Fujifilm X-Half – Un nuovo modo per sentirsi fotografi

Sarà per l’etichetta della pellicola sul dorso, per la leva che “carica” il prossimo scatto, per le dimensioni ed il peso contenuti, per il fatto che l’estate appena passata sia stata un poco più fresca di quelle a cui ci eravamo abituati ultimamente, ma la sensazione che ho avuto all’istante, appena accesa la Fujifilm X-Half, è stata quella di un repentino ritorno agli anni ’90, all’adolescenza e a quel periodo in cui non ragionavo su tempi e diaframmi, sulla regola dei terzi, ma pensavo solo a far sì che, attraverso la fotografia, non si perdessero i ricordi delle esperienze vissute. Sono quindi sceso in strada con uno spirito rinnovato, non più per immortalare ma per rivivere la scoperta dell’inquadrare e cliccare, volutamente senza rivedere lo scatto appena effettuato, con la sola differenza fondamentale di non dover pensare al costo di rullini, sviluppi e stampe.

Lo ripetiamo da 15 anni ormai, Fujifilm punta con le serie X e GFX sull’esperienza della fotografia ragionata, non frenetica, di altissima qualità e allo stesso tempo su una fascia di prodotti che prediligono il divertimento fotografico con la serie Instax. La X-Half a mio avviso si pone esattamente nel mezzo di questi due approcci.

Il cuore della X-Half, il motivo per cui si leggono recensioni favorevoli o critiche, è tutto nell’esperienza d’uso e la mia è stata soprattutto divertente, leggera, senza pretese, che si è espressa al suo massimo nella feature di poter disporre di un rullino virtuale che, una volta scelto tipo di pellicola e numero di pose, impedisce al fotografo di rivedere gli scatti e lo obbliga ad attendere davvero la fine del rullino ed il suo “sviluppo”. Non è possibile, infatti, rivedere le fotografie in camera, ma a rullino terminato si possono visualizzare su una app (o inserendo la scheda di memoria nel pc). C’è qualcosa di liberatorio nel sapere di avere un “rullino virtuale” e di doversi impegnare in quella scelta estetica fino all’ultimo scatto. Si abbandona l’abitudine moderna di adattare la fotocamera alla scena e si ritorna a fare il contrario: si adatta la propria visione alla “pellicola” che si ha in macchina. Si pensa di più, si osserva meglio, si compone con una cura quasi dimenticata. 

Non sono mancate, però, alcune perplessità che hanno reso l’intesa fra occhio, mente, cuore e macchina meno perfetta. L’impostazione predefinita con inquadratura verticale è una scelta stilistica forte, quasi una forzatura a guardare il mondo da una prospettiva diversa, sebbene volutamente introdotta per i “social content creator” quale io non sono. Per chi, come me, ha decenni di composizione orizzontale nelle proprie abitudini, questa scelta costringe a una ginnastica mentale continua per riadattare il proprio sguardo. Allo stesso modo, l’interfaccia, pur nella sua apparente semplicità, nasconde alcune funzioni in menu non proprio intuitivi, sebbene basti poco per abituarsi anche se si proviene dai classici menu dei corpi digitali.

Da un punto di vista di tutto ciò che riguarda la postproduzione fotografica (che oggi occupa più della metà del tempo passato sulle proprie opere) la X-Half, con l’assenza del formato RAW, ci risparmia un sacco di tempo passato davanti al monitor. Questa che potrebbe sembrare una provocazione nei confronti dei fotografi seri ed impegnati, è invece a mio avviso la più grande dichiarazione di intenti della X-Half. È un invito ad abbandonare l’ossessione del controllo totale, a smettere di pensare “poi lo sistemo in post”. Ti costringe a fidarti, a scegliere la simulazione pellicola giusta e ad accettare il risultato così com’è. E il risultato, per quanto mi riguarda, è stato più che accettabile. I JPEG di Fujifilm, si sa, hanno un’anima, un carattere che pochi altri brand possono vantare. I colori sono vibranti e anche il bianco e nero parla di Fujifilm, come è possibile vedere dagli scatti seguenti, in cui l’unica cosa leggermente fastidiosa, mi ripeto, resta non tanto il formato verticale quanto il fatto che la sovraimpressione di data e ora (in puro stile anni ’90) sia stampata sul lato corto del fotogramma.

