L’impossibile che diventa visione: un’illusione magistrale al Palazzo Reale
La trasposizione di un elemento primordiale come il mare in uno spazio geograficamente alieno costituisce forse la metafora più riuscita, per noi di Discorsi Fotografici, per interpretare l’articolata retrospettiva dedicata a George Hoyningen-Huene a Palazzo Reale a Milano. “Glamour e Avanguardia” si configura come un’operazione culturale di straordinaria complessità semiotica: portare nel cuore continentale e padano di Milano non solo le immagini del fotografo modernista, ma la sua stessa concezione ontologica della fotografia come creazione di mondi alternativi, come apparizione dell’impossibile attraverso raffinati procedimenti tecnici e concettuali. L’illusione del mare a Milano, città notoriamente priva di accesso diretto all’elemento marino (a meno di non voler includere l’Idroscalo tra gli scenari marittimi; convinzione diffusa, pare, solo tra i milanesi più anziani) rappresenta il paradigma epistemologico che sottende l’intero apparato espositivo: la capacità della fotografia di rendere presente ciò che è fisicamente assente, di materializzare l’immateriale attraverso un sapiente controllo tecnico, emotivo e intellettivo dei mezzi espressivi. È questa la lezione fondamentale che emerge dalle oltre cento stampe al platino disposte nei dieci ambienti tematici della mostra, capolavori di manipolazione percettiva che ridefiniscono i confini tra documentazione e costruzione.

George Hoyningen-Huene photographing
Rita Hayworth
1943
© George Hoyningen-Huene Estate Archives

Maggy Rouff
1939
© George Hoyningen-Huene Estate Archives
La trasfigurazione del reale: il caso emblematico dei Divers
Il principio generatore e fondante di questa concezione fotografica trova la sua espressione paradigmatica nell’episodio dei Divers (tuffatori)(1930), vera pietra angolare dell’estetica di Hoyningen-Huene.

Divers, Horst and Lee Miller, Swimwear by
Izod
1930
© George Hoyningen-Huene Estate Archives
Ciò che appare a un primo sguardo come semplice documentazione di una scena balneare mediterranea rivela, a un’analisi più approfondita, la sua natura di sofisticato artificio: l’immagine fu interamente costruita sul tetto degli studi parigini di Vogue, trasformando con perizia tecnica una piattaforma cementizia in un convincente scenario marino. Forse Hoyningen-Huene non si voleva spostare dalla sua Parigi come spesso Woody Allen non ha visto il suo orizzonte cinematografico oltre New York. Questo celebre episodio creativo supera la dimensione dell’aneddoto per assurgere a manifesto metodologico: la fotografia come spazio autonomo di significazione, dove la verità dell’immagine non dipende dalla corrispondenza con un referente esterno, ma dalla coerenza interna del sistema visivo creato dall’artista. Il mare di Hoyningen-Huene non esiste nella realtà fisica, eppure esiste con straordinaria potenza nell’universo semiotico della fotografia, perfetta incarnazione di quella “bellezza nascosta” che costituisce il nucleo concettuale della sua produzione. E noi ci facciamo convincere e vediamo il mare dove non c’è.
L’apparato tecnico come estensione del pensiero
La capacità di creare questa “impossibile presenza” si fonda su un sistema tecnico rigoroso, dove l’apparecchiatura fotografica trascende la funzione strumentale per divenire autentico dispositivo filosofico (cosa poi fatta, ad esempio, in modo chiaramente diverso e con apparecchiature completamente diverse, anche da Ghirri). Le camere di grande formato con negativi in vetro predilette da Hoyningen-Huene, De Vry e Graflex 8×10, rappresentano l’estensione materiale di una precisa posizione teoretica: la fotografia come atto di meditazione e trasformazione ontologica della realtà percepita.

