L’immagine dell’empresente. Il patrimonio visivo di Fosco Maraini

Il MUSEC di Lugano celebra il lavoro fotografico di Fosco Maraini con una grande retrospettiva intitolata “L’immagine dell’empresente. Fosco Maraini. Una retrospettiva“. La mostra, aperta fino al 19 gennaio 2025, si svolge a Villa Malpensata, sede del Museo delle Culture. Questa rassegna rappresenta la più grande esposizione mai dedicata all’opera fotografica di Maraini e offre un’occasione unica per rivalutare il ruolo del fotografo fiorentino nella storia della fotografia.

La mostra è composta da ben 223 fotografie scattate tra il 1928 e il 1971 in Europa e in Asia, e mette in luce la profonda sensibilità artistica e la raffinata capacità di interpretazione delle culture di Maraini. Curato dal direttore del Musec Francesco Paolo Campione, il percorso espositivo presenta il risultato di appprofondita ricerca negli archivi, inclusi il Gabinetto Vieusseux di Firenze e la Fondazione Alinari per la Fotografia. Le fotografie sono state stampate con la tecnica giclée su carta baritata e, ove possibile, confrontate con stampe d’epoca per garantirne la coerenza artistica originale.

©Mirko Bonfanti_Fotografie dell’allestimento_2024

Fosco Maraini è stato un’icona intellettuale italiana, una figura poliedrica che ha saputo coniugare con maestria la passione per i viaggi, l’antropologia, la letteratura e la fotografia. Nato a Firenze nel 1912, da padre italiano e madre anglo-ungherese. Si è distinto per la sua curiosità insaziabile e per la sua capacità di immergersi in culture lontane, catturando l’essenza di popoli e luoghi con uno sguardo acuto e sensibile.

La sua formazione umanistica gli ha fornito gli strumenti per analizzare e interpretare le diverse realtà che ha incontrato nei suoi numerosi viaggi. Maraini ha dedicato gran parte della sua vita all’esplorazione dell’Asia, in particolare del Giappone, dove ha condotto importanti ricerche etnologiche. I suoi studi sulle culture orientali hanno contribuito a far conoscere e apprezzare in Occidente tradizioni millenarie e filosofie profonde.

©Mirko Bonfanti_Fotografie dell’allestimento_2024

Parallelamente alla sua attività di antropologo, si è affermato come scrittore di successo, pubblicando romanzi, saggi e raccolte di poesie che riflettono le sue esperienze di viaggio e le sue riflessioni sulla condizione umana. La sua scrittura, elegante e raffinata, è caratterizzata da un’acuta osservazione della realtà e da una profonda sensibilità per le sfumature psicologiche dei personaggi.

Ma è proprio attraverso la fotografia, considerata come un’estensione della scrittura, che Maraini ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama culturale italiano. Con la sua macchina fotografica, ha catturato immagini evocative e suggestive, che ci trasportano in luoghi lontani e ci invitano a riflettere sulla diversità e sull’unità dell’umanità.

©Mirko Bonfanti_Fotografie dell’allestimento_2024

Il concetto di “empresente“, neologismo coniato dallo stesso Fosco Maraini, è fondamentale per comprendere la sua visione della fotografia. Come spiegato nel testo introduttivo della mostra, “empresente” si riferisce a quell’attimo irripetibile in cui l’occhio del fotografo percepisce non solo la realtà esteriore, ma anche le “movenze del cuore e dell’anima” del soggetto. Non si tratta quindi di congelare un semplice istante di un flusso temporale nella ricerca di una sintesi, bensì godere di un momento carico di significato, in cui il presente emerge e si “srotola nel futuro“.

Le immagini di Maraini sono caratterizzate da immediatezza e da una certa dose di naturalezza, scevre dalla ricerca di pose forzate. Spesso raccontano momenti di vita quotidiana, gesti semplici e spontanei. Nonostante l’apparente semplicità, sono caratterizzate da una grande attenzione alla composizione. La luce, le ombre, l’equilibrio dei soggetti nello spazio sono gestiti magistralmente e contribuiscono a creare immagini suggestive ed evocative. Il suo stile fonde perciò in modo originale l’estetica occidentale, con l’attenzione alla prospettiva e al realismo, con l’estetica giapponese, che privilegia semplicità, essenzialità e armonia con la natura.

Bambini corrono sul lago Kutcharo. Giappone. Hokkaidō. 1953-1954. Copyright: Fotografia di Fosco Maraini / Proprietà Gabinetto Vieusseux © 2024 Archivi Alinari.

Significativo esempio di “empresente” si rivela essere quello della fotografia dei bambini Ainu che corrono verso l’obiettivo: l’immagine cattura un momento di gioia e spensieratezza, rivelando l’innocenza e la vitalità dei bambini. Oppure la fotografia della pescatrice di Hèkura che nuota verso il fondo del mare: qui, l’immagine, oltre a essere esteticamente notevole, ci trasporta in un mondo “sottilmente irreale” svelando la poesia del lavoro delle Ama.

