C’È ANCORA DOMANI

Delia è una donna che vive a Roma nel 1946, in un contesto di povertà, violenza e oppressione. Sposata con un manesco e abusivo marito e madre di tre figli, cerca di sopravvivere tra le difficoltà quotidiane e i sogni infranti. Quando riceve una lettera, prende delle decisioni che cambiano la sua vita e quella della sua famiglia.

“C’è ancora domani” il film d’esordio alla regia di Paola Cortellesi ha la stessa natura della tipologia di fotografia scelta: il bianco e nero. È un film con luci, con alcune cose buone, ma anche con ombre, alcune cose che mi lasciano perplesso, che non mi spiego e alcune che proprio non mi piacciono.

BIANCO – CHE C’È DE BBONO

LA RECITAZIONE

Gli attori sono tutti in parte, credibili e capaci. C’è stato sicuramente un gran lavoro di casting. Non c’è un ruolo che non sia interpretato in maniera efficace. Questo è sicuramente il punto più forte del film e lo porta a essere un caso raro in un contesto italiano in cui poche volte le scelte di casting sono così centrate e riuscite. Buon lavoro delle casting director Sara Casani e Laura Muccino ed eccellente scelta finale degli attori da parte della Cortellesi. La Cortellesi ha chiesto lei direttamente a Valerio Mastrandrea di collaborare al film nel ruolo di Ivano, il violento marito. Inizialmente Mastandrea non era convinto che il ruolo si adattasse alla sua tipicità attoriale, in cui lui porta spesso parte di sé stesso, ma poi è stato convinto dalla Cortellesi.

Andiamo a vedere nello specifico alcuni attori:

Paola Cortellesi è un’attrice più che capace. Inoltre ha nelle sue corde attoriali il drammatico, ma soprattutto anche il comico e questo la rende un’attrice molto versatile. Il film ha scene sia drammatiche che comiche e queste sono interpretate sempre egregiamente. Si è scomodato il nome di Anna Magnani, ma questo paragone sembra un poco esagerato. Non è la volontà di sminuire la Cortellesi quanto il rimarcare che la Magnani è difficilmente raggiungibile sul profilo mimetico attoriale.

Nota a Margine: non basta l’ambientazione storica e il bianco e nero per definire questo film neorealista, come troppi hanno fatto. Il neorealismo raccontava la realtà presente nel periodo in cui veniva girato. “C’è ancora domani” è un film che ambientato nel 1946 ha come scopo programmatico di descrivere il 2023 e di essere propugnatore di un messaggio di tipo politico sul nostro di tempo.

Valerio Mastandrea è semplicemente perfetto perché: il pubblico odia il suo personaggio. Non ci sono sbavature e risulta sempre credibile. Non è facile interpretare un simile personaggio. L’unico dubbio sulla sua interpretazione è la scena in cui Ivano (Mastandrea) picchia ripetutamente Delia (Cortellesi):

Questa scena è stata resa registicamente (o in sceneggiatura) come un balletto tra i due con l’accompagnamento del brano “Nessuno” di Mina. Sarebbe stato interessante chiedere alla Cortellesi il perché della scelta, considerato che poi la cosa quasi non è ripetuta nel film. Ma questa è una scena con molte botte e ci si chiede quanto forse Mastandrea si sentisse capace di recitare una tal scena. C’è anche da dire che coreografare e girare questo tipo di scene è molto complesso e difficile e forse la scelta del balletto è stato un escamotage, anche abbastanza riuscito, per ovviare al problema.

Romana Maggiora Vergano, diplomatasi alla Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté e con già all’attivo piccoli ruoli, nel ruolo di Marcella, la figlia di Delia e Ivano, dimostra di essere capace sia nei dialoghi sia nelle scene in cui è importante l’espressività facciale. Una brava giovane attrice a cui speriamo vengano concessi altri ruoli che le permettano di dimostrare la sua bravura.