Ritratto di George Hoyningen-Huene, Parigi
1937
Photo Roger Schall © Schall Collection
Il pesante banco ottico con la sua capacità di controllo millimetrico sulla prospettiva, i negativi in vetro dalla definizione cristallina, il treppiede robusto che impone tempi di posa meditati, gli obiettivi a focale fissa che richiedono un preciso posizionamento spaziale: ogni elemento dell’arsenale tecnico di Huene partecipa attivamente alla costruzione di un dispositivo integrato finalizzato alla trasfigurazione formale del reale. Anche quando, negli anni Quaranta, adotta parzialmente la più agile Rolleiflex per rispondere alle esigenze del reportage di viaggio, mantiene inalterata la concezione fondamentale della fotografia come manipolazione consapevole della realtà visiva.
La dialettica tra tradizione classica e sensibilità modernista
L’operazione del “mare milanese”, sia nella sua accezione letterale relativa ai Divers, sia nella sua dimensione metaforica riferita all’intera mostra, rivela un altro aspetto cruciale dell’approccio di Hoyningen-Huene: la sua straordinaria capacità di sintetizzare tradizione classica e pulsione modernista in un linguaggio visivo profondamente originale. Il suo sistema compositivo attinge consapevolmente al repertorio dell’arte classica e rinascimentale, integrandolo con elementi delle avanguardie contemporanee in un equilibrio formale di rara efficacia. Emblematico di questa sintesi è Horst Torso (1931), dove il soggetto, ripreso in una posa che evoca esplicitamente la statuaria ellenica, è illuminato secondo parametri che replicano la luce dell’Acropoli al tramonto, creando un ponte temporale che collega la classicità antica alla modernità fotografica.

Horst Torso, Paris
1931
© George Hoyningen-Huene Estate Archives
Tuttavia, questa operazione culturale complessa non si esaurisce nella citazione formale, ma rappresenta una vera e propria attualizzazione del classico attraverso il dispositivo fotografico modernista: le figure di Huene, pur nella loro potente fisicità scultorea, esistono in uno spazio-tempo indefinito, sospese tra l’atemporalità del mito e la contingenza della contemporaneità. A latere vorremmo esprimere il nostro dispiacere per come il nudo maschile sia così poco fotografato, se non in contesti minori e specifici, quasi che la fotografia, o meglio i fotografi, non riescano ad apprezzare un nudo che non sia il nudo femminile.

Josephine Baker
C.1929
© George Hoyningen-Huene Estate Archives
La componente surrealista: il mare come proiezione mentale
L’analisi dell’illusione marina creata da Huene rivela anche la profonda influenza del surrealismo sulla sua visione artistica. La frequentazione degli ambienti d’avanguardia parigini da Picasso a Man Ray, a Jean Cocteau, ha impresso un’impronta indelebile nel suo linguaggio visivo, manifestandosi in quella che potremmo definire una “poetica del disorientamento percettivo controllato”. Le sue composizioni introducono spesso elementi di straniamento cognitivo: accostamenti insoliti, manipolazioni della realtà fisica, atmosfere sospese che evocano la dimensione onirica cara ai surrealisti. Tuttavia, a differenza del surrealismo più ortodosso, orientato all’emersione dell’inconscio attraverso l’automatismo psichico, Huene opera una rigorosa razionalizzazione dell’elemento perturbante, disciplinando l’irrazionale in strutture formali rigorose. Il suo è un surrealismo apollineo, dove il perturbante viene incanalato in composizioni di impeccabile equilibrio formale. In questa prospettiva teorica, il mare dei Divers assume una valenza profondamente simbolica: esiste primariamente come proiezione mentale, come costrutto immaginativo. È in questo gioco visivo che il fotografo manifesta la sua straordinaria modernità concettuale: la fotografia non come registrazione passiva del reale, ma come costruzione attiva, messa in scena, invenzione di mondi possibili. Il mare, in questo sistema semiotico complesso, è un’idea prima ancora che un elemento naturale, un concetto visivo la cui verità risiede nella sua capacità di suscitare emozioni autentiche, indipendentemente dalla sua esistenza fisica. La grandezza di Hoyningen-Huene è riuscire a trasformare il caos, lo ctonio, il femminile e il dionisiaco che è il mare, in una quella cosa estremamente controllata e apollinea che è la sua Fotografia.

