World Unseen. Un’esperienza oltre il visibile

Non avevo mai riflettuto su quanto le esperienze culturali possano essere profondamente esclusive, non tanto per barriere economiche, quanto per una diversità biologica che, di fatto, esclude chi non può percepire un’opera attraverso i sensi per cui è stata concepita. In un mondo esasperatamente frenetico, mi chiedo: cosa significa trovarsi di fronte a un’immagine senza poter distinguere contorni, colori e forme? Senza poterla cogliere nella sua totalità o apprezzarla nella sua interezza? Che messaggio può trasmettere una fotografia a chi ne percepisce solo una parte, sia sul piano concettuale che emotivo? 

Penso, ad esempio, a chi vive con una degenerazione maculare, che cancella il centro del campo visivo lasciando una macchia scura, o a chi soffre di glaucoma, dove è la periferia a dissolversi in un’ombra opprimente. Penso a chi vede il mondo attraverso un velo lattiginoso, effetto tipico della cataratta, o a chi, con retinite pigmentosa, può intravedere solo un piccolo frammento della scena, come attraverso un tunnel. E poi c’è la retinopatia diabetica, che dissemina il campo visivo di macchie scure, spezzando ogni tentativo di orientarsi in una visione d’insieme. E infine rifletto su chi non vede affatto, a coloro che vivono nel buio totale, dove la percezione visiva è sostituita da un universo sensoriale fatto di suoni, tatto e immaginazione. Per loro, un’opera d’arte visiva è qualcosa che può esistere solo se tradotta in altre forme: la parola, il rilievo, il racconto di chi la descrive.

Queste condizioni non cancellano solo l’immagine, ma frammentano o negano del tutto l’esperienza visiva, trasformando ciò che per molti è immediato e intuitivo in un enigma o in una narrazione da ricostruire. Eppure, proprio in queste difficoltà si cela una riflessione profonda sul valore dell’accessibilità e sul diritto universale di percepire e interpretare l’arte.

È possibile rendere visibile l’invisibile? A questa domanda Canon ha risposto con una straordinaria mostra multisensoriale. Dal 3 al 17 dicembre 2024, presso la Biblioteca “Nilde Iotti” della Camera dei Deputati, sarà possibile immergersi in World Unseen, un’esposizione che trasforma l’arte visiva in un’esperienza profondamente coinvolgente e accessibile. Ideata con l’intento lodevole di abbattere le barriere sensoriali e rendere la fotografia fruibile anche a chi vive con disabilità visive, questa iniziativa rappresenta un autentico atto di inclusione culturale. Realizzata da Canon con il supporto di partner come l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e la Croce Rossa Italiana, World Unseen non è solo un evento artistico, ma un potente messaggio di apertura e condivisione universale.

A rendere possibile questa esperienza unica è stata la selezione, da parte di Canon, di 12 meravigliose fotografie realizzate da altrettanti Ambassador Canon, donne e uomini, apprezzate e apprezzati fotoreporter, capaci di raccontare il mondo con la loro fotografia. Questa proposta culturale non è soltanto innovativa, ma profondamente significativa. Le immagini esposte non si limitano a catturare l’attenzione per la loro composizione o scelta cromatica: ciascuna di esse racchiude una storia, un frammento che le rende speciali. Talvolta, è proprio la storia dietro lo scatto a trasformare una semplice fotografia in qualcosa di straordinario, in un’opera che comunica e coinvolge al di là del visibile.  Per comprendere appieno le intenzioni che animano questa iniziativa, ho voluto ascoltare la voce di Andrea Di Santo, Amministratore Delegato di Canon Italia. A lui ho chiesto di spiegare come la filosofia Kyosei – che significa “vivere e lavorare insieme per il bene comune” – influenzi concretamente le scelte aziendali, trasformandosi in azioni capaci di creare un impatto reale nella società.

