In questa affascinante intervista a Tum Wuthipol, designer della comunicazione e fotografo indipendente di Bangkok, ci addentriamo nel mondo della fotografia attraverso gli occhi di un artista che ha saputo trasformare la sua passione in una voce unica. Il suo viaggio è iniziato nel 2012, quando il trasferimento da Brisbane a Melbourne ha dato vita a un blog sul caffè che, al di là delle recensioni, si concentrava sull’atmosfera dei locali. È da questa esperienza che è nato un profondo amore per la fotografia, culminato nella creazione di progetti significativi come “Melbourne Brought Me Here” e “Aperture Brought Me Here“.
Oggi, la sua arte si distingue per l’uso audace dei colori e una visione minimalista che trascende il tradizionale ritratto urbano. In un contesto affollato come Bangkok, il suo lavoro è un invito a vedere oltre la superficie, escludendo la presenza umana per mettere in risalto le geometrie e le palette cromatiche che definiscono la città. In questa conversazione, esploreremo il suo approccio creativo, l’influenza della cromoterapia, l’importanza delle Zine e il ruolo dei social media nel mondo contemporaneo della fotografia. Un viaggio che non riguarda solo la destinazione, ma ogni singolo scatto che racconta una storia vibrante e personale.

Come è iniziato il tuo viaggio nella fotografia?
La fotografia ha sempre fatto parte della mia vita, ma la mia vera passione è emersa nel 2012, quando mi sono trasferito da Brisbane a Melbourne. All’epoca gestivo un blog sul caffè chiamato “Friends Told Me So”, che non si concentrava tanto sul sapore del caffè quanto sull’atmosfera dei locali. La fotografia, anche se con una semplice fotocamera compatta, era centrale nel progetto.
Qualche anno dopo, trasferendomi a Melbourne, ho trasformato questo progetto in un diario di viaggio fotografico, “Melbourne Brought Me Here”, con l’unico scopo di raccontare la mia esperienza attraverso le immagini. Il mio vero percorso fotografico è iniziato quando sono passato da una fotocamera compatta a una DSLR, che mi ha permesso di sperimentare diversi stili, dalla fotografia di strada alla fotografia notturna. Durante quel periodo ho avuto modo di entrare in contatto con molti fotografi, ma è stata Suzanne Phoenix ad avere l’influenza più profonda sul mio approccio attuale. Fotografa versatile, Suzanne ha una straordinaria capacità di cogliere l’eccezionalità dei momenti quotidiani. Da lei ho imparato non solo l’importanza degli aspetti tecnici, ma anche come osservare il mondo da prospettive inedite.
Nel 2016, dopo il mio ritorno a Bangkok, ho continuato a coltivare la mia passione e ho avviato un nuovo progetto, “Aperture Brought Me Here”. Con il tempo mi sono allontanato dalla fotografia di strada, avvicinandomi a uno stile più minimalista e geometrico, dove ho trovato la mia voce creativa. Le mie fotografie hanno per me un forte legame personale e preferisco presentarle in modo che il pubblico possa immergersi nel lavoro attraverso il design delle pubblicazioni. Per superare i confini tradizionali della fotografia, scelgo di utilizzare il design grafico per raccontare storie visive senza il bisogno di parole.
Friends Told Me So: https://friendstoldmeso.wordpress.com/
Melbourne Brought Me Here: https://www.instagram.com/melbournebroughtmehere



Guardando il tuo profilo Instagram, si ha la sensazione che i colori che vediamo non siano del tutto reali, come se ci fosse stata un’aggiunta di colore in post-produzione. Intervieni per enfatizzare il messaggio che stai cercando di trasmettere attraverso il colore? Il colore è più importante per te della forma?
Ciò che vediamo con i nostri occhi spesso non coincide con ciò che la fotocamera riesce a catturare. Nel mio caso, però, l’estetica vivida è diventata il segno distintivo del mio stile fotografico. Anche se può sembrare incredibile, i colori che appaiono nelle mie fotografie sono autentici, non alterati. Sono naturalmente attratto dai colori intensi e la loro ricerca è ormai parte integrante del mio processo creativo. Il mio modo di catturare i colori urbani non cela un messaggio preciso, ma piuttosto cerca di offrire una nuova prospettiva, presentando ciò che è familiare in una luce diversa. Tuttavia, le mie fotografie non si limitano solo al colore. Spesso includono forme geometriche che, insieme ai colori, amplificano l’impatto visivo, creando un’estetica forte e coinvolgente.



