L’arte di Irving Penn esposta temporaneamente al De Young Museum di San Francisco fino al 21 luglio 2024, celebra con una retrospettiva la sua straordinaria carriera, durata quasi settant’anni.

La mostra al De Young Museum ha già riscosso un grande successo di pubblico e critica. Sin dalla sua apertura il 12 marzo, è stata definita “una celebrazione della genialità di Penn” da riviste prestigiose come Vogue, che ha sottolineato l’importanza di ricordare il genio duraturo del fotografo. Originariamente presentata al Metropolitan Museum of Art nel 2017 per il centenario della sua nascita, la mostra ha fatto tappa in diversi musei di fama mondiale prima di arrivare a San Francisco.



I visitatori hanno potuto godere di un’esperienza immersiva, con le fotografie disposte in modo da permettere una visione ottimale e un’ampia comprensione della sua opera. L’allestimento include 175 delle sue fotografie più affascinanti, principalmente in bianco e nero, che spaziano dai ritratti di celebrità agli scatti della controcultura californiana, fino agli studi etnografici. Questa mostra rappresenta un’occasione unica per vedere da vicino la versatilità e la profondità del lavoro di Penn, offrendo una panoramica completa della sua carriera e del suo impatto duraturo sulla fotografia.
Penn ha rivoluzionato infatti la fotografia di moda e dei ritratti con il suo stile unico e minimalista, caratterizzato da sfondi semplici e luce naturale. Questo approccio ha ridefinito il modo in cui le celebrità e la moda venivano rappresentate, creando immagini iconiche che hanno segnato un’epoca.
Tra i ritratti più celebri esposti ci sono quelli di Audrey Hepburn, Marlene Dietrich e Yves Saint Laurent, che non solo catturano la bellezza esteriore dei soggetti, ma ne rivelano anche l’essenza interiore. Penn era noto per la sua capacità di instaurare un rapporto intimo con i suoi modelli, permettendo loro di rilassarsi e rivelarsi completamente davanti all’obiettivo. La mostra include anche, come dicevamo, le fotografie del movimento controculturale degli anni ’60 a San Francisco, dove Penn ha catturato l’energia e la ribellione di quell’epoca, ritraendo band come i Grateful Dead e gruppi di Hells Angels. Parallelamente, la sua maestria nella fotografia di still life è rappresentata da opere che trasformano oggetti comuni in composizioni di straordinaria bellezza.







Uno degli aspetti più affascinanti del suo lavoro è infatti il suo approccio metodico e meditativo alla fotografia. Spesso lavorava in studi isolati, creando un ambiente tranquillo che permetteva ai suoi soggetti di rilassarsi e mostrarsi nel loro modo più autentico. Penn però non si limitava solo alla moda e ai ritratti di celebrità; ha anche esplorato la fotografia etnografica, documentando le culture di paesi come il Perù, il Benin e la Papua Nuova Guinea. Questi scatti, realizzati con la stessa cura e attenzione riservata ai modelli di alta moda, offrono uno sguardo profondo e rispettoso sulle diverse culture, evitando di cadere in un mero esotismo. Tra le opere esposte, si possono quindi ammirare i ritratti di personaggi noti e sconosciuti, tutti trattati con la stessa dignità e profondità. Ogni immagine esposta non è solo una fotografia, ma una finestra sull’anima dei soggetti ritratti e una testimonianza della straordinaria capacità di Penn di ritrarre la bellezza e con essa la complessità della vita e l’essenza della condizione umana in ogni scatto. Penn ha trasformato la fotografia in un’arte raffinata, influenzando generazioni di fotografi con il suo stile inconfondibile e la sua visione innovativa.







Avere l’opportunità di visitare questa retrospettiva significa quindi immergersi in un mondo di immagini che raccontano storie, evocano emozioni e offrono una nuova prospettiva sulla realtà.
L’esposizione al de Young Museum è accompagnata poi da un volume di pregio, “Irving Penn: Centennial“, che contiene saggi illuminanti di studiosi e critici, offrendo un’ulteriore chiave di lettura per comprendere l’opera del fotografo. Penn, spesso descritto come un “fotografo ansioso“, ha saputo utilizzare la sua inquietudine creativa per esplorare nuovi orizzonti e spingersi oltre i limiti convenzionali della fotografia. Le sue immagini, pur evitando termini esplicitamente politici, offrono una riflessione sulle trasformazioni culturali e sociali del suo tempo. In particolare, i suoi scatti dedicati alle culture indigene del Terzo Mondo sono un appello alla preservazione di queste tradizioni minacciate dall’avanzare della modernità.
Ha lavorato con passione e integrità, mantenendo sempre un alto standard tecnico e un controllo rigoroso sul suo lavoro. Questa dedizione è evidente nelle fotografie esposte, che testimoniano la sua capacità di trasformare il banale in straordinario. La sua campagna contro il tabagismo è un esempio della sua volontà di utilizzare la fotografia per scopi sociali, documentando in modo crudo e diretto gli effetti negativi del fumo.



In definitiva, visitare anche la mostra di Irving Penn al De Young Museum è un’esperienza che arricchisce e ispira, offrendo una visione completa di uno degli artisti più influenti del XX secolo. Ogni fotografia è un viaggio nel tempo e nello spazio, una scoperta di dettagli nascosti e un invito a riflettere.
Per chi ama la fotografia e l’arte, è davvero un appuntamento imperdibile, capace di lasciare un segno profondo e duraturo.
Mariantonia Cambareri