Ogni volta che rientriamo a casa, una serie di gesti familiari segna il nostro ritorno. Questi piccoli rituali, pur nella loro semplicità, restituiscono un senso di ordine e appartenenza, riportando in qualche modo la tranquillità: posare le chiavi sulla console, appendere il cappotto, svuotare lo zaino, togliersi le scarpe. Recentemente, in modo del tutto inconsapevole, ho aggiunto un nuovo gesto a questa routine: posare anche la Fujifilm X-M5, subito all’ingresso. Non c’è nulla di sorprendente, dopotutto, considerando le sue dimensioni contenute, 335gr con batteria e memoria, che la rendono un oggetto pratico da portare sempre con sé, quasi al pari delle chiavi di casa, tanto da farla diventare anch’essa parte integrante di questo piccolo rituale quotidiano.
La Fujifilm X-M5 è una fotocamera che sa come farsi notare, unendo, come da prassi consolidata in Fujifilm, un design minimale, elegante e retrò a una tecnologia dalle prestazioni notevoli. È una delle recenti aggiunte alla Serie X del marchio nipponico, che ormai è sinonimo di eccellenza nel coniugare estetica e funzionalità in modo impeccabile.

Il Ritorno delle fotocamere compatte: un nuovo interesse per la qualità e il controllo nella fotografia
Come noto, il mercato delle fotocamere compatte ha subito una radicale trasformazione con l’arrivo degli smartphone. Infatti, queste fotocamere, un tempo così popolari, sono progressivamente scomparse dal mercato. Eppure, qualcosa ha iniziato a cambiare, precisamente nel momento in cui gli smartphone hanno cominciato a “imitare” anche nel modo di fotografare le fotocamere. Un esempio dei tempi mutati è certamente iPhone 16 la cui presentazione è stata largamente rivolta al modulo fotografico, in particolare a un nuovo tasto che di fatto rende il telefono una fotocamera compatta. Stiamo assistendo a un cambio di rotta, evidentemente c’è una nuova attenzione verso quegli apparecchi fotografici che offrono qualità e versatilità, ma senza l’ingombro dei sistemi professionali.
Gli smartphone, pur essendo incredibilmente sofisticati, hanno raggiunto o stanno raggiungendo la loro capacità di soddisfare le esigenze di chi desidera una fotografia più consapevole. Quelle caratteristiche di punta, unite a un esasperante automatismo, stanno spingendo le persone verso la ricerca di un sensore più grande, di una maggiore gamma dinamica o, semplicemente, di un controllo più preciso sull’immagine. Non è casuale che gli appassionati abbiano cominciato a rivolgersi verso fotocamere compatte di alta gamma, rivitalizzando il mercato dell’usato, come le iconiche Fujifilm X100 o le Ricoh GR, per non parlare di tutte quelle fotocamere di 15 anni fa che stanno spopolando tra i giovanissimi. Queste fotocamere sono una soluzione ideale per chi cerca il salto di qualità rispetto al proprio telefono, senza rinunciare alla “compattezza” e alla “immediatezza”.

