Omo Change di Fausto Podavini

Mercoledì 9 maggio 2018, a Pavona, alle porte di Roma, l’associazione fotografica camera creativa ha invitato il fotografo romano Fausto Podavini per parlare del suo progetto Omo Change. Un lavoro durato sei anni, iniziato nel 2011 e terminato nel 2017, arrivato secondo al WordPress Photo edizione 2018 nella categoria Long Term Projects.
Riconoscimento inaspettato, a detta di Podavini, che però rappresenta una conferma molto importante perché ad essere premiata non è stata la continuità: Mirella, reportage con il quale ha vinto il WordPress Photo 2013, nella categoria Daily Life; ma il suo opposto, vale a dire un approccio differente, tanto nello stile, con composizioni molto forti, al limite, usando il colore, quanto nel tema.

Omo Change infatti si concentra sulla Valle dell’Omo in Etiopia, dove la costruzione della diga Gibe III sembra aver rotto l’equilibrio uomo-natura. Il lavoro di Fausto Podavini non è quello classico di denuncia. Pregevole in tal senso è sia la mancanza di una differenziazione tra l’aspetto ambientale e quello sociale, sottolineando così la necessità di considerare uomo e natura come una sola cosa; sia la totale assenza, nelle 30 immagini presentate al WordPress Photo, di un confronto prima-dopo, benché la documentazione esista. I presenti all’incontro, infatti, hanno potuto vedere il dopo dell’immagine di apertura, quella dei bambini indigeni Karo che giocano lungo la riva del fiume Omo, scoprendo una serie di dettagli che hanno cancellato quello spirito di allegria e spensieratezza, per lasciare spazio al fastidioso rumore di una pompa isolata che prende acqua dal fiume per irrigare le piantagioni di cotone, che oltretutto hanno sostituito, eliminandola, la flora precedente.

Quindi non una denuncia, ma un invito a riflettere su come un progetto utile possa avere anche delle ricadute negative. In questo senso le 30 immagini, selezionate con l’aiuto della photo editor presso Internazionale Rosy Santella, rappresentano un viaggio lungo sei anni nel quale viene documentato il lento stravolgimento di un sistema naturale e sociale.
La progressiva desertificazione, rappresentata dal lago Turkana e dalla difficoltà di reperire acqua, fino ad abbracciare uno stile di vita completamente contrario alla tradizione, rappresentato dall’immagine dei due uomini che contano i soldi. Si vendono animali per del denaro di fatto inutilizzabile. Non c’è infatti possibilità di accedere al confort dei beni occidentali, l’unica alternativa, rappresentata con la foto di un bar improvvisato, è quella di ubriacarsi.
Neanche la speranza di un miglioramento della vita si è concretizzata, la foto di quello che dovrebbe rappresentare un ospedale, è un esempio sufficiente di come il progresso possa non mantenere le promesse.

Un lavoro che con il passare del tempo, anno dopo anno, è diventato più faticoso, reso tale soprattutto dalla progressiva diffidenza delle popolazioni locali, che dalla loro accoglienza sono passati a un atteggiamento di chiusura, quasi violenta. Una rabbia crescente, alimentata dalla continua perdita di tutto, senza possibilità di riscatto. Etnie gettate nella miseria, vittime di un profitto che le ha estromesse dalla semplicità di una vita vissuta a contatto con la natura. Non meraviglia perciò l’immagine finale di una persona sola, inespressiva, svuotata, distante nello spirito, da quella iniziale.

Durante gli anni della costruzione della diga, numerosi articoli hanno raccontato le conseguenze prevedibilmente dannose, ma ciò non ha suscitato un grande interesse, tanto meno un dibatto pubblico, Fausto Podavini è dunque dell’idea che anche Omo Change, pur essendo un racconto fatto di immagini, non sia da meno.

Una serata intensa, dove i presenti hanno potuto conoscere un grande fotografo, con una grande umanità, altrettanta sensibilità e particolarmente disponibile a condividere le sue esperienze fotografiche.

https://www.worldpressphoto.org/collection/photo/2018/long-term-projects/fausto-podavini

Federico Emmi