All’epoca della sua invenzione, e per lungo tempo, la fotografia ha dovuto portare lo stigma dell’ essere un mezzo espressivo visuale di minor pregio rispetto alla pittura, esaltato come l’unico in grado di rappresentare precisamente la realtà, ma, per lo stesso motivo, privato di qualsiasi afflato artistico.
Sappiamo bene quanto le cose siano ben diverse, ma, lungi dal riaprire un dibattito forse oggi piuttosto anacronistico, Discorsi Fotografici vi invita a non disdegnare gli insegnamenti e le ispirazioni che altre arti possono offrirci; è indubbio che pennello e macchina fotografica producano due differenti tipi di immagini (cosa sulla quale ci sarebbero da fare comunque innumerevoli riflessioni), ma la nostra visione e poetica è bene affondino le radici in un archivio iconografico personale cui attingere senza distinzione alcuna. Diceva Ansel Adams: «Non fai una fotografia solo con la macchina fotografica. Nell’atto del fotografare tu porti tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, le persone che hai amato.».
È con la stessa convinzione, perciò, che vi invitiamo ad una mostra aperta oggi al Mudec di Milano. Una mostra che di suggestioni, proprio a proposito di ispirazioni, ne procura davvero molte: “Marc Chagall. Una storia di due mondi”.
Prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e curata Ronit Sorek per l’Israel Museum di Gerusalemme, la mostra è visitabile sino al 31 Luglio prossimo.
Come sempre sponsor del Museo è la Fondazione Deloitte, mentre Unipol è main sponsor della mostra.





L’esposizione si pone in una prospettiva molto originale, poiché il progetto espositivo è dedicato in particolare ai lavori grafici e alla attività di illustratore editoriale del grande artista. Grazie a questa scelta curatoriale è possibile dunque apprezzare Chagall come maestro della linea e della superficie, oltre che come eccellente colorista.
L’esposizione si organizza in quattro sezioni, facilmente distinguibili per i colori scelti delle pareti che accolgono ogni parte del percorso.












Il visitatore viene accolto nella prima sala, blu, che abbraccia il tema della Cultura ebraica e Yiddish e ci tuffa immediatamente nella chiave di lettura più importante di questo grande artista anche grazie alla installazione sonora che accompagna nella visita e che trascina piacevolmente nel suo mondo in un percorso multimediale; un colonna musicale a cura di Kaos produzioni e arrangiata da Bruno Troisi, che utilizza violino e clarinetto ispirato alle contaminazioni provenienti dalla musica tradizionale klezmer e yiddish.

L’osservanza della religione ebraica e la cultura yiddish (la “Yiddishkeit”) sono centrali nella vita e dunque nell’opera artistica di Chagall e molte scene sono proprio legate a queste tradizioni, alle espressioni linguistiche così idiomatiche e pienamente apprezzabili in effetti da chi conosce queste radici.
In questa sala oltre alle opere del maestro, troviamo anche una selezione di oggetti rituali, usati nelle cerimonie religiose delle comunità ebraiche.
La sala successiva, di colore rosso alle pareti, è dedicata al tema della Nostalgia, dalle radici nella cittadina d’origine Vitebsk (oggi in Bielorussia) nella “Zona di residenza” dell’Impero russo abitata dagli ebrei, all’incontro con l’amore della vita, la moglie Bella Rosenfeld. Anch’ella di Vitebsk, dove si conobbero, Bella era scrittrice e molte delle opere esposte nella sala sono proprio illustrazioni di due libri della moglie: “Come fiamma che brucia” e “Primo incontro”.
Di colore blu/sabbia la terza sala e sezione descrive le Fonti di ispirazione di Chagall. In questa sezione sono presenti lavori fatti su commissione e di carattere editoriale, illustrazioni per la Bibbia, per “Le Favole” di La Fontaine e per “Le Anime Morte” di Gogol. Pur interpretando ognuna di queste opere, Chagall riesce a raccontare se stesso anche attraverso questi disegni ed illustrazioni.
L’ultima sezione, ci porta in Francia, la nuova patria: il ricco cromatismo che contraddistingue Chagall e lo rende noto al mondo emerse solo nel momento in cui lasciò la Russia per la Francia; il paesaggio e la cultura francesi diventano parte della sua nuova vita, e la sua nuova joie de vivre è tutta raccolta nelle opere di questa sezione.
Prima di uscire dal percorso espositivo, la mostra ci incanta con un’installazione a cura di Kaos produzioni con la collaborazione di Jacopo Veneziani: un’immersione in musica, suoni e colore, cui è piacevole lasciarsi andare dopo una visita così evocativa.
Molto apprezzabile, infine, il catalogo edito da 24 ORE Cultura: tre saggi di grande interesse anticipano la raccolta delle opere delle sopra descritte sezioni, in un libro dal formato inusuale, che pare quasi quello di un libro di fiabe.
La storia di Chagall e le sue opere ci sembrano essere di grande rilevanza soprattutto nel momento storico attuale: la cultura non può che fare da ponte tra i vari mondi che compongono quello in cui viviamo; la cultura è un linguaggio universale, parla a tutti. Il Mudec ha fatto proprio questo principio e mai come oggi gliene siamo grati.
Luisa Raimondi