Erika Pezzoli – Artemis

Nel contesto della XXIII edizione del festival di Fotografia Etica di Lodi tra i lavori presentati nella shortlist del Master Award 2022 troviamo “Artemis” di Erika Pezzoli; il lavoro è in mostra al Festival dal 24 settembre al 23 ottobre 2022.

Erika è una giovane fotografa di Crema, da tempo si dedica al fotogiornalismo e ci parla di storie. Storie di donne, di ragazzi, di vita quotidiana.

Nel lavoro fotografico presentato a Lodi Artemis, dea della caccia, della foresta, degli animali selvatici, delle iniziazioni femminili e della luna è Carola.

Carola è una delle pochissime cacciatrici in Val d’Aosta, come recita la presentazione del progetto al Festival della Fotografia Etica di Lodi «Carola fa parte del 2% delle cacciatrici donne in Valle d’Aosta e ha scelto di consumare quasi unicamente la carne degli animali che caccia: cervi, camosci e caprioli. In questa regione per “caccia” si intende quella di selezione, monitorata e gestita dall’Assessorato all’Agricoltura e alle Risorse Naturali, dal Comitato per la Gestione Venatoria e dalle Guardie Forestali, a tutela della biodiversità. Il cacciatore per Carola è il ruolo naturale dell’essere umano, inteso come predatore.».

Benvenuta. Vorresti parlarci di te e di cosa rappresenta per te raccontare storie fotografando?

Ho iniziato a fotografare da giovanissima durante le scuole superiori, mi sono diplomata come Perito Meccanico. Dopo due mesi di lavoro come disegnatore meccanico era chiaro in maniera inequivocabile che non sarebbe stata quella la mia strada e che il mio più grande desiderio era vivere con la macchina fotografica in mano, così nel novembre del 2014 mi sono iscritta allo IED.

La fotografia rappresenta per me il mezzo più adatto ad esprimermi, quello che mi permette di raccontare la mia visione del mondo.

Amo da sempre anche scrivere, ma con la scrittura non riesco ad arrivare alla stessa profondità che invece raggiungo con le immagini. In uno scatto riesco a raccontare emozioni che, probabilmente, esprimerei con più difficoltà usando le parole.

Artemis - © Erika Pezzoli
Artemis – © Erika Pezzoli

“Artemis” coinvolge, oltre a te, Carola. Come è nata l’idea e come si è sviluppata?

Ho conosciuto Carola in occasione di un altro lavoro; è una ragazza minuta, ha una dolcezza disarmante.

Ha iniziato quasi per caso a raccontarmi del suo mondo e della caccia.

Prima di incontrarla, come tanti altri, avevo un’idea sostanzialmente negativa di questa pratica. Mi ha affascinato il modo in cui me ne ha parlato, la naturalezza con cui l’ha fatto e il rispetto che ha per l’ambiente e la natura.

Più di due anni dopo dal nostro primo incontro abbiamo iniziato a scattare per “Artemis” affrontando insieme, passo dopo passo tutta la storia.

Trovo che nelle immagini che compongono “Artemis” ci sia una scelta stilistica e tecnica precisa, come è nata?

Avevo in mente la morbidezza delle immagini di Evgenia Arbugaeva, fotografie coinvolgenti, avvolgenti. E anche “Atlas of the first snow” di Elena Anosova; penso che in qualche maniera alcune immagini si siano sedimentate nella memoria.

L’idea era raccontare la storia nella maniera più pulita ed efficace possibile, cercare soprattutto di raccontare nel modo migliore un tema potenzialmente controverso.

Artemis - © Erika Pezzoli
Artemis – © Erika Pezzoli

Nella didascalia che sul tuo sito – http://www.erikapezzoli.com – accompagna Artemis emergono temi a prima vista inconciliabili con l’argomento trattato: la caccia.  Come si conciliano, appunto, la caccia, l’etica, l’ecologia, la natura e la femminilità?

Nei racconti di Carola non c’è alcuna traccia di crudeltà né tantomeno quell’atteggiamento da spaccone con cui spesso immaginiamo i cacciatori. Al contrario, è una persona enormemente inserita nell’ambiente naturale per il quale ha un amore evidente. Osserva affascinata gli stessi animali di cui va a caccia, ne ha una profonda conoscenza. Sceglie di limitare il proprio consumo di carne esclusivamente a quella che caccia; una scelta che si rivela particolarmente sostenibile ed ecologica.

Va considerato che la caccia che pratica Carola è esclusivamente quella di selezione, utile al controllo demografico che contribuisce quindi sia al benessere del bosco che delle creature che lo abitano.

Il fatto che si tratti di una pratica messa in atto da una ragazza non le è di alcun ostacolo, né per la pratica stessa, né per quanto riguarda l’inserimento nel contesto con gli altri cacciatori, persone tra le quali non è strano sentire discorsi dall’approccio verso la natura simile a quello di Carola stessa.

Artemis - © Erika Pezzoli
Artemis – © Erika Pezzoli

In questi ultimi mesi c’è un argomento ricorrente anche fra i fotografi: la capacità di essere o meno parte integrante della natura determinerà la sopravvivenza del genere umano, in altre parole, tanto più il genere umano è integrato con l’ambiente naturale, ne conosce i ritmi, ne rispetta gli equilibri, tanto più si garantisce la sopravvivenza. Quanto e in che modo questo aspetto viene affrontato in “Artemis”.

Credo che “Artemis” sia un lavoro più incentrato sul racconto di uno spaccato di vita insolito e, se vogliamo, inaspettato piuttosto che un esempio univoco. In linea di massima penso che il modo migliore con cui possiamo trattare questo mondo (e non solo) sia la gentilezza il che comprende fare scelte con consapevolezza e serenità, cercare di fare il meglio possibile di quanto è in nostro potere. Difficilmente la penseremo tutti nello stesso modo, ma fa parte dell’arricchimento quotidiano confrontarsi con persone con un punto di vista differente, trovo che sia un’operazione fondamentale.

Ci sono nuove storie che ci racconterai a breve?

Nonostante il mio amore per gli spoiler in merito alle serie tv, non ne faccio mai per il mio lavoro. Posso dire però che sono sempre molto attenta a quello che mi succede, amo parlare con le persone, amo confrontarmi, amo ascoltare storie.

Un mio docente una volta mi ha detto «stai sempre attenta a tutto, soprattutto a quello che probabilmente non sta notando nessuno».

Matteo Rinaldi