Hai un modo unico di vedere e ritrarre Bangkok. Una delle cose affascinanti nelle tue immagini, oltre al colore e all’approccio minimalista, è che non ci sono persone ritratte. In una città così popolata come Bangkok, questo sembra un forte contrasto. La presenza umana è difficilmente percepita. Qual è il motivo di questa scelta?
Credo che nella fotografia ci sia molto più di ciò che appare, soprattutto quando si sceglie di escludere la presenza umana. In passato scattavo prevalentemente foto di strada, ma ho trovato la mia vera essenza nel minimalismo. Questo stile mi dà una sensazione di serenità, aiutandomi a placare l’ansia. Da anni, infatti, affronto problemi di salute mentale, e fotografare persone mi metteva una pressione enorme, provocandomi spesso un crollo emotivo quando non riuscivo a catturare il momento giusto o la scena non mi soddisfaceva. I colori, invece, sono diventati la mia terapia, calmando la mente e aiutandomi a concentrarmi. Al di là delle mie sfide personali, credo che il minimalismo si realizzi quando non c’è più nulla da sottrarre. La presenza umana, nelle mie foto, rischia di distrarre dall’essenza delle geometrie urbane che cerco di catturare.


Le Zine sono una parte fondamentale del tuo lavoro. Hai anche un account Instagram dedicato interamente alla creazione di Zine (wuthipol.designs). Puoi dirci cosa sono le Zine? E come e perché hai iniziato a farle? Da dove trai ispirazione?
Una Zine è una pubblicazione autoprodotta, tradizionalmente realizzata a mano, che esprime contenuti molto personali e intimi, dalla vita quotidiana ai viaggi, fino alle opinioni politiche. Può assumere la forma di un’opera letteraria, una serie di illustrazioni o fumetti, o anche un progetto fotografico. Nel tempo, la definizione di Zine è evoluta. Oggi, nella cultura moderna delle Zine, si dice spesso: “una Zine è ciò che vuoi che sia”, e non deve necessariamente seguire la struttura di un libro. Può essere un flipbook, un volantino artistico, o altro. È assolutamente accettabile che una Zine sia grezza, spontanea e imperfetta; le Zine tradizionali, infatti, sono spesso stampate con nient’altro che una fotocopiatrice. Tuttavia, in Asia, i creatori di Zine contemporanei tendono a elevare questa forma d’arte, trasformando ciò che potrebbe sembrare economico e personale in prodotti professionali, degni di stare nelle librerie accanto ai libri d’arte più raffinati. Una Zine ha un significato speciale per l’artista, perché riflette la sua estetica e identità personale, diventando un pezzo prezioso e intramontabile.
Ho scoperto la cultura delle Zine a Melbourne. Tutto è iniziato con il Festival del Fotocopiatore e la Fiera delle Zine nel 2015-16. Ero affascinato dalla libertà creativa che una Zine poteva rappresentare, dall’infinita varietà di forme e contenuti che poteva includere, offrendo all’artista totale libertà espressiva. Negli anni ho sperimentato diversi formati. Spesso, i libri di fotografia sono percepiti come prodotti di alta arte, inaccessibili o costosi per molti giovani fotografi. Le Zine, con il loro carattere artigianale, offrono invece un’alternativa economica per esporre il proprio lavoro. Non solo semplificano il processo rispetto alla pubblicazione con una casa editrice, ma permettono anche di raggiungere nuovi pubblici e clienti al di fuori dei tradizionali canali dei social media.



So che sei molto interessato alla cromoterapia, sia nel suo significato che nelle sue implicazioni. Potresti dirci di più su questo argomento e come si relaziona al tuo modo di fare fotografia?
A dire il vero, non avevo inizialmente l’intenzione di esplorare la teoria del colore, specialmente in relazione alla fotografia. Come graphic designer, il mio lavoro si concentra costantemente sull’armonia visiva, in cui i colori giocano un ruolo fondamentale. Il mio approccio alla fotografia, quindi, non è solo una ricerca estetica delle palette cromatiche urbane, ma anche un modo per indagare come queste vengono utilizzate nel linguaggio visivo della città.
La mia recente mostra fotografica, intitolata “Urban Mess”, ha approfondito proprio questa tematica. Ospitata da Mesa 312, nel cuore di Chinatown a Bangkok, la mostra rifletteva sulle scelte cromatiche nell’architettura locale: sono dettate dall’istinto o sono frutto di decisioni deliberate? I colori, apparentemente caotici, che si vedono sugli edifici di Bangkok potrebbero seguire una logica ben precisa, forse legata al clima tropicale. Le palette vivaci e intense potrebbero avere una funzione pratica, resistendo meglio al sole rispetto ai toni più delicati. Quando infine questi colori si sbiadiscono, si trasformano in nuove sfumature, offrendo una soluzione funzionale che riduce la necessità di interventi di manutenzione.
Mi piace pensare che il mio stile fotografico, in particolare la mia documentazione della geometria urbana attraverso tonalità accese, offra una prospettiva che rappresenta autenticamente Bangkok. Va oltre il minimalismo, raccontando una storia visiva che cattura l’essenza della città.