©Mirko Bonfanti_Fotografie dell’allestimento_2024

Importante sottolineare come l’approccio di Maraini sia sempre rispettoso e mai invadente e le sue fotografie, anche quando ritraggono culture diverse, sono prive di esotismo o sensazionalismo. Traspare indubbiamente un profondo interesse per l’umanità che lo circonda e un forte desiderio di comprenderla a fondo.

La mostra è suddivisa in aree tematiche che guidano il visitatore attraverso i diversi aspetti della vita e del lavoro del fotografo. Fra le quattordici sezioni riportiamo di seguito quelle più significative.

[Mughetto]. Italia. 1930 circa. Copyright: Fotografia di Fosco Maraini / Proprietà Gabinetto Vieusseux © 2024 Archivi Alinari.

Nelle fotografie degli ESORDI (1928-1937) mostra un profondo legame con la natura, in particolare con le montagne. I suoi primi scatti catturano la maestosità e la selvaggia bellezza delle Alpi, anticipando il suo interesse per gli ambienti estremi che lo porterà in seguito in Himalaya e in Tibet. Inoltre, influenzato dalle avanguardie artistiche del suo tempo, Maraini sperimenta tecniche fotografiche innovative, cercando di catturare la dinamicità e la modernità del mondo che lo circonda. Il suo primo reportage di viaggio sulla nave scuola “Amerigo Vespucci” segna l’inizio di una lunga serie di servizi che caratterizzeranno la sua carriera. Qui, attraverso l’obiettivo, ci offre uno sguardo inedito sulla vita a bordo di una delle navi più famose della Marina Militare italiana.

Madre Lucente Sapere. Giappone. Kyoto. Tempio di Gioji. 1954. Copyright: Fotografia di Fosco Maraini / Proprietà Gabinetto Vieusseux © 2024 Archivi Alinari.

Il corpus di immagini della parte UN CITLUVIT ATTERRA IN HOKKAIDŌ (1939-1971) anticipa quello che si rivelerà essere una grande passione del fotografo fiorentino: il Giappone, a cui riserverà particolare attenzione. Maraini si dedica allo studio del popolo Ainu, gli indigeni del Giappone, documentandone le usanze, i riti e la cultura. Le sue fotografie sono un prezioso contributo alla conoscenza di una popolazione minacciata dall’assimilazione. Le immagini de L’ETERNO GIAPPONE (1953-1963) ci mostrano un paese in continua evoluzione, ma profondamente radicato nelle sue tradizioni.

La lotta contro il nulla. Giappone. Tokyo. Parco di Ueno, 1963. Copyright: Fotografia di Fosco Maraini / Proprietà Gabinetto Vieusseux © 2024 Archivi Alinari.

Forse il più celebre reportage è considerato LE PESCATRICI DI HÈKURA (1954). Nel luglio del 1954, Fosco Maraini intraprese un viaggio nell’isola di Hèkura e nell’arcipelago delle Sette Isole, a nord della penisola di Noto, nel Mar del Giappone. Lo scopo del viaggio era quello di realizzare un documentario e un servizio fotografico sulle Ama, un gruppo di pescatrici subacquee che da secoli si immergevano nelle acque gelide del Giappone per raccogliere alghe, perle e molluschi.

Maraini era affascinato dalle Ama per le suggestioni visive “alla Gauguin” che gli evocavano. Il fotografo era attratto dalla loro cultura tradizionale, dal loro profondo legame con il mare e dalla loro capacità di resistere alla modernizzazione. Il reportage si concentrò sulla pesca dell’awabi, un particolare mollusco che costituiva la principale fonte di reddito della comunità.

[Giù, decisamente giù]. Giappone. Isola di Hèkura. 1954. Copyright: Fotografia di Fosco Maraini / Proprietà Gabinetto Vieusseux © 2024 Archivi Alinari.

All’epoca, in Giappone non esistevano attrezzature per riprese subacquee, quindi Maraini progettò e fece costruire sul posto degli scafandri per la cinepresa e per le fotocamere. Questo gli permise di catturare immagini uniche delle Ama mentre si immergevano e nuotavano sott’acqua.

Le fotografie sulle Ama sono celebri per la loro bellezza e per la loro capacità di catturare la forza e la grazia di queste donne. Maraini riuscì a documentare la vita quotidiana delle Ama, dalla preparazione per l’immersione al ritorno a riva con il pescato. Le sue immagini mostrano le Ama mentre si immergono, nuotano, raccolgono gli awabi e riemergono in superficie. Le fotografie sono caratterizzate da un forte contrasto tra il buio del fondale marino e la luce del sole che filtra dall’alto. Si soffermò anche sui momenti di riposo delle Ama, catturando immagini di grande delicatezza e intimità, come quella in cui le pescatrici si riposano sulla barca tra un’immersione e l’altra.