La filosofia Kyosei di Canon si fonda sull’idea di vivere e lavorare insieme per il bene comune. In che modo questa visione si traduce concretamente nelle vostre iniziative di responsabilità sociale e sostenibilità ambientale?

La filosofia Kyosei è il nostro punto cardine, una visione che si traduce in azioni concrete per favorire il benessere collettivo e la sostenibilità ambientale. Abbiamo sviluppato programmi di riciclaggio che, dal 2008, ci hanno permesso di recuperare decine di migliaia di tonnellate di materiali, promuovendo un’economia circolare. Inoltre, utilizziamo materiali riciclati nei nostri prodotti e adottiamo soluzioni per ridurre le emissioni di CO2, il consumo energetico e gli imballaggi.

Allo stesso tempo, investiamo in iniziative culturali e sociali per valorizzare il potere delle immagini come strumento di inclusione e cambiamento. Il nostro obiettivo è creare un equilibrio tra innovazione, rispetto dell’ambiente e miglioramento della qualità della vita delle persone, affinché ogni progresso tecnologico possa contribuire al bene comune. Ne è un esempio “World Unseen”, una mostra tattile che, attraverso tecnologie di stampa in rilievo e descrizioni audio, rende la fotografia accessibile anche a persone con disabilità visive. Eventi come questo dimostrano che l’innovazione può essere un ponte di inclusione e una forza per abbattere barriere culturali e sociali.

Alla base di World Unseen c’è una tecnologia di stampa tattile innovativa, capace di trasformare le immagini in esperienze multisensoriali accessibili a tutti. Grazie all’utilizzo del software Canon PRISMAelevate XL e delle stampanti della serie Canon Arizona, fotografie iconiche di autori come Sebastião Salgado, Brent Stirton e Yagazie Emezi sono state convertite in versioni tattili, arricchite da testi in braille, descrizioni audio e paesaggi sonori. Ogni fotografia diventa così una vera e propria installazione, suddivisa in due parti: nella parte superiore si trova la fotografia originale, protetta da un pannello di plexiglass parzialmente oscurato internamente, per simulare una delle patologie che causano l’ipovisione. Nella parte inferiore, invece, un lungo pannello in Dibond è diviso in tre sezioni, dove è possibile apprezzare l’immagine in rilievo, con un inchiostro di 4 mm di spessore, insieme al testo in braille e al testo in italiano, entrambi con il giusto spessore per essere percepiti al tatto. Infine, per sottolineare poi l’importanza della parola in fotografia, l’esperienza, come dicevo, è completata da un audio che racconta la storia dello scatto, facilmente fruibile tramite comode cuffie.

Questa straordinaria iniziativa ha aperto il mondo della fotografia a persone non vedenti e ipovedenti, consentendo loro di conoscere e toccare con mano le storie che si celano dietro queste immagini iconiche. Per chi utilizza il braille, collaborare a progetti come questo rappresenta non solo un’opportunità unica, ma anche un’occasione per sensibilizzare il pubblico sulle incredibili possibilità offerte dalla stampa in rilievo. Dimostra come la tecnologia possa abbattere le barriere sensoriali, rendendo l’arte più inclusiva e accessibile anche a chi ha perso la vista. Non si tratta di una semplice reinterpretazione dell’arte visiva, ma di un’esperienza rivoluzionaria, capace di creare un linguaggio universale che unisce vedenti e non vedenti su uno stesso piano percettivo. Non è, perciò, una mostra nel senso tradizionale del termine, ma un’esposizione arricchita e progettata per essere fruibile anche da persone con problematiche visive. Si tratta di un’esperienza unica, che reinventa il modo in cui l’arte viene percepita grazie a tecnologie che rendono le immagini non solo visibili, ma anche tangibili. Un esempio particolarmente suggestivo è la fotografia del dottor Jamie Craggs, che raffigura intricati rami di corallo. Questi dettagli, grazie alla stampa tattile, possono essere letteralmente “toccati” e quindi, in un certo senso, “visti”.

