Santa Giulia ora pro nobis. Un lavoro fotografico di Luca Rotondo

Proponiamo con piacere uno dei recenti lavori fotografici di Luca Rotondo, fotografo di architettura e paesaggio, su una delle tante realtà italiane di cattiva gestione del territorio, raccontata fotograficamente con il giusto distacco oggettivo da reportage, ma anche con una sapienza geometrica e compositiva che rafforza ancor più il messaggio che si vuole trasmettere.

Luca Rotondo dice di sé:

La mia ricerca si focalizza nell’indagare il paesaggio, specialmente urbano o di confine. Il fine è duplice, da un lato si tratta di un tentativo di testimoniare determinate realtà urbane, come nel lavoro su Santa Giulia a Milano, dall’altro con il lavoro “ipotesi di paesaggio” la fotografia diventa un mezzo categorizzante del reale. Ipotizzare un paesaggio vuol dire scomporre il visibile nei suoi elementi, siano questi immediati all’osservatore o derivati dai piccoli indizi che ne anticipano la presenza e ne suggeriscono il valore. L’osservare del fotografo, viaggiando dal micro al macroscopico, tenta di ordinare per possibili categorie sintattiche i vari significati leggibili nel paesaggio ed ipotizza le definizioni dell’insieme di elementi che in questo si compongono.

Un altro suo interessante lavoro, “Ipotesi di paesaggio”, è visibile a questo link

Il piano di risanamento del quartiere Milano Santa Giulia, sede storica del terziario milanese, sviluppandosi su di una superficie complessiva di circa 1.200.000 m2, fra i borghi periferici di Rogoredo e Morsenchio, che fino a pochi anni fa ospitavano rispettivamente le acciaierie Radaelli e gli stabilimenti chimici Montedison, si pone come la più estesa opera di riqualificazione di aree ex industriali in Europa. Il progetto, curato dall’archistar Norman Foster, aveva il fine ultimo di creare la “città nella città”, cosi` come fu definita da progettisti e investitori.
I problemi, tuttavia, non tardarono ad arrivare. Il 19 Luglio 2010 la Guardia di Finanza esegue il sequestro preventivo dell’intera area in quanto, secondo le indagini già avviate nel 2009, il terreno e la falda acquifera sottostante sarebbero risultati inquinati da sostanze pericolose per l’ambiente e la salute. I lavori di bonifica del terreno vennero mal gestiti portando come risultato ad una solamente parziale bonifica del terreno che risulta perciò ancora parzialmente inquinato. Lo stato attuale del progetto Montecity vede il quartiere diviso in due macroaree: una con edificazioni poste in essere su terreni e falde acquifere gravemente inquinate e malamente bonificate, l’altra che risulta interamente inedificata, mai bonificata e in attesa che se ne determini l’utilizzo.
Il lavoro “Santa Giulia Ora Pro Nobis” è frutto di una ricerca a due tappe, la prima nel Gennaio 2013, la seconda ad Agosto 2013. Dagli scatti emerge un senso di indeterminazione, come di sospensione .Attesa.  L’attesa che il quartiere divenga finalmente “vivibile” per i cittadini. L’attesa di questa Santa Giulia che deve ancora nascere, tra nebbia ed erba secca stenta un bozzolo di città, che piano piano riacquista le forze, si ripulisce e comincia a vivere.  Le fotografie, scattate a sei mesi di distanza, testimoniano la lentezza agonizzante del cambiamento, sempre più atteso e ancora così lontano.