NOPE: un horror contro lo Showbiz

Un UFO terrorizza un ranch dove un fratello e una sorella afroamericani addestrano cavalli per Hollywood. I due si alleano con un esperto di tecnologia per combattere la minaccia extraterrestre e per far soldi con le immagini della sua esistenza. 

“Nope” è il terzo film di Jordan Peele. È un film più complesso dei precedenti sia come realizzazione tecnica che come messaggio. Peele nasce come comico ma poi nel 2017 dirige il suo primo film “Get Out” divenendo un famoso regista nel genere horror.  

In questo film Peele mantiene la cifra distintiva della sua cinematografia: la critica sociale. 

“Get Out” e “Us” parlavano di razzismo e di falsa integrazione. Qui Peele si spinge oltre con un’autocritica. 

Il film è una miscellanea di generi diversi: horror, fantascienza e western. 

Il messaggio è una critica alla società dello spettacolo e ancor più importante una critica alle stesse minoranze etniche, in rapporto al capitalismo, il cui sogno è farne parte.  

Peele crea un film molto più complesso e sfuggente dei due precedenti e forse anche per questo ottiene due risultati contrastanti: viene compreso meno dal pubblico ma il suo film risulta più capace di descrivere la realtà o la complessità del reale.  

La capacità della cinematografia moderna è quella di utilizzare generi diversi trasformandoli, utilizzandone una caratteristica per esprimere altro. Tuttavia, bisogna far notare che l’horror è sempre stato anche un mezzo di critica sociale: si pensi a “Night of the Living Dead” di Romero in cui varie persone sono asserragliate in una casa, attaccati dagli zombie, e la cui incapacità di comunicare e empatizzare tra loro li condanna a morire e divenire essi stessi zombie. 

In questo film Peele utilizza anche la tecnica cinematografica con scelte ben precise e non convenzionali. 

IL MESSAGGIO: anche le minoranze etniche inseguono il sogno del dollaro 

Il film è una critica alla società dello spettacolo ma il messaggio meno evidente è: le minoranze (afroamericana, asiatica) inseguono il modello capitalista bianco e sono disposte a qualsiasi rischio pur di seguirlo. Lo Showbiz non è che una parte di questo modello. 

All’inizio del film il nonno dei due protagonisti muore per quella che all’inizio sembra una strana casualità e nell’obitorio vediamo una radiografia del suo cranio: 

È stato ucciso da una moneta. O forse il dollaro, il denaro è nella testa delle persone e li muove, li dirige? Cosa differenzia le minoranze dalla maggioranza bianca se alla fine inseguono tutte e due un modello di vita scorretto? 

Più tardi Daniel e Keke, i due protagonisti, scoperta la natura del mostro, invece di ucciderlo subito, decideranno di fotografarlo per vendere la sua foto per un milione di dollari a Oprah Winfrey. 

La Winfrey, per gli Afroamericani, è il simbolo di colei che ce l’ha fatta. La Self Made Woman divenuta multimilionaria. 

Keke a un certo punto, cercando di fotografare il mostro, dice: “The Shot. The Money Shot. The Oprah Shot” in un gioco di parole tra sparo, scatto fotografico, la scena cruciale… una battuta che è scritta troppo bene e che riassume tutto. 

RIFERIMENTI ICONOGRAFICI CINEMATOGRAFICI 

Il Mostro iconograficamente deriva da due forme. La prima è il classico disco volante tipo quello visibile in “The Day the Earth Stood Still” (1951): 

La classica forma a frisbee dei dischi volanti di troppi film di fantascienza anni 50. 

Mentre la forma più complessa, dichiarazione del regista, è presa dagli “angeli” dell’anime “Neon Genesis Evangelion”: 

Gli angeli o mostri di Neon Genesis Evangelion:

Gli angeli sono poco comprensibili, stessa cosa gli “angeli” di Evangelion, Jean Jacket (questo il nome del mostro di “Nope”, datogli dai personaggi) cos’è? È un animale, è dotato di intelligenza, è un alieno, è solo la metafora/rappresentazione dello Showbiz? 

