Piccolo Pronto Soccorso fotografico e casalingo durante la pandemia

Che ci piaccia o meno, siamo chiusi tra le nostre mura di casa. Qualcuno non ne vedeva l’ora, qualche altro fa davvero fatica.

C’è chi si rifugia su internet, chi fa maratone di serie TV, chi affronta la pila di libri che da tempo aspettavano sul comodino, chi cucina torte, chi mangia, chi dorme, chi riordina e chi continua a lavorare o è addirittura in trincea per affrontare questo terribile virus.

Internet è uno strumento formidabile per accedere a corsi, visite virtuali di musei, articoli così come qualsiasi lavoro o libro fotografico che coglie il nostro interesse è prezioso se riesce a farci impiegare in modo costruttivo questo tempo a disposizione; la nostra fotocamera non è inibita al funzionamento, nonostante non si possa uscire, così come abbiamo pieno accesso a tutte le nostre fotografie già archiviate. Per questo noi proviamo comunque a darvi qualche suggerimento se la fotografia è la vostra passione.

Senza alcuna pretesa di essere esaustivi, né di centrare i gusti e le esigenze di tutti voi, imbastiamo un “Piccolo manuale di pronto soccorso ai tempi del coronavirus”. Indicazioni e precauzioni d’uso: perdersi è d’uopo.

 

Lavori fotografici nel web, da studiare ai tempi del coronavirus

Tanti, tantissimi a partire da tutti i lavori di ispirazione hopperiana (Gregory Crewdson o Richard Tuschman per citarne due) che pare essere nell’immaginario di molti proprio in questo periodo, o lavori come “Home at nights” di Todd Hido o “Strangers” di Shizuka Yokomizo.

Io ve ne propongo uno soltanto. Ha colpito molto la mia attenzione quando lo scoprii anni fa e oggi torna a fare capolino nel mio archivio mentale iconico perché pare quasi premonitore.

Si tratta di un progetto fotografico del 2017 dell’autore britannico Oli Kellett: “Cross Road Blues”. Il lavoro ambientato in America nasce in concomitanza delle elezioni del Presidente americano del 2016, con un pensiero, in quanto inglese, alla Brexit. Il crocevia come metafora di bivio, dunque.  Ispirato dal dipinto di Diego Rivera “L’uomo all’incrocio” e da quello di Paul Gauguin “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”, nasce in un contesto diverso rispetto al momento contingente, ma credo sia assolutamente attuale non solo perché tutti ci chiediamo cosa accadrà “dopo”, dopo che questa epidemia sarà passata, ma anche e soprattutto per quello che contengono le sue immagini. Uscire a fotografare le città deserte è certamente una grande tentazione per tutti gli appassionati di fotografia, sia per raccontarle in chiave documentaristica, sia per approfittare della surreale atmosfera che propongono; non è tuttavia pensabile che tutti si segua l’impulso di farlo, non possiamo affollare le strade ed è per questo che fotografare dai balconi, dall’alto potrebbe essere un lavoro molto interessante. È proprio pensando a questo tipo di ripresa che è scattata la sinapsi visiva. Non solo. La totale solitudine in cui sono immerse le figure del lavoro, in una luce radente che, devo dire, ricorda anche molto alcune atmosfere del lavoro “Sorpresi nella luce americana” dell’italiano Franco Fontana, non può non portarci al senso di straniamento che viviamo nostro malgrado in questi giorni.

@Oli Kellett, fonte olikett.com          @Oli Kellett, fonte olikett.com

 

Libri da leggere ai tempi del coronavirus

Se avete una libreria che per un motivo o per l’altro è un po’ impolverata, questo è certamente il momento propizio per smuovere un po’ di polvere. Sfogliare ancora una volta i libri monografici che avete acquistato e che conservate con amore è altrettanto utile. Nella mia libreria, tra i tanti volumi, porto alla vostra attenzione due piccoli libri, che mi sembrano intonarsi ancora di più al periodo di quarantena che stiamo vivendo, un periodo propizio per riflettere intimamente.

Il primo è un libricino della casa editrice Mimesis (2015) appartenente alla collana voluta dalla Accademia del Silenzio,  34 libri dove l’unico fil rouge è appunto il silenzio. Quello che vi suggerisco è di Gigliola Foschi e si intitola “Le fotografie del silenzio. Forme inquiete del vedere”.