Canon è conosciuta principalmente per le sue innovazioni tecnologiche, ma è evidente un crescente impegno verso il benessere della comunità. Quali sono i vostri piani per consolidare e ampliare questo impegno? 

Rafforzare il nostro legame con la comunità significa continuare a creare iniziative che abbiano un impatto positivo, come il Canon Young People Programme, un progetto che punta a offrire opportunità a giovani provenienti da contesti difficili. Proprio in questi mesi, stiamo svolgendo una nuova edizione del programma presso il quartiere Bastogi a Roma, una zona simbolo di emarginazione sociale. Qui, ragazzi di età compresa tra i 4 e i 18 anni partecipano a un corso di fotografia, che non solo stimola la loro creatività, ma offre anche strumenti per raccontare le proprie emozioni e realtà attraverso le immagini, aprendo prospettive per il loro futuro.

Questa iniziativa si inserisce in una visione più ampia, che include la collaborazione con associazioni e istituzioni per sviluppare progetti incentrati su cultura, educazione e inclusione sociale. Per noi, la tecnologia non è fine a sé stessa, ma un mezzo per promuovere cambiamento e miglioramento sociale. 

La mostra World Unseen racconta anche una storia emozionante attraverso il lavoro d Ian Treherne, un fotografo che sfida ogni limite imposto dalla sua condizione. Nato con la sindrome di Usher di tipo 2, che lo ha reso cieco e sordo, Treherne utilizza la fotografia come un ponte per connettere il suo mondo con quello degli altri. Nel ritratto di Olivia Deane – foto copertina -, una giovane donna che ha perso l’occhio destro a causa di un retinoblastoma, non c’è solo un volto, ma una autentica storia di resilienza e accettazione. Treherne si definisce “The Blind Photographer” – il fotografo cieco – non solo per ispirare, ma per spingere la società a ripensare come percepisce le persone non vedenti. La cecità, spiega, è uno spettro, spesso ridotto a stereotipi che non riflettono la diversità e le capacità di chi vive con questa condizione. In questo senso, World Unseen non è semplicemente una mostra, ma un manifesto di inclusione. Attraverso storie come quelle di Olivia e Ian, invita a superare gli stereotipi e a promuovere una nuova consapevolezza, dimostrando che l’arte è un linguaggio universale capace di coinvolgere chiunque, indipendentemente dai limiti sensoriali.

In tal senso, proprio guardando al futuro, quali siano le prospettive per espandere l’impegno di Canon verso una maggiore accessibilità. 

World Unseen è un esempio eccellente di come Canon stia ridefinendo la fotografia rendendola accessibile anche a chi vive con disturbi visivi. Cosa possiamo aspettarci in futuro da Canon in termini di accessibilità e inclusività?  World Unseen rappresenta solo un punto di partenza. Continueremo a collaborare con associazioni e istituzioni per sviluppare soluzioni che rendano la fotografia e l’imaging strumenti universali di espressione e partecipazione. Le immagini da sempre aiutano a superare “le barriere” e riteniamo che non ci possa essere innovazione senza cultura, per costruire ponti tra il mondo delle Associazioni, Pubblico e privato. 

Concepita per creare una preziosa opportunità tra mondi sensoriali diversi, World Unseen permette di vivere un’esperienza unica: visitare una mostra fotografica per sperimentare la fotografia attraverso il tatto. L’idea è quella di chiudere gli occhi e toccare le stampe a rilievo, un modo per immedesimarsi nell’esperienza dell’altro, di apprezzare la diversità. Accessibile gratuitamente dal 4 dicembre, questa mostra celebra la diversità umana, dimostrando che l’arte ha il potere di abbattere confini e parlare a tutti, in tutte le lingue del percepibile.

Federico Emmi

Dal 4 al 17 dicembre presso la Biblioteca della Camera dei Deputati “Nilde Iotti” in Via Del Seminario 76 – Roma. Ingresso libero dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.30