Quando è iniziata l’emergenza Covid ho pensato che avrei potuto realizzare un reportage di quello che sarebbe accaduto… Pessima idea! Prima di tutto perché per fare un buon lavoro ci vogliono tempo e pianificazione. Ed io non ho avuto né il tempo per fotografare e né la testa per pianificare. Poi perché ci hanno pensato in tanti, tantissimi altri (professionisti e non) con risultati che “Ste ma dove volevi andare”…
Però qualche foto l’ho fatta lo stesso… (e qualcun’altra me la sono fatta fare)… Col telefono… Per ricordare, un giorno, quel che sono stati per me questi due mesi.
Ho lavorato in 3 rianimazioni. Ho conosciuto nuovi colleghi e ne ho persi altri. Ho respirato per ore dentro tute e maschere con gli occhiali appannati e con il naso e le orecchie doloranti. Ho tremato temendo di portare qualcosa a casa. Ho imprecato quando non sapevo più come intrattenere mio figlio. Ho festeggiato i compleanni dei miei genitori via sms. Ha avuto paura, sonno, fame, caldo e freddo fuori e dentro. Ho cantato attraverso una radio e accarezzato la mano di una figlia attraverso un vetro.
Questo e molto, moltissimo altro è il mio piccolo, personale Covid-19.
Reportage di Stefano Grando
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