Il fotogiornalista indonesiano Garry Lotulung ha costruito un corpus di lavori che indaga il fragile intreccio tra esperienza umana, cambiamento sociale e crisi ambientali. Dalla documentazione dell’emergenza COVID-19 in Indonesia alla denuncia delle minacce che incombono sulle foreste pluviali di Halmahera, la sua attenzione si concentra su quelle storie che troppo spesso restano ai margini. Nato a Manado, nel Nord Sulawesi, e oggi con base a Giacarta, le sue immagini sono state pubblicate da importanti testate internazionali. Dal 2022 collabora regolarmente come corrispondente e stringer con l’agenzia di stampa internazionale Anadolu.


Dopo la laurea, Lotulung ha proseguito la sua formazione alla Antara Photojournalism Gallery, dove ha mosso i primi passi nel mondo della fotografia. “È stata un’esperienza straordinaria per un principiante come me”, ricorda. Tra il 2015 e il 2016 ha svolto uno stage presso Reuters, ricevendo una formazione intensiva in contesti di reportage difficili. L’esperienza, racconta, gli ha insegnato a lavorare in modo efficace e sicuro anche sotto pressione. Nel 2016 è entrato nella redazione di KOMPAS.com come fotografo staff e, nel 2022, ha scelto di intraprendere la strada del fotogiornalismo indipendente, dedicandosi a progetti personali di piu’ ampio respiro.
Oggi, da fotografo indipendente, Lotulung si dedica a progetti a lungo termine che esplorano la società, le persone e le minacce ambientali. “Le mie fotografie sono capitoli di una storia che attende di essere raccontata”, afferma. “Non sono scatti casuali, ma immagini pensate per costruire un racconto.” Il suo obiettivo è suscitare emozioni e stimolare il dialogo: “Voglio che le mie fotografie mettano in discussione le certezze, generino conversazione e siano testimonianza della bellezza, della lotta e della forza del mondo.”


Tra i temi più urgenti affrontati da Lotulung c’è la crisi dei rifiuti in Indonesia, con progetti a lungo termine, spaziano dai rifiuti domestici che intasano i fiumi di Giacarta alla cattiva gestione dei rifiuti medici durante la pandemia di COVID-19. Più recentemente, ha rivolto l’attenzione ai rifiuti plastici importati a Giava Orientale, un problema cronico che il governo non ha ancora saputo risolvere. Le sue fotografie ritraggono persone che vivono e lavorano tra immense distese di rifiuti — scene che lui stesso definisce “apocalittiche e spaventose”. Eppure, in mezzo a quel caos, emerge la forza di chi, nonostante i rischi, raccoglie plastica, tessuti e carta per il riciclo. “Queste persone sono veri eroi”, sottolinea. Il progetto mette in luce le pesanti conseguenze sanitarie e ambientali della crisi: in alcune aree, l’aria inquinata prodotta dalle fabbricazione di tofu e calce — dove i rifiuti vengono bruciati come combustibile — si mescola alle acque reflue delle attività di riciclo, generando un ambiente tossico e insalubre.


Le radici indonesiane di Lotulung sono una risorsa preziosa per conquistare la fiducia delle comunità con cui lavora. Grazie alla profonda conoscenza della cultura locale, si ispira a valori come gotong royong (cooperazione reciproca) e tata krama (etichetta sociale), prendendosi il tempo per costruire un rapporto autentico — spesso a partire da una semplice conversazione davanti a un caffè — prima ancora di scattare la prima fotografia. “E’ un modo per far capire che li vedo come persone, non solo come soggetti davanti all’obiettivo”, spiega. Questa sensibilità culturale è fondamentale quando si lavora con comunità vulnerabili o ai margini della società.
La pandemia di COVID-19 ha segnato un capitolo decisivo della sua carriera. Per due anni, Lotulung ha documentato ospedali, obitori, cimiteri e squadre di evacuazione. “Sembrava una guerra,” ricorda. “Quasi ogni giorno vedevo famiglie piangere, persone in condizioni critiche, e individui morire per mancanza di ossigeno.” Nonostante i rischi, ha continuato a lavorare, determinato a mostrare la realtà e contrastare la disinformazione. Quel lavoro gli è valso un Pictures of the Year Asia (POY) e diversi riconoscimenti internazionali.