C’è anche un aspetto culturale che gioca sempre più a favore delle compatte. In un mondo frenetico e costantemente interrotto dalle notifiche, molti avvertono il bisogno di riscoprire il piacere di scattare con un dispositivo dedicato, capace di offrire un’esperienza più immersiva e di favorire una maggiore concentrazione sull’atto creativo. Non si tratta solo di un ritorno alla semplicità, ma di una consapevole scelta di qualità, dove il mezzo stesso diventa parte integrante del processo espressivo. D’altra parte, non va trascurato l’aspetto estetico, che spesso si intreccia con un certo fascino nostalgico. Fotocamere dal design rétro o minimalista, come quelle di Fujifilm, evocano un fascino senza tempo che attrae, soprattutto le generazioni più giovani, sempre più sensibili all’autenticità e alla bellezza dei dettagli. In questo contesto, si comprende anche il rinnovato successo della fotografia analogica e di quella istantanea, cornici di un fenomeno più ampio: il desiderio di strumenti che sappiano raccontare storie con personalità, autentiche, originali.
Perché questa rinascita possa consolidarsi, però, è necessario che i produttori riescano a trovare il giusto equilibrio tra qualità e prezzo, garantendo che queste fotocamere non siano percepite solo come un lusso per pochi, ma come un’opzione accessibile a chiunque voglia esplorare seriamente la fotografia. La chiave è innovare, senza perdere di vista l’essenza che ha sempre caratterizzato questi strumenti: semplici, discrete, tecnologicamente avanzate e “compatte”. Fujifilm è sempre attenta alle tendenze, ma le sue scelte non sono mai dettate esclusivamente dal marketing; al contrario, come evidenziato in altre recensioni, la fotografia rimane la priorità assoluta. Sull’onda di questo rinnovato fermento per le compattine, visibile soprattutto nelle grandi città d’arte, non poteva mancare una fotocamera compatta e avanzata nella gamma della Serie X.
La Fujifilm X-M5: compattezza e versatilità
La caratteristica più interessante della Fujifilm X-M5, come detto, risiede senza dubbio nelle sue dimensioni compatte, che la rendono una fotocamera estremamente versatile e, al tempo stesso, dotata dell’innegabile vantaggio di poter cambiare obiettivo. Certo, chi è abituato a fotocamere più grandi potrebbe inizialmente percepirla come “troppo piccola” e quindi meno comoda da impugnare. Non nego che la sensazione iniziale, soprattutto per chi utilizza fotocamere di dimensioni maggiori, sia di avere tra le mani un oggetto insolito per la sua compattezza. Nondimeno, ci si abitua rapidamente, scoprendo presto il piacere di portare con sé una fotocamera leggera e priva di ingombri. Un dettaglio che mi ha positivamente colpito è la possibilità, con alcune lenti compatte, di riporla nella tasca di una giacca, di un cappotto o di uno smanicato. Personalmente, l’ho usata prevalentemente con l’obiettivo XF 23mm F2 R WR, senza mai percepire alcun disagio. La sensazione? Quella di avere in tasca un mazzo di chiavi.

Tecnologia avanzata in una fotocamera compatta
Gli aspetti positivi non finiscono qui. Siamo abituati a vedere la stessa tecnologia su diversi dispositivi, più o meno ricchi di caratteristiche a seconda della fascia di prezzo. Con la Fujifilm X-M5 per la prima volta non mi è sembrato di avere una macchina fotografica economica tra le mani, tutt’altro: la combinazione sensore e sistema di messa a fuoco, sebbene sia venduta sotto i mille euro, la rendono comunque una fotocamera di alto livello. Il sensore è quello dell’apprezzatissima X-T4, da 26 milioni di pixel e l’invito è fin da subito quello di non lasciarsi sedurre dal fatto che viene descritto come “il sensore della generazione precedente”, di precedente ha ben poco, un bias da superare perché dopo qualche anno, conserva tutta la sua affidabilità e restituisce immagini di alta qualità, molto belle, molto Fujifilm. Il vero salto, rispetto alla X-T4, è il sistema di messa a fuoco, di quinta generazione e in questo caso, la differenza è notevole. Non mi ripeto, rimando ai nostri podcast e alle interviste e alle recensioni precedenti, sia della X-H2S, sia della X-T5. Per comodità, però, ricordo sinteticamente i punti di forza del nuovo sistema di messa a fuoco automatico: velocità, precisione e riconoscimento dei soggetti basata sull’IA. La velocità e la precisione, a sensazione, mi sembrano più efficienti rispetto ai modelli che si affiancano al sensore da 40 milioni di pixel, non potrebbe essere altrimenti visto il minor numero di pixel.

