PREY: come si fa un prequel e un film di una saga

Nel 1719 una ragazza comanche, grazie al suo ingegno, riesce a sconfiggere un Predator, un mostro spaziale venuto sulla terra per cacciare. 

“Prey”, il prequel del più famoso “Predator”, è un gioiellino.  Ha una CGI (gli effetti speciali) mediocre, non ha incredibili movimenti di macchina o una fotografia memorabile (tranne una scena) ma ha una regia solida, una buonissima recitazione e un’ottima sceneggiatura.  

Partiamo dal fondo. 

LA SCENEGGIATURA 

Il regista Dan Trachtenberg e lo sceneggiatore Patrick Aison sono riusciti a creare una sceneggiatura efficace, dopo che il franchise di Predator era divenuto famoso per sceneggiature e film poco riusciti e risolti. Trachtenberg nelle interviste ha sempre raccontato che quando uscì Predator nel 1987 lui era troppo piccolo, e dopo il racconto della visione da parte degli amici si immaginò un film abbastanza diverso. L’ispirazione per la trama del film è nel personaggio di Billy, il nativo americano che in “Predator” decide di scontrarsi contro il mostro mentre gli altri fuggono. 

La scelta deriva dal non volersi focalizzare su un personaggio che non sia per forza visto subito come l’eroe del film. Altri film che l’hanno ispirato sono stati: Mad Max – Fury Road, Jaws e Jurassic Park. Mad Max – Fury Road per il ritmo; inoltre Sarii, il cane da compagnia di Naru, è un omaggio a “Mad Max 2”. “Jaws” e “Jurassic Park” sono stati modello per il senso di attesa dell’arrivo del mostro. (È sempre buffo pensare come in realtà Spielberg faccia comparire lo squalo non per motivi di sceneggiatura, quanto perché il modello dello squalo non tardava ad essere pronto e lui fu costretto a modificare le scene includendo momenti di attesa.) 

La sceneggiatura comunque è stata riscritta negli anni ben 9 volte prima di arrivare alla versione girata. Trovo inutili le polemiche sul fatto che la protagonista sia una donna perché il film debba essere  in linea con l’attuale movimento sull’inclusività. Il personaggio funziona. Funziona a livello di scrittura.  Sarebbe potuto, ad esempio, essere un ragazzino comanche costretto da qualche problema fisico a non essere un guerriero. Ma quindi perché non una ragazza? Il personaggio di Naru funziona. Non è un personaggio femminista in lotta contro la sua tribù o contro suo fratello. Certo il maschio alpha è il Predator e probabilmente anche i coloni francesi. 

LA RECITAZIONE 

Amber Midthunder è la scelta migliore per interpretare Naru, la giovane guaritrice comanche, che cerca di emanciparsi e si ritrova a dover sconfiggere un Predator.  

Il suo curriculum cinematografico è ridotto, data la giovane età, tuttavia la Midthunder diede già prova di essere un’ottima attrice nella serie Tv “Legion”. Si è allenata per 4 settimane a lanciare il Tomahawk e il suo lavoro sul personaggio è stato quello di non pensare che Naru fosse un “underdog” (una perdente) ma una ragazza risoluta a far comprendere il proprio valore.  

Il suo metodo di prepararsi è stato anche l’utilizzare la musica per creare un mood emotivo adatto: ha ascoltato molto Billie Eilish. La sua grande capacità interpretativa è stata utilizzata nei primi e primissimi piani che servono a spiegare i sentimenti della protagonista, in questo film in cui non ci sono molti dialoghi. 

Dakota Beavers, l’attore che interpreta Taabe, il fratello maggiore di Naru, non aveva mai recitato prima di questo film ma è molto bravo; forse il fatto di essere un musicista gli è stato d’aiuto. 

Recitare da cani 

Sarii è interpretata da un carolina dog femmina. Il suo vero nome è Coco e fino a due mesi prima delle riprese del set era in un canile. Coco è stata bravissima a recitare da cane anche se ha dato più di un problema al regista. Coco non è un cane addestrato ed è stata una mina vagante sul set in ogni scena. Trachtenberg ha cercato spesso di inventarsi delle situazioni per non farla comparire in una scena, salvo accorgersi nei primi test con il pubblico, che gli spettatori amavano ogni singolo momento in cui il cane era presente e interagiva con la sua padrona.  

Il montatore ha raschiato il fondo del barile per trovare ogni singolo fotogramma non usato in cui Coco comparisse per aggiungerlo al montato. 

LA REGIA 

Il regista non eccede nell’uso di droni e in movimenti di macchina inutili.  

La sua attenzione è anche nel mostrare e non mostrare il Predator. Il fatto che il Predator sia una persona in carne e ossa in un costume, per costi e scelta, ha aiutato molto nella composizione del fotogramma.  

LA FOTOGRAFIA 

Jeff Cutter, il direttore della fotografia, ha cercato di utilizzare il più possibile la luce naturale di giorno. Mentre di notte sono state utilizzate molto le torce e luci artificiali che simulassero la luce lunare. Per lui la luce doveva essere: molto soft, leggermente sottoesposta con una componente di blu. 

La scena più complessa e difficile da girare è stata questa: 

Sono state usate 4 macchine del fumo. 

Cutter ha deciso di mostrare la silhouette del Predator anche di spalle.  

Il film di ispirazione per la scena è il “Macbeth” di Justin Kurzel con Fassbender.  

“Prey” ci insegna che si possono fare film riusciti da un film di successo. E anche il problema non sono protagonisti maschili o femminili quanto personaggi scritti male. Non è un capolavoro della storia del cinema ma un film godibile, ben fatto e che dimostra che alla fine sono le scelte e le capacità a creare un buon prodotto artistico.