Il futuro della tecnologia fotografica non lascia molto spazio alla persona, tutta orientata a un utilizzo intenso dell’intelligenza artificiale. C’è una generazione di persone che ha assistito al passaggio dalla pellicola ai sensori digitali, dalla messa a fuoco manuale a quella completamente automatica.
Non poche le polemiche alimentate da chi proveniva dalla vecchia scuola, il veder semplificato il lavoro di una vita in un automatismo che ha reso il fotografare accessibile a molti, moltissimi; è stato un duro colpo.
Oggi ci troviamo in una situazione analoga, ma a rimettere in discussione la pratica fotografica è l’intelligenza artificiale, cioè un computer che in tutto e per tutto si sostituisce al fotografo, alla persona.
Su Kickstarter c’è una campagna, che sta avendo già un notevole successo, per la produzione di un apparecchio, chiamato Arsenal, in grado di risolvere tutti i problemi di un fotografo: dalla messa a fuoco, alla profondità di campo, dalla scelta della ISO, al tempo di scatto. Con l’aggiunta poi di altre variabili come: il soggetto in movimento, le micro-vibrazioni del treppiede, il Flare delle lenti, l’aberrazione cromatica, la stabilizzazione.
Il video di presentazione è abbastanza significativo, una persona arriva davanti al mare, posizione il treppiede su uno scoglio, il sole è al tramonto, monta la sua Sony A7 II o III, quindi non proprio un prodotto di consumo non professionale, ma non riesce a trovare i giusti settaggi, la scena c’è, è perfetta, se solo conoscesse la tecnica fotografica.
Ecco Arsenal. Un oggetto che si aggancia alla slitta del flash e si collega, via micro usb, alla fotocamera, dove nella lista di compatibilità compaiono molte Canon, Nikon, alcune Sony e una sola Fujifilm.
Fatto questo, basta aprire l’applicazione, per iOS o Android, e il gioco è fatto. L’assistente, in pratica, suggerisce le impostazioni corrette in base alla scena e lo fa utilizzando una Advanced Neural Network, una rete neuronale avanzata. In tre passaggi Arsenal fornisce la risposta giusta al dilettante. Prima, infatti, esamina la scena e la confronta con il suo database per trovare una corrispondenza, dopo di che, una volta trovata, cerca il settaggio più adatto comparando miglia di immagini analoghe, infine, con le giuste impostazioni di esposizione, introduce altri 18 fattori per rendere la regolazione ancora più sofisticata. Il risultato è la foto perfetta. Già perché il dogma prevede che l’intelligenza artificiale non deve sbagliare mai.
Non c’è scena che non sia presa in considerazione, dall’acqua scattata con un tempo lungo per renderla soffice, al fermare gli uccelli in volo, al suggerimento di composizione, alla ricerca del fuoco su uno o più punti contemporaneamente. Non manca la creazione, semplificata, dell’HDR, così come la funzione per creare i cosiddetti time lapse.
A questo punto. Cosa è la fotografia, il fare fotografia, se tutte le impostazioni e la creatività compositiva sono lasciate a una Wow Advanced Neural Network? La fotografia davvero necessita di una tale semplificazione? Pensiamo a uno scenario peggiore per la pratica fotografica, sebbene il creatore di Arsenal sembra ancora non aver contemplato la possibilità; poco fotografico, molto commerciale, quello di creare una campagna social, per attrarre consenso, favorendo l’aumento dei cuoricini o dei mi piace, direttamente on camera. Sfruttare la rete neuronale avanzata per impostare una campagna pubblicitaria, fatta sì con la fotografia, ma in funzione di un piano di investimento mirato a creare consenso.
Infine. L’intelligenza artificiale è così intelligente che non considera mai i risvolti sociali delle sue scelte. Con un prodotto del genere quante persone che hanno scelto di insegnare a scattare fotografia, smettono di lavorare? Così come quelle che si occupano di spiegare il funzionamento dei software di elaborazione immagini? La stessa stampa, il naturale risultato finale, può diventare una prerogativa esclusiva di una macchina.
Questo sembra essere il trionfo della tecnica, che nulla a che vedere con l’espressione, la documentazione, il racconto, la poesia, l’arte in generale.
Federico Emmi