La prima emozione che abbiamo provato, appena arrivati a Reggio Emilia, per partecipare all’inaugurazione dell’edizione 2023 del Festival di Fotografia Europea, è stato il contrasto forte del sibilo di un treno lanciato a 300km/h sopra le nostre teste appena usciti dalla stazione e la campagna silenziosa davanti ai nostri occhi.
Poco importa che piovesse, neanche troppo fastidiosamente a dire il vero, perché nell’aria c’era una gradevole atmosfera di festa, di curiosità, di orgoglio per via dell’importante riconoscimento ai Lucie Awards 2022 come miglior festival dell’anno. In un’atmosfera informale e amichevole, il nostro primo casuale e fortunato incontro è stato con il giovane fotografo Davide Degano, conosciuto all’esordio della sua carriera, quando abbiamo avuto il piacere di parlare del suo progetto “Sclavanie”, mentre a Reggio Emilia in mostra con “Romanzo Meticcio”, con il quale abbiamo condiviso una breve e felice chiacchierata.
“Europe Matters: visioni di un’identità inquieta” è il tema a cui fanno riferimento i progetti selezionati dalla direzione artistica del Festival, composta da Tim Clark (editor 1000 Words & curator Photo London Discovery), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia), e Luce Lebart (storica della fotografia, co-autrice del fondamentale volume Une histoire mondiale des femmes photographes, curatrice di mostre e ricercatrice sia per la Collezione dell’Archive of Modern Conflict che in modo indipendente). Un discorso sulla Storia dell’Europa contemporanea attraverso storie che si concentrano sui diversi temi e questioni che caratterizzano gli ultimi decenni: dalla guerra in Bosnia a quella in Ucraina, dalle minoranze oppresse, ai diritti osteggiati, dalla diversità all’inclusione, dai confini alle barriere ideologiche e fisiche, fino ad arrivare alla questione ecologica. Una storia dell’Europa percorsa fotografia dopo fotografia, con contributi di altissimo livello, che nel fermare il tempo, questo tempo per l’appunto inquieto, offrono gli strumenti critici che consentono di tematizzare la necessità di una forte identità comune, di un senso di appartenenza collettivo, di solidarietà. Con le parole dei tre direttori: «Cogliere la natura dell’Europa come comunità presenta inevitabilmente numerosi aspetti complessi e difficili: abbiamo selezionato dunque progetti fotografici che si soffermano in particolare sulle persone e sul tema dell’identità, affrontando temi come le politiche di inclusione ed esclusione e la presenza della storia e della cultura in questo momento storico. Il nostro intento è stato quello di esaminare la relazione fra vari concetti di identità nazionale e comunità democratica, nonché le realtà multiculturali dei singoli paesi europei, che hanno come scopo la ricostruzione, la solidarietà e i modi alternativi di vivere, vedere e comprendere insieme.»
Le mostre sono ospitate nelle sale dei Chiostri di San Pietro, in quelle dei Chiostri di San Domenico, nella sede di Palazzo da Mosto e a Palazzo dei Musei, rinnovando così la vocazione europea del camminare lento, all’interno di una città particolarmente ospitale, umanamente e architettonicamente. Le giornate inaugurali sono state molto intense e ricche di emozioni, giornate oltretutto condivise con un pubblico decisamente numeroso e affascinato. Siamo riusciti a realizzare alcune interviste, impossibili perché non programmate, se non fossimo stati supportati da un Press Office particolarmente efficiente che ha saputo reinventare la scaletta degli incontri dei protagonisti. Abbiamo così parlato con il curatore di Fotografia Europea Walter Guadagnini, realizzato un’intervista inaspettata con la curatrice della mostra a Camera Torino “Eve Arnold. L’opera 1950-1980” Monica Poggi. Particolarmente intensa la chiacchierata, tutta in francese, con Virginie Chardin curatrice della mostra “Sabine Weiss. Una vita da fotografa”. Belle e appassionate le interviste con Mattia Balsamini, Simon Roberts, Alessia Rolla e la coppia Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni.
Federico Emmi