatto la loro comparsa sulla Terra migliaia di anni fa. C’è addirittura qualcuno che asserisce che il Golfo del Messico intero, sia il cratere formato dal meteorite che alcuni miliardi di anni fa colpì la Terra provocando l’estensione dei dinosauri. La storia mista a leggenda, che avvolge gli abitanti che popolano questi luoghi stupendi ti affascina, ti attrae, ti entra dentro. Quindi non posso che augurare a tutti, di vistare questo angolo di mondo, come VIAGGIATORI e non come turisti. Armatevi quindi di macchina fotografica e …. BUON VIAGGIO E GOOD LUCK.
Discorsi Fotografici ringrazia David Causi e si augura vivamente di ricevere al più presto altri suoi contributi da condividere con i lettori.