Poi ci sarebbero tanti altri attori e attrici da ricordare come Giorgio Colangeli, Emanuela Fanelli… ma come abbiamo già scritto non c’è qualcuno fuori parte. La Cortellesi ha provato abbastanza con i suoi attori prima di girare e questo ha sicuramente giovato alle interpretazioni e alla direzione attoriale.

Potete leggere il casting al completo qui: cast

LA REGIA

La regia è la classica regia “invisibile” in cui non ci sono movimenti di macchina complessi, piani sequenza… cose che sinceramente non ci aspetteremmo ora dalla Cortellesi. Questa regia è pulita ed è adatta alla Cortellesi che è più concentrata sugli attori e sulla sceneggiatura. Non sappiamo quanto Riccardo Milani, il marito della Cortellesi, che è abbastanza famoso come regista e che precedentemente ha fatto l’aiuto regista di Moretti, Monicelli e Luchini, l’abbia consigliata a scegliere questa tipologia di scelta registica. Riteniamo che la Cortellesi, dato la quantità di film girati e le capacità, possa aver benissimo scelto da sola.

LA RICERCA STORICA

Bisogna ammettere che la Produzione della Wildside ha lavorato bene facendo ricerca documentaristica per ricreare scenari, props (oggetti di scena), costumi, trucco&parrucco ma anche visi che sembrino appartenere a quel periodo storico che è la Roma del 1946.

Per far ciò sono state anche utilizzate molto le fotografie e in particolare le foto de Archivio la bottega del ciabattino. Questo è un sito dove il fotografo Franco Senestro ha raccolto le foto del padre Giovanni dopo averle digitalizzate. Sono foto civili che raccontano i partigiani, la nascita della Repubblica Italiana, il voto nel 1946 e 1948 e molto altro. Vi consigliamo di visitare il sito. (certo Senestro é di Pancalieri (TO) e non di Roma ma che in un film italiano sia stata fatta una ricerca iconografica di questo tipo è già un eccezionalità.)

Foto di Votazioni:

Franco Senestro

GRIGIO – INZOMMA

La Fotografia e il Montaggio sono quasi marginali in questo film. Risultano abbastanza mediocri.

Un appunto: Il Cinema in Italia è spesso considerato come una realtà in cui contano solo gli attori e il regista e pochissimo vengono intervistate altre maestranze. Gli unici casi di maestranze intervistate che non siano attori e registi sono: costumiste (dalle riviste di moda) e scenografi (dalle riviste di architettura). Rispetto al contesto americano è a esempio sempre quasi impossibile capire con che macchina da presa e con che ottiche si sia girato; cosa che invece in un film americano si sa sempre. Questa è probabilmente un segno del provincialismo del nostro cinema.

LA FOTOGRAFIA

Il dop (direttore della fotografia) Davide Leone ha fatto una fotografia non eccezionale. È un bianco e nero comunque abbastanza piatto e un po’ televisivo. Sarà che prima ha fatto il dop sulla serie tv “Petra” di Maria Sole Tognazzi, con la Cortellesi come protagonista, in cui sempre la fotografia non è nulla di che.

I primi otto minuti del film sono girati in formato 4:3.

IL MONTAGGIO

La montatrice Valentina Mariani fa un lavoro sufficiente; tutto qui purtroppo. Forse a parte le scene coreografate di “pestaggio”, essendo la regia invisibile, non ha potuto fare altro.

NERO – QUA NUN CE SEMO

LA SCENEGGIATURA

La sceneggiatura è stata scritta da Furio Andreotti, Giulia Calenda e Paola Cortellesi. Lo spunto iniziale è stato della Cortellesi che ha detto ai due sceneggiatori: “Vorrei iniziare un film con una che si becca uno schiaffo solo per aver detto buongiorno”. Andreotti e Calenda hanno già precedentemente collaborato con la Cortellesi per i film “Scusate se esisto!“, “Gli ultimi saranno gli ultimi“, “Come un gatto in tangenziale” e “Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto“; le ultime due due commedie con buoni incassi e buon ritmo.