[Riposo tra un’immersione e l’altra]. Giappone. Isola di Hèkura. 1954. Copyright: Fotografia di Fosco Maraini / Proprietà Gabinetto Vieusseux © 2024 Archivi Alinari.

Il reportage sulle Ama è un documento prezioso di una cultura che stava scomparendo. Le fotografie ci mostrano un Giappone solare e vitale, ma sconosciuto ai più. Grazie al lavoro di Maraini, le Ama sono diventate un simbolo della forza e della resilienza delle donne giapponesi.

Il reportage “Le Pescatrici di Hèkura” è stato esposto per la prima volta nel 2005 al Museo delle Culture di Lugano, in una mostra intitolata “L’incanto delle donne del mare”. La mostra ha riscosso un grande successo di pubblico ed è stata replicata in numerose occasioni. Le fotografie sulle Ama sono state pubblicate in diversi libri e riviste, e sono state utilizzate anche per realizzare documentari e film.

In KARAKORUM E ALTRE MONTAGNE (1937 e 1958-1959) sono presenti le fotografie scattate durante spedizioni alpinistiche in Himalaya. Maraini, oltre a essere un fotografo, è anche un appassionato alpinista. Le sue fotografie delle montagne dell’Himalaya sono un inno alla natura e allo spirito d’avventura.

[Grotta di ghiaccio]. Pakistan. Karakorum. 30 aprile-3 settembre 1958 Copyright: Fotografia di Fosco Maraini / Proprietà Gabinetto Vieusseux © 2024 Archivi Alinari.

Come altri fotografi illustri prima e dopo di lui, Maraini non è rimasto indifferente dal volgere il suo sguardo verso il cielo. In LE NUVOLE (1930-1957) sono esposte fotografie di nuvole, nebbie e vapori, un tema ricorrente nella sua opera. Le nuvole diventano per il fotografo un simbolo di trasformazione e di mistero, e ci invitano a riflettere sulla bellezza effimera della natura.

Se fino ad ora la quasi totalità della produzione è in bianco e nero, ne I COLORI DEL FUOCO (1956) troviamo fotografie a colori scattate negli stabilimenti siderurgici Falck di Sesto San Giovanni. Maraini si avvicina al mondo industriale, catturando la forza e la bellezza del fuoco che trasforma il metallo.

[Nuvole di fuoco]. Sesto San Giovanni (Milano). Stabilimento “Unione”. Marzo 1956. Copyright: Fotografia di Fosco Maraini / Proprietà Gabinetto Vieusseux © 2024 Archivi Alinari.
©Mirko Bonfanti_Fotografie dell’allestimento_2024

In definitiva, l’opera di Maraini, “carpendo l’empresente“, diventa uno specchio dell’anima sia del soggetto ritratto che del fotografo stesso. Attraverso le sue immagini ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi, ad accogliere la bellezza della vita quotidiana e a riflettere sul significato profondo dell’esistenza.

La mostra del MUSEC, insieme al prezioso e generoso catalogo, approfondisce diversi aspetti del lavoro fotografico di Maraini, offrendo una panoramica completa del suo percorso artistico e del suo ruolo nella storia della fotografia. Sono presenti anche delle fotografie inedite tra le quali ci sono i ritratti di Anna Magnani, il reportage in Grecia del 1951, le fotografie dei mosaici delle chiese normanne di Sicilia, il “ritratto di fuoco” delle acciaierie Falck, le immagini di Gerusalemme dopo la Guerra dei sei giorni e le “fotofànfole“, che combinano le sue fotografie con le sue poesie in lingua inventata.

[Sorriso in mare]. Italia. Sicilia. Isole Eolie – Estate 1949 Copyright: Fotografia di Fosco Maraini / Proprietà Gabinetto Vieusseux © 2024 Archivi Alinari.

Oltre alle fotografie, la mostra include opere di cultura materiale provenienti dal MUSEC, dal Museo delle Civiltà di Roma e dal Museo di Storia Naturale, Antropologia ed Etnologia di Firenze. Sono esposte anche alcune prime edizioni dei libri di Maraini.

Il consiglio è dunque quello di non farsi scappare questa preziosa retrospettiva: abbiamo riscoperto un grande fotografo, testimone d’eccezione del secolo scorso.

https://www.musec.ch/espone/esposizioni/tutte-le-esposizioni/FOSCO-MARAINI.-L-immagine-dell-empresente.html

lu / me / gio / ve: 11:00 – 18:00
sa / do e festivi: 10:00 – 18:00
Chiuso il martedì

Mirko Bonfanti