La ghiera delle pellicole: un tocco analogico nella fotografia digitale
Altro elemento interessante di questa Fujifilm X-M5 è la ghiera delle pellicole. Da quando Fujifilm ha investito nel settore mirrorless, ha sempre portato avanti la digitalizzazione delle proprie pellicole, così da permettere agli amanti del vecchio formato, di scattare anche in digitale con una Velvia, un’Astia, un’Across. Nel corso degli anni, in ogni nuovo modello è stata introdotta una nuova pellicola. Con la generazione 5 della Serie X, le pellicole disponibili, su tutta la nuova gamma, sono 20. Fujifilm non ha mai insistito molto su questo aspetto, complice anche il fatto che i loro fotografi hanno fin da subito compreso il valore aggiunto delle pellicole digitali. Recentemente, però, il pubblico è aumentato moltissimo e anche guardando in previsione un ulteriore ampliamente, Fujifilm a partire dalla X-T50, ha introdotto la ghiera fisica delle pellicole. La X-M5 è stata la prima fotocamera che ho usato per un lungo periodo con questa ghiera. La differenza con il passato è notevole, frazioni di secondo nella scelta che restituiscono una esperienza di utilizzo notevolmente differente. Selezionare una pellicola con la ghiera è quanto di più vicino a un rullino. Comoda anche la scelta di indicare la descrizione della pellicola sul monitor, indicando la corretta pellicola in funzione del tipo di soggetto fotografato. Viene da sé che è possibile scattare direttamente in jpg, il file è in linea con la qualità Fujifilm, ampiamente apprezzata.

La semplicità del design: senza mirino, ma con maggiore libertà
Un ulteriore punto di forza della X-M5 è l’assenza del mirino, una decisione che riduce ingombri e semplifica il design. Chi desidera il mirino può optare per la X-20, che condivide le stesse caratteristiche ma con questa aggiunta. La mancanza del mirino non compromette l’esperienza d’uso, anzi: il modello si avvicina al concetto di una fotocamera da smartphone, assecondando le richieste di una generazione abituata a fotografare direttamente dal display. La mancanza del mirino non limita l’esperienza di utilizzo, diversamente non si capisce come sia stato possibile in venti anni produrre miliardi di immagini, senza guardare da un buco, soprattutto, avete mai visto qualcuno portare il display dello smartphone all’occhio per fare scattare fotografie? Faccio mia la considerazione di Giulio Forti, contenuta nell’intervista del 2013: all’estero l’approccio alla recensione delle fotocamere si distingue per una maggiore attenzione a ciò che un modello può offrire, piuttosto che a eventuali difetti. Questo stile, che potrebbe sembrare a prima vista troppo indulgente, rappresenta un modo alternativo e costruttivo di valorizzare i lati positivi di un prodotto, evitando quell’eccessiva inclinazione a sottolineare gli aspetti negativi che, invece, sembra caratterizzare spesso il nostro approccio in Italia.
Fujifilm X-M5: ideale anche per i video
La Fujifilm X-M5 non dimentica neanche tutti quelli abituati a realizzare clip per i social. Nella ghiera delle modalità, c’è posto anche per la modalità V-Log, che permette di realizzare video in verticale, ma utilizzando la fotocamera in orizzontale, e di farlo con ben tre microfoni direzionali e un software funzionale, con diverse utili opzioni, come l’interruzione del video dopo un certo numero di secondi. Per migliorare ulteriormente l’esperienza di utilizzo in V-Log e dei video in generale, la X-M5 è dotata di un microfono da 3,5 mm e di un jack per cuffie; è pienamente compatibile con treppiede TG-BT1 con i suoi controlli integrati per avviare o interrompere la registrazione e zoomare, con gli obiettivi che lo permettono; è compatibile con la ventola di raffreddamento FAN-001, consentendo di prolungare i tempi di registrazione durante la ripresa video continua, senza utilizzare cavi aggiuntivi.

Fotografare con la Fujifilm X-M5: un’esperienza di creatività e divertimento
Confesso di aver utilizzato la X-M5 esclusivamente per fare fotografie, non ho fatto una prova tecnica, ma l’ho utilizzata per puro piacere. La prima cosa che mi sento di dire è che non ha senso confrontarla con i modelli superiori che hanno forme e pesi differenti, è una compatta nel vero senso della parola, ricorda la X-70, ma ottiche intercambiabili. Proprio questo è un aspetto interessante. Mi sono spesso domandato, durante la prova, se riproporre un modello di queste dimensioni a ottica fissa sarebbe stato meglio. Di certo ha il vantaggio di ridurre gli ingombri, ma allo stesso tempo, perde la possibilità di sperimentare una fotografia diversa. Negli ultimi anni, infatti, l’ottica fissa, in particolare quella grandangolare, viene spesso “aggirata” dal sensore ad alta risoluzione che consente di ritagliare l’immagine, anche direttamente in camera.