Scendiamo per un attimo dal piano puramente esperienziale per dare un’occhiata alle caratteristiche tecniche della X-Half. Il cuore del sistema è un sensore CMOS 1” da 18 megapixel, non si tratta quindi di un sensore APS-C come quello delle sorelle maggiori, ma una scelta mirata a contenere dimensioni e costi. Le implicazioni sono chiare: una profondità di campo maggiore, che rende più difficile ottenere sfocati morbidi, e una resa ad alti ISO che non può competere con sensori più grandi.

Ad affiancarlo troviamo un’ottica fissa FUJINON da 10.9mm (equivalente a circa 32mm), una lente versatile composta da 8 elementi in 6 gruppi, incluse due lenti asferiche per contenere le aberrazioni. La sua particolarità, perfettamente in linea con la filosofia della fotocamera, è la doppia apertura commutabile: F2.8 o F8. Non una ghiera dei diaframmi, ma una scelta netta tra “tutto a fuoco” e “un po’ di sfocato”. L’autofocus è ridotto all’essenziale: un singolo punto centrale a rilevamento di contrasto. Questo non significa solo che è più lento, ma che costringe a tornare a tecniche classiche come il “metti a fuoco e ricomponi”, un altro cenno a un’era fotografica passata. E’ possibile comunque mettere a fuoco manualmente e l’otturatore silenzioso la rende versatile per la street photography, con tempi che vanno da 4 a 1/2000 di secondo.

Le capacità video sono basilari e volte, come accennato, soprattutto all’utilizzo per i social dato che la registrazione è ovviamente in formato verticale con risoluzione 1080×1440 a 24fps, non è presente però un ingresso per un microfono esterno.

Il flash integrato è un semplice LED che non fa lo stesso lavoro di un classico flash allo xeno, inoltre la slitta sulla parte superiore è priva di contatti elettrici, diventa quindi difficile pensare ad utilizzare flash esterni dal momento che si perde la sincronia con l’otturatore.

La durata della batteria dichiarata è ottima, con una valutazione CIPA ufficiale di 880 scatti utilizzando il mirino ottico, devo dire che nell’esperienza d’uso si percepisce la buona tenuta della batteria anche utilizzando spesso il display posteriore LCD touch da 3 pollici che è ben luminoso e fa il suo dovere.

Anche lo stile grafico del display strizza l’occhio all’elettronica di trenta anni fa

Anche a distanza di un mese dalla fine della prova, gentilmente concessaci da Fujifilm, mi porto ancora un paio di dubbi in mente, due questioni a cui ancora non riesco a dare una risposta definitiva, specialmente in virtù di quanto leggo in rete rispetto a tali argomenti: a quale categoria di fotografi è rivolta? E, soprattutto, vale il prezzo di circa 800€?

Partendo dalla seconda domanda, molti commentatori e utenti ritengono che un prezzo più equo si sarebbe dovuto attestare intorno ai 300-400€, una cifra che l’avrebbe posizionata più correttamente come un “giocattolo creativo” piuttosto che come una fotocamera premium. A queste riflessioni io però ne aggiungerei un’altra: oltre al fatto che un oggetto così particolare, che non somiglia a nessun’altra fotocamera in circolazione, può rientrare a pieno titolo in un discorso di collezionismo, fare il paragone tra la Fujifilm X-Half ed altre fotocamere dello stesso prezzo è in buona parte improprio. Le altre fotocamere offrono feature classiche, a cui siamo abituati, la X-Half ha invece un’anima tutta sua ed il prezzo non dovrebbe essere stimato in base al materiale con cui è costruita o alle dimensioni del sensore.

E questo ci porta ad argomentare meglio anche la risposta alla prima domanda: questa fotocamera sfugge al concetto di catalogazione per una precisa categoria di fotografi, se il suo stile piace può essere apprezzata da amatori e professionisti. È la compagna ideale per chi vuole staccare la spina dalla frenesia del digitale, per chi vuole riscoprire il piacere di scattare per il gusto di farlo, senza l’ansia da prestazione del risultato perfetto. La sua imperfezione non è un difetto, ma il suo punto di forza, è ciò che dona carattere a ogni scatto e che rende l’esperienza divertente. La X-Half non è per un tipo di fotografo, ma per un modo di sentirsi fotografi.