Perdersi nella fotografia è ancora possibile

La dodicesima edizione del Cortona On The Move è ufficialmente cominciata, inaugurata il 14 luglio 2022 con un’intensa, appassionante, a tratti emozionante, conferenza stampa, come di consuetudine, nella storica Piazza Signorelli. Appuntamento ormai fisso per gli amanti della fotografia, questa edizione in particolare era molto attesa, soprattutto per le due direzioni rinnovate. Da una parte Veronica Nicolardi, al decimo anno nella squadra organizzativa, ma ora nel ruolo importante e meritato di Direttrice del Cortona On The Move, dall’altra il fotografo Paolo Woods che arricchisce il suo percorso professionale ricoprendo la carica di Direttore Artistico del Cortona On The Move.

Diverse le novità in questa dodicesima edizione che arricchiscono ulteriormente l’offerta. Le mostre sono dislocate per la città di Cortona, continuando a rinnovare il profondo legame che c’è tra la proposta fotografica e il luogo che la ospita, così sentito che quest’anno chi arriva in treno, già alla stazione di Camucia troverà una nuova sede espositiva, entrando di fatto nel vivo del festival.

Me, Myself and Eye” è il tema scelto per questa edizione; Paolo Woods, persona molto garbata e gradevole, con il suo entusiasmo contagioso, è stato molto chiaro: «desidero che gli spettatori si interroghino su come la fotografia non sia mai assoluta, ma acquisisca diversi significati in base a chi li produce e chi li consuma. Il mio obiettivo è che vengano infranti i muri artificiosi tra fotografia ‘alta’ e ‘bassa’ e che i visitatori del festival ripartano da Cortona con la convinzione che la fotografia sia il linguaggio più adatto per decifrare il mondo che ci circonda.»

Obiettivo centrato, Paolo Woods ha avuto il pregio di aver posto domande importanti e intelligenti, evitando la polemica, le cui risposte sono le diverse mostre, brillanti, che compongono la dodicesima edizione del Cortona On The Move.

Il gruppo di fotografie raccolte sotto il titolo di “I Do (Si, lo voglio)” è una delle proposte che meglio affronta il tema della distinzione tra fotografia alta e bassa. Perché, infatti, la fotografia di matrimonio si deve considerare bassa? Perché è ritenuta meno rilevante nel caotico mondo dell’immagine? I diversi lavori in mostra rendono testimonianza dell’importante lavoro di memoria che i fotografi e le fotografe di matrimoni rendono alla società con il loro notevole impegno, dal come ci si veste, ai luoghi stessi del matrimonio, alla scelta di scenografie uniche, belle, appariscenti, fatiscenti, esagerate, goffe, ma pur sempre testimonianza di un giorno “speciale”.

Viene, inoltre, affermato con forza il concetto che è fotografia anche quella non strettamente realizzata da un fotografo o da una fotografa, laddove la bellezza e per certi aspetti la genialità viene per la prima volta considerata. Meritevole, pertanto, la proposta di Paolo Woods, perché spostare anche l’attenzione sull’opera e non su chi l’ha realizzata, introduce il concetto di arte concettuale in fotografia, la post fotografia, dove le opere, la loro disposizione, sono totalmente indipendenti dalla loro realizzazione tecnica.

Un esempio a dir poco geniale è il lavoro di Carlo Rainone con il progetto “La foto con Dios” che egli non ha potuto realizzare per ragioni anagrafiche, ma che non gli ha impedito di crearne una storia singolare, collettiva e particolarmente evocativa. Un archivio sparso, senza continuità, sconosciuto, diventa uno organizzato, con una sua continuità, conosciuto e riconosciuto da quella generazione.

Analogamente, The Anonymous Project, concettualmente simile, ma più strutturato dove il numero impressionate di negativi Kodachrome raccolti da Lee Shulman vengono messi a confronto con le opere di Martin Parr, il cui abbinamento permette di apprezzare molto bene la differenza tra la produzione di immagine, chi la guarda e il contesto, non a caso, una di queste fotografie è la copertina della dodicesima edizione.

C’è anche spazio per progetti che si appoggiano alla fotografia, escludendone la purezza, ma sfruttandone l’immediatezza nel comunicare, come quello di Izaak Theo Adu-Watts con “No Ordinary Love” dove racconta attraverso il suo account Instagram la sua vita quotidiana e la transizione dal sesso femminile a quello maschile, così come quello di Jah-NitaRide, Set, Match”. L’osservatore, in questi due casi, è chiamato a una fruizione dove già conosce le modalità di produzione delle immagini, il loro scorrimento, la timeline, potendo di fatto avere un “occhio” critico, familiare.

I festival si concentrano molto spesso su reportage dai toni crudi, dove prevale il dolore, la sofferenza, amplificati visivamente da una elaborazione che aumenta il contrasto tonale. Non mancano anche in questa edizione storie drammatiche, come quella raccontata da Nicolò Filippo Rosso con il progetto Exodus, in cui, a nostro avviso, la bellezza è in un racconto dove la difficoltà a cambiare paese per trovare migliori opportunità di vita è allargato a tutta l’America Latina.

La dodicesima edizione del Cortona On The Move diventa l’occasione per riflettere sulla fotografia in senso ampio, le parole di Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo, testimoniano il grande lavoro svolto: «La qualità del lavoro, gli argomenti e i temi approfonditi in questi anni rivelano il Festival di Cortona partener ideale per realizzare progetti e produrre contenuti.»

Il nuovo corso inizia molto bene, trasmette speranza, non si concentra solo su tematiche drammatiche, ma racconta la società anche con il sorriso, perché, incredibilmente, la vita è anche bella e divertente.

Federico Emmi

Dal 15 luglio al 4 settembre
Apertura tutti i giorni dalle 10 alle 20
Dal 5 settembre al 2 ottobre
Apertura tutti i giorni dalle 10 alle 19