Con la X-M5 però ci sono delle ottiche che ne esaltano l’uso e al contempo mantengono gli ingombri contenuti. Penso soprattutto alle lenti molto compatte, ormai iconiche, particolarmente apprezzate, con apertura f2, quindi: XF 18mm F2 R, XF 23mm F2 R WR, XF 35mm F2 R WR, XF 50mm F2 R WR. Aggiungerei poi XF 27mm F2.8 WR. In combinazione con una di queste lenti, la X-M5, come per i modelli di fascia superiori, esprime tutto il suo potenziale. Chiaramente è possibile utilizzare tutte le ottiche della Serie X, anche i modelli ad apertura massima 1.4, così come gli zoom più luminosi su tutta l’escursione focale, ma onestamente, per quanto interessante e tecnicamente fattibile, il peso è tutto sbilanciato verso la lente, rendendo faticoso fotografare.
Conclusioni: la Fujifilm X-M5, la Compatta che non sacrifica la qualità
La X-M5 è una fotocamera per il walking photographer o come recentemente abbiamo scritto (ne ha parlato il nostro amico Mauro Salvemini) per l’umarells photographer. Nella fotografia di paesaggio, di occasione, ma soprattutto in quella urbana, la X-M5 stimola a fotografare e a farlo con divertimento. Si esce dalla classica postura del fotografo, per entrare in quella di uno sperimentatore puro, a metà strada tra la fotografia con il cellulare e quella con la classica fotocamera, abbracciando movimenti ispirati alla libertà e alla creatività.
Federico Emmi
Fujifilm X-M5 con diverse lenti della Serie X










Tutte le immagini sono di ©federicoemmi – la riproduzione è vietata
Caratteristiche Tecniche:
Voce | Dettaglio |
Nome del modello | FUJIFILM X-M5 |
Attacco obiettivo | Attacco FUJIFILM X |
Sensore immagine | 23,5mm x 15,6mm (APS-C) X-Trans CMOS 4 |
Pixel effettivi | 26,1 milioni |
Pulizia sensore | Vibrazione ultrasonica |
Processore immagine | X-Processor 5 |
Supporto memoria | SD, SDHC (fino a 32GB), SDXC (fino a 2TB), UHS-I |
Formati file immagine | JPEG, HEIF 10 bit, RAW 14 bit (RAF), TIFF 8/16 bit (conversione RAW in-camera) |
Risoluzione immagine | Fino a 6240 x 4160 (3:2); Modalità panorama: 9600 x 2160 (orizzontale) |
ISO (foto) | ISO 160-12800 (espandibile: ISO 80-51200) |
Compensazione esposizione | Foto: ±5 EV; Video: ±2 EV |
Stabilizzazione immagine | Solo digitale per video |
Velocità otturatore | Meccanico: 1/4000s; Elettronico: 1/32000s |
Monitor LCD | 3:2, touch screen snodabile, circa 1,04 milioni di punti |
Formato video | MOV, MP4 (6.2K, 4K, FHD); HEVC/H.265; compressione Long GOP |
Frame rate video | 6.2K: 29.97p; 4K: fino a 59.94p; FHD: fino a 240p |
Microfoni | Tre microfoni integrati, con impostazioni direzionali |
Impostazioni direzione microfoni | SURROUND, Priorità anteriore, Priorità posteriore, Priorità anteriore e posteriore |
Modalità V-Log | Sì, supporto per la modalità V-Log |
Autofocus | Ibrido intelligente (AF a rilevamento di contrasto e di fase); rilevamento soggetti (animali, auto) |
Modalità simulazione pellicola | PROVIA, Velvia, ASTIA, Classic Chrome, REALA ACE, PRO Neg. Hi, PRO Neg. Std, Classic Neg., Nostalgic Neg., ETERNA, ETERNA BLEACH BYPASS, ACROS, ACROS+Ye, ACROS+R, ACROS+G, Black & White, Black & White+Ye, Black & White+R, Black & White+G, Sepia |
Autonomia batteria | Foto: 330 scatti (modalità normale); Video: 6.2K circa 45 min |
Peso | Con batteria e scheda: 355g; Senza: 307g |