Portrait of the Dalís in L’Instant Sublime
1939
© George Hoyningen-Huene Estate Archives

Reflections … Miss Hubbell
1930
© George Hoyningen-Huene Estate Archives

Lee Miller and Agneta Fischer
1932
© George Hoyningen-Huene Estate Archives
L’allestimento come discorso metafotografico
La mostra milanese, curata con straordinaria sensibilità da Susanna Brown, propone implicitamente una lettura metafotografica dell’opera di Huene attraverso la sua articolazione in dieci ambienti tematici. La scelta di privilegiare una suddivisione concettuale piuttosto che cronologica favorisce l’identificazione di nuclei tematici ricorrenti e l’emergere di una visione sincronica della sua produzione, enfatizzando la coerenza interna del suo sistema estetico al di là delle variazioni stilistiche contingenti. Una scelta estremamente razionale che si conforma e adatta perfettamente al pensiero fotografico di Hoyningen-Huene. La qualità materica delle stampe esposte, molte delle quali realizzate con la pregiata tecnica al platino-palladio, partecipa attivamente a questa operazione interpretativa. Come sottolinea la curatrice, queste stampe presentano “una superficie lussureggiante e opaca, apprezzata per la sua raffinata qualità e la ricca gamma tonale”, caratteristiche che non sono meramente decorative ma profondamente costitutive del significato delle immagini. Particolarmente significativa, nel contesto del nostro discorso sul “mare milanese”, è la sezione dedicata alle illusioni marine, dove la giustapposizione delle immagini apparentemente marittime e dei documenti relativi al loro processo di realizzazione crea un affascinante cortocircuito visivo che esplicita la natura costruita dell’immagine fotografica. Questo approccio espositivo, che rivela i meccanismi di costruzione dell’illusione pur preservandone la potenza visiva, costituisce un’efficace strategia metadiscorsiva che invita il visitatore a riflettere non solo sulla bellezza delle immagini, ma sui processi di significazione che le rendono possibili.
Il mare a Milano: un’esperienza che non dovete perdere
E in cui dovete perdervi. Visitare questa straordinaria esposizione significa immergersi in un universo visivo di rara complessità concettuale, dove l’impossibile diventa visibile attraverso la maestria tecnica e la profondità intellettuale di uno dei più influenti fotografi del Novecento. Il “mare a Milano” creato da Hoyningen-Huene non è solo una metafora suggestiva, ma un’autentica esperienza percettiva che ridefinisce i confini tra realtà e rappresentazione, tra documento e creazione. La mostra “Glamour e Avanguardia” a Palazzo Reale rappresenta un’occasione imperdibile non solo per gli appassionati di fotografia, ma per chiunque sia interessato a comprendere i meccanismi profondi della costruzione dell’immaginario visivo contemporaneo. Attraverso le immagini di Huene, il visitatore è invitato a riflettere sulla natura stessa della fotografia come dispositivo di creazione di mondi possibili, come strumento epistemologico capace di rendere visibile l’invisibile. In un’epoca caratterizzata dalla proliferazione incontrollata delle immagini digitali e dalla crisi del concetto stesso di verità fotografica, l’approccio di Hoyningen-Huene, fondato su un rigoroso controllo formale, un’approfondita consapevolezza storica e una trasparente metodologia creativa, offre strumenti critici preziosi per navigare nel complesso panorama visivo contemporaneo. È pertanto fortemente consigliabile non perdere questa straordinaria occasione espositiva: un’opportunità unica per confrontarsi con un maestro della fotografia che ha saputo trasformare l’impossibile in realtà visiva, portando il mare a Milano attraverso la magia trasformativa dell’arte fotografica. Un mare che non esiste geograficamente, ma che si materializza con straordinaria potenza emotiva nelle sale di Palazzo Reale, confermando la capacità dell’arte di superare i limiti della realtà fisica per creare universi paralleli di inesauribile ricchezza semantica.
È una mostra da vedere anche solo per vedere. La qualità estetica è spettacolare. Rimarrete senza parole come la prima volta che avete visto, da piccoli, il mare.
INFORMAZIONI
GEORGE HOYNINGEN-HUENE. Glamour e avanguardia
A cura di Susanna Brown
Milano, Palazzo Reale
21 gennaio – 18 maggio 2025
INFO E PRENOTAZIONI

Serge Lifar and Olga Spessivtzeva as Bacchus
and Ariadne
1931
© George Hoyningen-Huene Estate Archives

Erna Carise
1930
© George Hoyningen-Huene Estate Archives