Il viaggio di Uma Bista: uno sguardo su genere, cultura e cambiamento

Uma Bista è una fotografa nepalese nota per il suo potente linguaggio visivo, che si concentra su temi legati al genere, all’identità e all’ineguaglianza sociale. Con le sue immagini, dà voce alle difficoltà che le donne affrontano in Nepal, esplorando questioni come la tradizione, il patriarcato e i diritti delle donne.

Il mio percorso nella fotografia è iniziato in modo del tutto inaspettato”, racconta. “Alle superiori ho seguito un corso di giornalismo che includeva un breve modulo sulla fotografia. All’epoca pensavo di diventare un’infermiera – una professione che i miei genitori appoggiavano pienamente – e avevo anche sostenuto gli esami di ammissione.” Quel breve corso fu però sufficiente a scatenare una passione profonda e immediata, tanto forte da cambiare il corso della sua vita. Si innamorò della fotografia e da allora non si è più voltata indietro.

Uma ha ottenuto riconoscimento internazionale con il progetto Our Songs from the Forest, che racconta le storie di giovani ragazze dell’ovest del Nepal sottoposte al Chhaupadi, una tradizione profondamente radicata che impone l’isolamento delle donne durante il ciclo mestruale.

Questo progetto rimane uno dei più vicini al mio cuore. Il mio interesse per le questioni di genere nasce dalla vita che ho vissuto e dalla società in cui sono cresciuta, più che da un singolo episodio. Vivere in un sistema patriarcale, assistere e sperimentare direttamente l’ineguaglianza, mi ha spinta a fare qualcosa.”

Nel 2019, un tragico episodio che ha visto la morte di una madre e dei suoi due figli in una capanna mestruale ha portato Uma nel lontano ovest del Nepal per documentare una generazione divisa tra tradizione e cambiamento.

Le ragazze più giovani erano sollevate di poter dormire in casa, mentre le donne più anziane temevano punizioni divine se infrangevano il tabù. Questo dilemma continua ancora oggi e, nonostante campagne di sensibilizzazione e politiche, lo stigma legato alle mestruazioni resta molto forte – anche in aree urbane come Kathmandu, dove mia madre stessa applica ancora certi rituali durante il mio ciclo. Creare uno spazio sicuro e accogliente richiederà tempo e impegno. Tuttavia, c’è un barlume di speranza: alcune ragazze con cui collaboro stanno attivamente promuovendo il cambiamento e sensibilizzando le loro comunità.

Per Uma, la fotografia è al tempo stesso uno strumento artistico e un mezzo di advocacy, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni che la circondano. “La fotografia è molto più di semplici immagini; è anche un modo per avviare conversazioni su temi che, altrimenti, non verrebbero affrontati.” 

Uma ha ricevuto numerosi riconoscimenti e ha partecipato a importanti mostre. Considerata una delle voci emergenti più significative della fotografia nepalese contemporanea, unisce nella sua pratica la narrazione personale a un profondo commento sociale. 

Quando affronta temi delicati come quello delle mestruazioni, il metodo di lavoro di Uma si fonda sulla fiducia e sull’empatia. “Non arrivo semplicemente e inizio a fotografare. Dedico tempo a conoscere le persone con cui lavoro. Le considero collaboratrici, non soggetti. Costruiamo prima una relazione, basata sul rispetto e sulla comprensione reciproca. Solo quando quel legame è solido, tiro fuori la fotocamera. Voglio che siano le loro voci e le loro esperienze a emergere, non solo il mio punto di vista.

Anche se spesso inizia i suoi progetti con una struttura di base, Uma lascia sempre spazio alla sperimentazione e all’imprevisto, convinta che il processo creativo debba rimanere fluido. Come afferma lei stessa: “A volte succede qualcosa di magico, altre volte non succede nulla.” I suoi progetti concettuali richiedono una pianificazione più strutturata, ma anche in quei casi resta “aperta alle sorprese. La flessibilità è fondamentale per restare autentici e reattivi alla situazione.

Come donna in un settore dominato dagli uomini, Uma ha affrontato scetticismo e pregiudizi durante tutta la sua carriera. All’inizio, alcuni colleghi maschi mettevano in dubbio la sua capacità di resistere sul campo, insinuando che la fotografia non fosse un mestiere adatto alle donne. Commenti tanto sminuenti, seppur scoraggianti, non hanno fatto altro che rafforzare la sua determinazione ad andare avanti. 

Le donne in Nepal affrontano ancora oggi numerose sfide: dalla violenza di genere al limitato accesso alle opportunità economiche, fino ai diritti sanitari e riproduttivi ancora inadeguati, senza dimenticare molte pratiche tradizionali dannose.

Uma organizza anche workshop fotografici in tutto il mondo, guidando giovani fotografi – in particolare giovani donne – che desiderano utilizzare la fotografia per affrontare temi sociali. Il suo consiglio è chiaro e sentito: “Abbi fiducia in te stessa, prenditi il tuo tempo e lascia che la tua visione si sviluppi in modo naturale. Alcuni trovano la propria strada subito, altri impiegano più tempo. Entrambi i percorsi sono validi. Pensalo come una scalata: ogni passo conta. Prenditi il tempo per capire qual è la tua voce e quale il tuo scopo.

Nel 2023, Uma è stata giudice per il POY Asia, un’esperienza che ha definito arricchente e stimolante. “È stato davvero di ispirazione vedere una così ampia varietà di lavori e confrontarmi in modo profondo con la comunità fotografica asiatica. Competizioni come questa sono importanti perché offrono visibilità, stimolano riflessioni personali e aprono nuove opportunità ai fotografi in ogni fase della loro carriera”, ha spiegato.

Ripensando alla sua carriera, Uma riconosce molti momenti fondamentali: “Ci sono molti traguardi che porto nel cuore. Lavorare come fotoreporter per un quotidiano mi ha spinta oltre i miei limiti. Ero sempre sul campo, a raccontare storie sociali e politiche, spesso al di fuori dalla mia zona di comfort. Studiare al Pathshala South Asian Media Institute è stato un altro momento decisivo. Non ha solo arricchito le mie competenze, ma ha ampliato anche la mia visione e il mio scopo.

Attualmente Uma è concentrata sul completamento dei progetti Our Songs from the Forest e Stay Home, Sisters, con il sogno di dar loro una forma più concreta – forse attraverso libri o mostre. “Come freelance, i piani cambiano sempre, ma sto imparando ad accogliere l’imprevedibilità senza perdere di vista ciò che conta davvero.

Uma trae ispirazione da fotografi come Newsha Tavakolian e Sohrab Hura, il cui supporto ha contribuito a plasmare la sua voce creativa. Esprime inoltre profonda gratitudine verso Nayantara Gurung Kakshyapati, che considera una guida fondamentale nella sua vita e nel suo lavoro.

La fotografia continua a essere la mia lingua, il mio modo di ascoltare e di comunicare.
Attraverso le sue immagini, Uma Bista continua a sfidare le norme, a dare voce alle donne e a raccontare storie importanti. La sua fotografia non è solo un viaggio personale, ma un invito a vedere, sentire e agire.

Silvia Dona’

http://www.umabista.com

https://www.instagram.com/uma.bista