Jean Jacket si ispira anche, dal punto di vista prettamente cinematografico a: 

“Jaws” 1975 (Lo Squalo) è un film che funziona perché il mostro non è subito visibile e la tensione monta per ben 40 minuti prima che si abbia l’apparizione di questo enorme squalo. Questa cosa è allo stesso modo ripresa da Peele che non mostra subito Jean Jacket. All’inizio il disco si nasconde tra le nubi, non lo vediamo, “forse” lo sentiamo ma non ci è data la visione; e molto spesso nel cinema horror il suono viene utilizzato per amplificare la tensione o per creare esso stesso paura.  

Poi che Spielberg ci impieghi così tanto tempo a farci vedere lo squalo fu dovuto al fatto che l’animatronic (il pupazzo meccanico) dello squalo non era pronto e poi non funzionava e Spielberg doveva comunque girare. Quello che era un enorme problema di produzione diventò una scelta registica. Un regista meno capace avrebbe mandato tutto a rotoli. 

L’uso in “Nope” dell’estetica western è molto raffinato (forse troppo e non così evidente) pur essendo ambientato in un ambiente geograficamente western come il deserto americano, con i cavalli e un parco giochi a tema Western queste cose sono superficiali. 

Tuttavia lo sparo è lo sparo della macchina fotografica in fondo ad un pozzo. Forse in similitudine un’enorme canna di revolver che “spara” al mostro. Questa è un’idea complessa e un uso complesso dell’ambientazione. 

LA FOTOGRAFIA: il nuovo rivoluzionario “Effetto Notte” 

Peele ha scelto Hoyte van Hoytema, uno dei migliori direttori della fotografia esistenti, forse non un superbo autore della fotografia, in quanto c’è una mancanza di “pittoricità” nella sua fotografia cinematografica, ma dal punto di vista tecnico è forse il più grande dop (director of photography) esistente.  

Il film è stato girato in formato IMAX, un formato utilizzato normalmente per paesaggi, che Hoyte e Peele hanno utilizzato anche per primi piani, per conferire ai volti maggiore profondità e presenza. “I ritratti in grande formato sono incredibili” ha detto Hoyte “Penso che un formato che merita di riprendere cime montuose o orizzonti dovrebbe meritare di riprendere anche il volto umano.” 

Il problema più grosso che Hoyte ha dovuto risolvere è stato che il film si svolge per la maggior parte in paesaggi desertici dove non ci sono fonti di luci ovvie. (Ogni direttore della fotografia utilizza fonti di luci ovvie per piazzarci corpi illuminanti cinematografici) 

Il riferimento visivo per la fotografia è stato “Lawrence d’Arabia” 1973.  

Qui un’immagine “effetto notte” (scena girata di giorno, con artifici tecnici, in modo da sembrare una scena notturna) nel film: 

Spesso risulta fasulla e non credibile. 

Hoyte ha risolto il problema della credibilità utilizzando tecniche sviluppate precedentemente nel film “Ad Astra”. 

Ha girato gli esterni notturni di “Nope” con due telecamere: una a pellicola IMAX a colori e l’altra una telecamera a infrarossi.  

(per i più tecnici: Panavision 65: IMAX – Alexa 65: infrarossi; poi ci sarebbe un discorso lungo sugli obiettivi e altro) 

Ecco un esempio di come sia “costruita” un immagine del film:

IMAX: 

INFRAROSSI:  

FX (le nuvole, nel film sono quasi sempre state aggiunte come effetto speciale; nel deserto le nuvole sono rare): 

RISULTATO FINALE: 

Poi certo in alcune altre riprese sono stati utilizzati altri mezzi: 

CONCLUSIONI 

Guardate questo film con in mente il messaggio: la società dello spettacolo e il denaro sono cose a cui tutti, qualsiasi colore della pelle si abbia, non riusciamo a sfuggire. Un’integrazione sbagliata. Fate anche altri collegamenti, c’è molta altra roba interessante: a esempio lo scimpanzè star di una sitcom che impazzisce e compie una strage in uno studio televisivo.