Imaginary Mountains, di Linda Dorigo

“Da bambina papà mi diceva che bisogna avere rispetto della montagna. Io trovavo una sofferenza inutile svegliarsi nel mezzo della notte per vedere l’alba dalla cima. Non ci si attardava a fare colazione perché “prima di faticare non si mangia” – spiegava papà – così mi metteva qualche pezzo di cioccolata in tasca per quando avessi avuto fame. Il percorso che intercorreva tra il mio letto e il parcheggio dove lasciavamo l’auto prima della scalata era soporifero. Ancora buio, freddo nonostante l’estate. Nella prima parte del sentiero dormivo sulle sue spalle. A metà strada, quando iniziava il chiarore in cielo, saltavo giù e mi mettevo a chiacchierare. Allora papà mi ripeteva che bisogna essere rispettosi “in montagna non si urla”.

Sete di libertà. Rimorso. Illusione collettiva. Ambizione infinita. Qualunque siano le lenti attraverso cui si guarda all’anima del popolo curdo, le montagne sono il leitmotiv di una narrazione le cui origini risalgono a molto tempo fa. L’identità curda è stata a lungo imposta e interpretata attraverso un prisma politico-coloniale, spesso da parte di quegli stessi paesi e poteri che hanno cercato di cancellare del tutto la narrativa sul Kurdistan. Questo atteggiamento ha avuto delle conseguenze importanti sulla visione che il popolo curdo ha di sé stesso.

 “L’Oriente – ha scritto Edward Said – è un’invenzione europea, raffigurato sin dall’antichità come un luogo romantico e irrazionale, depravato, diverso, infantile”.

 “Imaginary Mountains” è un progetto partecipativo che intende documentare la relazione tra i curdi e le montagne, evitando gli stereotipi e l’esotismo che da sempre ha caratterizzato questa relazione. I curdi sono invitati a riflettere sulle montagne, sul loro valore e su come sono parte della loro vita oggi, come in passato, raccogliendo disegni, mappe, fotografie, poesie e materiale di archivio realizzati dai curdi per il progetto stesso.

Linda Dorigo