Lotulung riconosce che i premi portano visibilità e facilitano la presentazione di nuovi progetti, perché gli editori tendono a preferire fotografi già affermati. Il suo reportage sull’estrazione del nichel in Indonesia ha vinto anche agli Istanbul Photo Awards. Eppure, sottolinea, i riconoscimenti non sono il suo obiettivo. “Le fotografie possono solo servire come promemoria di ciò che è accaduto,” afferma. “Se faccio bene il mio lavoro, l’immagine dovrebbe suscitare empatia e preoccupazione. Poi, spetta a chi detiene il potere agire.”
Il suo progetto in corso sull’estrazione del nichel a Halmahera ne è un esempio emblematico. Dal 2023 Lotulung documenta l’impatto dell’industria del nichel nel Sulawesi Centrale e nelle Isole Maluku, epicentro della produzione indonesiana. Il suo lavoro si concentra sulla comunità indigena O’Hongana Manyawa, conosciuta come il “Popolo della Foresta”, profondamente legata alla propria terra. Il progetto rivela il costo umano della corsa globale all’energia pulita, mostrando come la corsa al nichel. Per due anni, Lotulung ha documentato ospedali, fondamentale per le batterie dei veicoli elettrici — stia minacciando sia gli ecosistemi sia i modi di vita tradizionali. Gli O’Hongana Manyawa, tra gli ultimi cacciatori-raccoglitori nomadi dell’Indonesia, hanno visto le loro foreste ancestrali ridursi rapidamente. Le fotografie di Lotulung mettono a confronto paesaggi intatti con immagini della Weda Bay Industrial Estate, la più grande miniera di nichel al mondo, mostrando fiumi inquinati, terre rosse e spoglie, colonne di fumo, camion e crisi sanitarie come l’aumento delle infezioni respiratorie.


Documentare questa storia ha richiesto tempo, fiducia e cooperazione con gli attivisti locali. “Guadagnare la loro fiducia è stato un processo lungo e fondamentale. Ho dovuto affidarmi a fixer e attivisti che avevano già instaurato rapporti con loro. Non era un lavoro di ‘parachute journalism’. Servivano pazienza, rispetto e un vero impegno per comprendere la loro cultura e le loro consuetudini,” racconta.
Accedere alla sorvegliatissima area industriale di Weda Bay ha rappresentato un’ulteriore sfida, ma l’uso del drone da parte di Lotulung si è rivelato decisivo per raccontare la portata della deforestazione e dell’espansione industriale. Lo sguardo dall’alto offre una prospettiva più ampia e una comprensione del contesto che dal suolo resterebbero invisibili. Sebbene la fotografia con drone sia ancora poco diffusa nel fotogiornalismo contemporaneo, Lotulung la utilizza con intelligenza e misura, integrandola con naturalezza nel suo linguaggio visivo. Non si tratta di un espediente tecnico, ma di uno strumento narrativo che rafforza il racconto. Le sue immagini aeree non distolgono l’attenzione dalla storia: al contrario, ne amplificano l’urgenza, rivelando la portata della distruzione ambientale e la vulnerabilità delle comunità coinvolte. Combinando il reportage tradizionale con la visione offerta dal drone, Lotulung lascia che sia la storia a prevalere, superando lo sguardo del fotografo e offrendo una narrazione più immersiva e profonda.



Guardando al futuro, Lotulung sta lavorando a Indonesia’s Drowning Land, un progetto a lungo termine sugli effetti devastanti dell’innalzamento del livello del mare lungo la costa di Giava. Per lui la missione è chiara: “Non molte persone hanno la fortuna di poter dire di aver trovato la propria vocazione, ma io sì,” riflette. “In un modo o nell’altro, continuerò a raccontare storie internazionali su questioni globali.”


Seguendo la tradizione dei fotogiornalisti che ammira, come James Nachtwey, di cui cita spesso le parole, Lotulung vede il suo lavoro come una testimonianza. Testimoniare, registrare, ricordare. E, soprattutto, fare in modo che le storie che racconta non possano essere ignorate.
Silvia Donà