Come si legge nella quarta di copertina: «Attraverso l’esempio di numerose ricerche di autori italiani e stranieri questo libro si propone di accompagnare il lettore in un viaggio all’interno di una fotografia contemporanea dove il silenzio può rivelarsi “una forza” nel momento in cui incrina le nostre certezze, offrendosi come un dono sommesso che rivela la dimensione misteriosa nascosta nelle immagini e nella realtà stessa.». Nelle cinquantadue pagine di un libro formato cartolina sono concentrati tanti di quegli spunti da confermare le modalità d’uso di questo prontuario: perdersi (per ritrovarsi, sempre).

Il secondo libro è invece di Diego Mormorio, edizioni Contrasto (2015) e si intitola “Meditazione e Fotografia”; un libro che apre uno spiraglio, a partire dalla fotografia, verso la propria interiorità. Vi riporto alcune parole della sua premessa: «Chiunque abbia un minimo di familiarità con la meditazione lo sa: sono gli occhi che, nella realtà dell’anima, danno luce alle cose. La vista è il cammino. Più di quello che guardiamo, è importante l’esercizio del guardare.» Mi sembra un ottimo invito a sfogliare le pagine di questo libro, che, al pari del precedente, saprà offrirvi mille nuovi sentieri da percorrere e nel quale perdervi piacevolmente.

 

 

Esercizi fotografici con la fotocamera

Anche in questo caso sono davvero molte le occasioni per fotografare: da un reportage delle giornate che trascorrete, allo still life; da esperimenti in stop motion o serie fotografiche di uno stesso ambiente ed orizzonte in ore diverse della giornata, al ritratto dei nostri conviventi. I limiti, si sa, stimolano molto la creatività.

Io vi propongo un esercizio soltanto, solo apparentemente facile: un autoritratto. Si badi, un autoritratto, non un selfie.

È un esercizio con cui si sono cimentati molti fotografi noti, alcuni ne hanno fatto una propria cifra stilistica; non è affatto irriverente provarci, anzi decisamente utile sotto il profilo didattico, anche solo condurre una ricerca.

Vi propongo una mera carrellata di autoritratti di fotografi famosi, con un’unica eccezione, una chicca, un autoritratto fotografico di un pittore, Claude Monet e la sua ombra nello stagno di ninfee. Lascio a voi la scelta di quale possa ispirare il vostro, così come il piacere di indagare sugli autori, riconoscerli se ancora non li conoscete, per tornare a perdervi nei percorsi più svariati.

 

Esercizi fotografici off camera

Se proprio di fotografare non è periodo o piuttosto eravate fotografi compulsivi e approfittate della quarantena per mettere a riposo il vostro otturatore, può essere il momento adatto per mettere mano al vostro archivio. Riordinarlo secondo una tassonomia leggibile ed efficace, fare un backup serio, eliminare quei file che assolutamente non meritano un kb dei vostri hard disk.

Se però un briciolo di creatività vi è rimasto nonostante il lento scorrere delle giornate, la parola “editing” vi viene in aiuto.

Le vostre fotografie richiedono il vostro coraggio, una scelta. Le vostre fotografie aspettano solo di trovare un contenitore adatto, una storia.

A tale proposito vi lascio due spunti.

Il primo è una coppia di libri, editi da Postcart (casa editrice consigliatissima), a cura di Gianmaria De Gasperis: “CONTATTI. Provini d’autore”, Volume I (2012) e Volume II (2013). In totale 100 fotografie di autori famosi con le relative provinature, con un breve commento.

Il secondo, più didattico, sempre edito da Postcart, è scritto da Augusto Pieroni e si intitola “Portfolio!” (2015); vi può aiutare a costruire una coerente sequenza delle vostre fotografie; un libro interessante perché strutturato in una parte manualistica (come procedere) ed una saggistica (casi studio).

Il tempo, questa dimensione cui la fotografia è inscindibilmente legata, è indifferente a quanto gli accade dentro. Sta a noi non sprecarne neppure un attimo.

Luisa Raimondi

 

2 replys to Piccolo Pronto Soccorso fotografico e casalingo durante la pandemia

Comments are closed.