Il mercato delle fotocamere sempre più in crisi

Le fotocamere digitali oggi sono di altissima qualità, con caratteristiche che le rendono complete, già nei modelli di ingresso. A meno di una rivoluzione tecnologica, gli aggiornamenti hardware sono limitati e migliorano sensibilmente la versione precedente della macchina fotografica. Eppure, a fronte di tanta potenza di calcolo, capace di ottenere immagini di altissima qualità, le vendite non decollano, tutt’altro, scendono inesorabilmente.

Che l’andamento non sarebbe stato dei migliori nel 2019, lo avevano anticipato un po’ tutti i brand, tra questi, probabilmente quello che aveva destato più scalpore per le sue dichiarazioni allarmistiche, era stata Canon. A guardare i risultati fiscali della prima parte di quest’anno, le previsioni erano più che azzeccate, oltretutto ciò non lascia pensare che il prossimo futuro possa invertire la tendenza.

Canon, ad esempio, ha visto calare le vendite nette del 18.5% mentre il profitto è sceso del 64.05% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono dati relativi al solo segmento fotografico, nel bilancio viene riportato sotto la voce Imaging, cioè sono esclusi tutti i prodotti legati al video e al broadcasting, che dal 2018 sono stati diversamente raggruppati sotto la voce Industry & Others, che comunque continuano anche loro a non generare profitto, ma una perdita in percentuale simile al segmento Imaging.

Nikon si trova nella stessa situazione, con una flessione delle vendite stimata alla fine del primo trimestre 2020 sul valore di -15%. Le ragioni sono due: i costi iniziali per la creazione del segmento professionale mirrorless, la forte diminuzione delle vendite delle fotocamere reflex entry level e mid level nel mercato asiatico, Cina compresa. Nikon afferma anche che le vendite delle mirrorless nel mercato nordamericano e in quello europeo vanno bene.

Olympus, una delle prime Company a investire nelle mirrorless, nel primo quadrimestre ha riportato una perdita in termini di profitto nel segmento Imaging del 25% per le mirrorless, del 40% in quello delle compatte.

Sony riporta invece un incremento del 28.4% nelle vendite rispetto all’anno precedente, ma il segmento di riferimento include anche i sensori venduti per gli smartphone, dove la casa nipponica detiene oltre il 50% del mercato. Questo significa che è abbastanza difficile sapere quante fotocamere abbia venduto Sony e soprattutto fare il confronto con l’anno precedente, perché manca il dato aggregato.

Fujifilm dichiara una perdita iniziale del 15,1% e del 63.2% nella previsione con il 2020. Le ragioni della flessione sono dovute a un sostanziale crollo delle vendite della carta fotografica e al calo delle mirrorless entry level. A limitare le perdite le vendite delle fotocamere di medio e alto livello, la T30, la T3 e la GFX 100.

Il declino delle fotocamere digitali è imputabile, come ormai è abbastanza noto, agli smartphone che, integrando un modulo fotografico, oltre a raggiungere e forse superare le stesse compatte in termini di qualità, ha reso il fotografare una cosa molto semplice e immediata.
Migliori sotto il profilo hardware, ma soprattutto sotto quello software, dove al numero delle possibilità creative si è aggiunta anche l’intelligenza artificiale; è impossibile competere con un dispositivo che entra in una tasca dei pantaloni, multifunzione e sempre sincronizzato. La scommessa, persa a questo punto, vista la progressione negativa di vendite, era portare i potenziali smartphone photographer ad acquistare una vera fotocamera digitale, ma questo non è avvenuto. Anzi, è cresciuto un sostanziale disinteresse.
Tanto la critica fotografica, abbastanza lontana dalle dinamiche commerciali, quanto gli stessi brand, dovrebbero porsi la domanda di cosa significhi oggi fare fotografia o cosa si intenda per fotografia.

La globalizzazione ha creato una economia basata su spostamenti veloci ed economici, privilegiando la leggerezza. In uno scenario di questo genere, ha senso portare l’attrezzatura fotografica, quando il processo non si conclude con lo scatto, ma prevede uno sviluppo successivo, dopo una catalogazione dei file?  Sarebbe poi opportuno comprendere le ragioni di questo sviluppo continuo, fatto di potenziamenti e miglioramenti, come se ci fosse una richiesta forte, quando l’evidenza dei dati finanziari, al contrario, mostra un mercato fortemente in contrazione. Perché per contrastare questa situazione, più che nella tecnologia, occorrerebbe investire nell’esperienza di utilizzo, ad esempio semplificando la noiosa pratica di dover scaricare manualmente le foto dalla fotocamera, laddove un preset capace di integrarsi con il proprio software di sviluppo, permetterebbe di avere un comodo automatismo. La tecnologia è ovunque e semplifica il vivere, anche laddove non ce ne è bisogno, le fotocamere non possono rimanere ferme a un mondo diverso, dove l’elettronica rappresenta la novità e dove al massimo concedono di dialogare male con uno smartphone.

 

Federico Emmi