‘Oltre l’apparenza’: Ragusa Foto Festival 2025 

Dal 28 agosto al 28 settembre 2025, Ragusa Ibla si trasforma in una grande galleria d’arte contemporanea. Giunto alla sua 13ª edizione, il Ragusa Foto Festival – ideato da Stefania Paxhia, giornalista e fondatrice, e diretto artisticamente da Massimo Siragusa, fotografo e docente allo IED di Roma – porta in Sicilia “una fotografia intesa come strumento critico e di ricerca, capace di dialogare con il territorio e con il tempo presente.”

Il tema di quest’anno, “Oltre l’apparenza”, pone al centro la dimensione spirituale dell’essere umano. Una spiritualità intesa non come religione, ma come ricerca interiore in un mondo che sembra privilegiare soltanto la superficie. La fotografia diventa così un invito a interrogarsi su cosa significhi essere umani in un’epoca di profonde trasformazioni e di perdita di punti di riferimento. A differenza di molti altri festival, è apprezzabile il fatto che il Ragusa Foto Festival scelga di presentare, ancora una volta, un numero limitato di opere: una scelta che offre a ciascun lavoro lo spazio necessario per essere compreso e valorizzato, favorendo un’esperienza più attenta e consapevole. Questo approccio particolarmente positivo, permette al pubblico di entrare nelle visioni degli autori senza disperderne il significato. 

Si segnala, senza intento polemico, che uno dei progetti presentati, pur di indubbio valore e ammirevole nel suo intento, era già stato presentato al Festival Fotografia Europea del 2023: Parallel Eyes di Alessia Rollo (https://www.fotografiaeuropea.it/fe2023/mostra/alessia-rollo/). Sebbene sia una scelta curatoriale condivisibile, inevitabilmente solleva un paio di riflessioni: siamo di fronte a una minore presenza di lavori inediti coerenti con il tema di quest’anno, oppure l’intento è quello di proporre un’opera che, inserita in un diverso contesto curatoriale, continua a stimolare nuove interpretazioni e significati? D’altra parte, si tratta comunque di un fenomeno sempre più frequente: non di rado, infatti, ci si imbatte negli stessi autori – o in lavori concettualmente molto simili – riproposti in contesti differenti. Una tendenza che, da un lato rischia di ridurre lo spazio per altri fotografi e di limitare le possibilità di scoprire voci nuove, e dall’altro può condurre a un racconto ripetitivo, fatto delle stesse storie. Sicuramente, rivedere un progetto già noto all’interno di un nuovo quadro curatoriale può offrire prospettive inedite e stimolare interpretazioni differenti; ma allo stesso tempo rimane il rischio che i festival si trasformino in circuiti chiusi, dove la rotazione di pochi nomi prevale sulla necessaria apertura verso altri talenti.

Si apre qui una riflessione più ampia: quale deve essere oggi la funzione di un festival fotografico? La sfida dovrebbe consistere proprio nell’avere il coraggio di proporre nuove voci e nuove visioni, anche a costo di sorprendere, o persino, spiazzare lo spettatore. Diversamente, pur in un contesto di grande offerta – ormai il numero di festival è aumentato negli ultimi anni – si rischia di cristallizzare la scena fotografica a pochi nomi, alimentando una produzione fatta di poche tematiche, per giunta omologate nello stile, che impediscono al linguaggio fotografico di rinovarsi. Ciò comporta, inevitabilmente, di perdere l’occasione di dare visibilità a quell’ampia e vitale pluralità di sguardi che rappresenta, in definitiva, la vera ricchezza della fotografia contemporanea. Con questo approccio, le realtà festival, sembra che tendano a privilegiare o a ricercare o a intercettare un pubblico nuovo, anziché soddisfare quello di appassionati e affezionati, per i quali il rischio è quello di vivere una sensazione di dejà vu, dal momento che hanno già apprezzato le edizioni passate, e forse o probabilmente anche altri festival.

Il festival si è aperto con quattro giornate inaugurali, dal 28 al 31 agosto, animate da un programma ricco di appuntamenti, come da consuetudine: talk, letture portfolio, premi, workshop, seminari, proiezioni, visite guidate e presentazioni di libri, con la partecipazione di fotografi, critici, curatori e professionisti provenienti da tutta Europa.

Le mostre saranno ospitate nei luoghi simbolo di Ibla – da Palazzo Cosentini al Giardino Ibleo – e vedranno la presenza di artisti come Jessica Backaus, Stefano De Luigi, Charles Fréger, Maria Lax, Maud Rallière, Alessia Rollo, Johannes Seyerlein e Cristina Vatielli. Autori diversi per linguaggi e sensibilità, ma accomunati “dal desiderio di rendere visibile ciò che spesso resta invisibile”. Accanto a loro anche la residenza di Francesca Todde, sostenuta dalla Fondazione Cesare e Doris Zipelli.
Tra i progetti in programma: il cortometraggio Compagni di Viaggio di Sara De Martino, il lavoro interdisciplinare degli studenti del secondo anno dello IED di Roma, la mostra di Flora Marinello – vincitrice del premio Miglior Portfolio 2024 – e il progetto segnalato di Antonello Ferrara.

Di grande interesse le due call: una dedicata alla fotografia analogica, in collaborazione con il collettivo Analog Milano, e l’altra per il Circuito OFF, che ha raccolto candidature da tutto il mondo, a testimonianza del crescente interesse per il festival.

Un appuntamento speciale sarà la presentazione del libro Viaggio in Italia di Luigi Ghirri, curata dal MUFOCO (Museo della Fotografia Contemporanea) e accompagnata dalla proiezione del film Viaggio in Italia vent’anni dopo.

Non mancano i workshop formativi: Nuove pratiche della fotografia documentaria con Alessia Rollo; Editoria oggi. Come si costruisce un libro fotografico con Claudio Corrivetti, Roberto Vito d’Amico e Antonio Calandra; Fermo immagine con Alfredo Corrao, dedicato all’archivio fotografico come memoria viva; e Dare forma all’invisibile, laboratorio condotto da Angelo Raffaele Turetta per guidare i partecipanti verso un linguaggio visivo personale.

Il Ragusa Foto Festival invita così a fermarsi, a guardare con attenzione e ad andare davvero oltre l’apparenza.

Per ulteriori informazioni:
www.ragusafotofestival.com

Silvia Dona’

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