“C’è ancora domani” è strutturato quasi come un giallo in cui tutta la tensione drammaturgica ruota intorno alla misteriosa “lettera” ricevuta da Delia e che porterà scompiglio e scelte nella sua vita. Pur essendoci delle piccole sbavature la cosa risulta piacevole. Alcune scene, come ad esempio la scena del pranzo risultano ben scritte e ben introdotte precedentemente.

ma una scena che non funziona proprio è:

La scena dell’esplosione del bar è completamente sbagliata; per diversi motivi. Per spiegare il perché non funzioni bisogna spiegare come vi si è giunti, introducendo personaggi e situazioni che vanno a crearla.

Clelia trova una foto.

È la foto della famiglia di William, un soldato afroamericano della Polizia Militare, che è al posto di blocco. Delia gli consegna la foto e il soldato la ringrazia e giura eterna gratitudine. Nel corso del film cerca di sdebitarsi, le fa piccoli regali come delle tavolette di cioccolata. I due non si capiscono. Lui parla solo inglese. Lei parla solo italiano.

Clelia si accorge che Giulio Moretti, il fidanzato ufficiale di Marcella, è un violento e prevaricatore simile a suo marito Ivano. Deve fare qualcosa per salvare Marcella da un matrimonio e una vita piena di violenza e vessazioni simile alla sua.

Giulio Moretti è il figlio di un proprietario di un bar/gelateria. Gente arricchitasi durante la guerra con pratiche non etiche.

Il Bar esplode e i Moretti diventano poveri; sono inoltre costretti per sopravvivere a lasciare Roma e a tornare al paesello. Il fidanzamento non c’è più.

È stato William a far esplodere il locale.

È stata Delia l’ideatrice della cosa per liberare la figlia dal fidanzamento e non farle sposare un uomo violento come il padre.

Questi i fatti. Sicuramente l’esplosione è una scena a effetto che colpisce lo spettatore. Una bella scena. Tuttavia subito dopo nascono, se si riflette un minimo, dei problemi nello sviluppo e scelta della scena:

  • Perché un militare americano dovrebbe far esplodere un locale per ringraziare un’italiana che gli ha ritrovato una semplice fotografia?
  • William ,venisse scoperto, rischia la Corte Marziale per aiutare Delia?
  • Come ha fatto Delia a spiegare a William il problema e il piano dato che non si capiscono?
  • Ok far saltare il locale, ma il bar fa parte di un palazzo. Quindi Delia per salvare la figlia mette in pericolo la vita di eventuali persone che abitano sopra il bar?
  • È eticamente e moralmente corretto, per sfuggire alla violenza, utilizzare la violenza?

Sarebbe interessante chiedere il perché della scena agli sceneggiatori. Comunque questa scelta sembra davvero una brutta soluzione; molto brutta. Questo è un film “politico” è l’utilizzo della violenza da parte di Delia vanifica e distrugge tutto quello che viene espresso nel film.

LA COLONNA SONORA

Un’altra cosa che non funziona è la colonna sonora. L’utilizzo della musica contemporanea su scene del 1946 potrebbe anche funzionare, ma è l’uso che se ne fa a essere sbagliato. O meglio le canzoni in italiano sono centrate mentre le canzoni in inglese sono utilizzate solo per la musica ma hanno poco senso se si va a leggere il testo.

Le musiche contemporanee su scene del passato ha avuto uno sdoganamento con la serie “Westworld” ma la musica aveva sempre un senso e i testi erano legati al tema e alla narrazione.


La canzone commenta, almeno nelle intenzioni degli Outkast, la situazione della vita nei ghetti afroamericani in U.S.A. Che attinenza abbia con il film della Cortellesi è da capirsi.

CONCLUSIONI

Consigliamo di vedere il film e di farvi una vostra idea. Speriamo che gli punti che vi abbiamo fornito vi permettano di ripensare e criticare meglio il film dopo averlo visto.