Quali sono i tuoi pensieri sull’impatto che i social media, Instagram in particolare, stanno avendo sui fotografi e i creatori in generale?
Instagram esercita un’influenza notevole sul modo in cui i fotografi contemporanei scelgono di esporre e presentare il proprio lavoro online. Oltre alle sue funzioni algoritmiche, considero Instagram una potente piattaforma sociale per aumentare la visibilità e sensibilizzare il pubblico sulla propria fotografia. È come curare quotidianamente una mostra personale, sempre a portata di mano. Tuttavia, nonostante la sua praticità e accessibilità, alcuni fotografi possono sentirsi sopraffatti. Ho spesso la sensazione che, una volta condivisa sui social media, una fotografia perda parte del suo valore—non in termini di qualità, ma a causa del rischio di un’eccessiva esposizione che ne diminuisce l’importanza intrinseca.
Al contrario, partecipare a una mostra fotografica e acquistare una stampa crea una connessione emotiva più profonda con l’artista. Questa esperienza risulta sicuramente più memorabile e significativa rispetto a una semplice visione online. Per questo motivo, personalmente, evito di condividere i miei lavori migliori su Instagram; preferisco riservarli per future mostre, libri fotografici o fanZine. Ti lascio con una riflessione: ricordi i contenuti degli ultimi dieci post che hai visto su Instagram?
Quale obiettivo vuoi raggiungere con la fotografia?
Ritengo che il mio obiettivo attuale sia quello di andare oltre la fotografia e concentrarmi sul miglioramento della mia comprensione dei diversi “modi di vedere”. La percezione di un oggetto con i propri occhi è molto diversa da ciò che una fotocamera può catturare. Credo che la capacità di osservare un soggetto da prospettive multiple sia una chiave spesso trascurata per una fotografia di successo. Sorprendentemente, a volte una foto scattata con uno smartphone può risultare migliore di quella realizzata con una fotocamera professionale. È l’istinto creativo e un acuto senso dell’osservazione che consentono di catturare un’immagine memorabile.
Qual è la cosa più importante che hai imparato lungo il percorso e che vuoi condividere con altri fotografi emergenti? Che consiglio daresti a un giovane fotografo alle prime armi?
La vita non riguarda solo la destinazione; è il viaggio che conta. La fotografia riflette questa stessa filosofia. Non esiste una “migliore” fotografia: ogni immagine porta con sé un significato e uno scopo unici. Non si tratta della quantità, ma della qualità che distingue il tuo lavoro da quello degli altri. Sebbene tu possa trarre ispirazione dai fotografi che ammiri, non è necessario emularli. Invece, cerca di scoprire la tua voce e il tuo stile distintivi.
Ricorda: sei tu la forza creativa, non la tua fotocamera! La capacità di osservare e la volontà di notare sono molto più importanti del possesso di attrezzature costose. Infine, considera di restituire qualcosa alla comunità. Se sei un fotografo di strada che documenta persone sconosciute, esprimi gratitudine: anche un semplice “grazie” può avere un grande impatto. Riconosci che, senza la loro presenza, non ci sarebbe alcuna fotografia.
Qual è il tuo quartiere preferito a Bangkok per scattare foto? E se fossi un turista, visitando Bangkok per qualche giorno, quale quartiere suggeriresti di visitare assolutamente?
Il mio quartiere preferito cambia nel tempo, ma attualmente, se dovessi sceglierne uno, sarebbe senza dubbio la mia città natale, Samutprakarn, comunemente conosciuta come Paknam. Situata a sud-est di Bangkok, è la provincia in cui sono cresciuto e dove continuo a vivere. Per i turisti avventurosi, consiglio di iniziare dalla stazione di Paknam, facilmente raggiungibile sulla linea del treno BTS Sukhumvit.
Il nostro distretto centrale si distingue da Bangkok per le sue numerose strade a senso unico, che formano un interessante schema ad anello attorno alla città. Paknam è una località affascinante, affacciata sul fiume, e i tramonti qui sono sempre spettacolari!
Silvia Donà