Il Giappone fotografico: Takehito Miyatake

Nel primo pomeriggio dell’11 marzo 2011 il Giappone è scosso dal più violento terremoto mai registrato in quella zona del mondo; sei lunghi minuti di tremore di magnitudo 9, ed il successivo tsunami che ha travolto le prefetture di Iwate e Miyagi, hanno lasciato dietro di sé una scia di 15.000 vittime, decine di migliaia di feriti e dispersi, ed il tristemente famoso disastro nucleare di Fukushima.

Quello giapponese è un popolo abituato ai sismi, che ha risposto rapidamente al disastro sia con opere di ricostruzione che, soprattutto, con lo stesso spirito di sopportazione e di resilienza alle avversità che ha permesso di lasciarsi alle spalle altri tipi di catastrofi, dall’incendio di Tokyo del 1923 (anch’esso susseguente ad un violento terremoto), alla sconfitta subita durante la seconda guerra mondiale, al crollo dell’economia negli anni ’90.

Il mondo occidentale ha assistito all’inspiegabile volontà di molti giapponesi di ritornare ad abitare i luoghi distrutti dal sisma, volontà resa ancor più “assurda” dalla contaminazione nucleare dei terreni intorno alla centrale di Fukushima. Cosa li portava ad accettare questo rischio? Tra coloro che hanno provato a rispondere a questa domanda, troviamo il fotografo Takehito Miyatake, esperto di fotografia naturalistica, che sul suo sito scrive: Anche dopo l’indescrivibile disastro del 2011, la gente rimane in questa terra. Perché continuiamo a vivere qui in balia di un potere così schiacciante della natura? Forse perché il rischio di vivere qui è compensato dalla straordinaria bellezza del paesaggio. La luce che crea quei paesaggi – questo è ciò che aspiro a catturare nelle mie fotografie.

Takehito Miyatake è noto per le sue fotografie di lunghe esposizioni di lucciole, eruzioni vulcaniche e spiagge inondate di bioluminescenza grazie a lucciole e calamari. Le sue pose, da lui denominate “la luce del Giappone”, possono durare tra i 15 secondi e i 30 minuti e sono radicate in un approccio fotografico quasi meditativo che egli assimila a una forma di poesia.

Una poesia che rivela il profondo rispetto per la forza della natura e un uso fiducioso e lirico della luce che si trova più spesso in pittura che in fotografia. Non sorprende quindi che le due principali fonti di ispirazione di Miyatake siano i waka, una forma classica della poesia giapponese e, appunto, il devastante terremoto del 2011: forza e grazia, distruzione e ricostruzione, sgomento e contemplazione, movimento e fissità.

Credo che la poesia waka sia molto simile alla fotografia naturalistica, commenta Miyatake, le poesie waka descrivono non solo le lucciole, ma anche un senso più ampio dell’ambiente, dello spazio, persino oltre l’esistenza attuale, fino al mondo in cui abitano gli amici del passato. Volevo iniziare a catturare questo mondo più ampio come fa la poesia waka quando ho visto allo stesso tempo le lucciole e le stelle.

Dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria Fotografica al Politecnico di Tokyo, nel 1988, inizia a lavorare come fotografo aziendale per testare nuove tecnologie di elaborazione fotografica.

Rimasto impressionato dalla dinamicità della fotografia di paesaggio di Yoshikazu Shirakawa, incontrato mentre era all’università, Miyakawa ha iniziato a fotografare la sua natura scattando con macchine fotografiche di grande formato durante il suo mandato in azienda. La natura della penisola di Kii, in particolare il cambiamento dinamico della forma dell’acqua, ha contribuito al primo periodo come fotografo naturalistico.

Decisosi a tornare nella città natale Tokushima, nell’isola di Shikoku, si è reso conto che avrebbe dovuto passare molto tempo in un luogo per poterne catturare la reale bellezza. Nel 2009, prima di concentrarsi sul terribile terremoto, riesce a realizzare uno spettacolare lavoro sull’eruzione del vulcano attivo Sakura-jima, realizzando anche un video di questo evento naturale. Questo suo lavoro, sia con il video digitale che con gli scatti fotografici, gli dona la fama mondiale.

Miyatake ha sempre considerato le sue fotografie come semplici “istantanee” delle tumultuose forze che hanno contribuito a dar forma al suo paese: Il bellissimo clima dell’arcipelago è stato creato dall’abbondante acqua pulita prodotta da grandi quantità di vapore proveniente dall’oceano. In questo senso, il Giappone è un paese d’acqua. L’acqua opulenta è un elemento importante che contiene e rispecchia una luce sensuale. L’energia dello sconvolgimento dinamico divide l’atmosfera e l’acqua intensifica la luce. Voglio catturare quella luce.

Silvio Villa