Al Museo dell’Energia Idroelettrica della Valcamonica di Cedegolo (BS), parte del MUSIL di Brescia, sono attualmente esposte le immagini dell’AIPAI PHOTO EXHIBITION 23|24, la rassegna fotografica promossa e organizzata dall’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale che raccoglie gli scatti vincitori, menzionati e selezionati della seconda edizione dell’AIPAI PHOTO CONTEST, il concorso fotografico ideato da AIPAI per sensibilizzare e promuovere la cultura dell’industria, la memoria del lavoro, il patrimonio architettonico, tecnologico e paesaggistico dell’archeologia industriale.
Il concorso invitava fotografi professionisti e amatoriali a presentare un progetto riguardante una serie di aree tematiche legate al patrimonio industriale, materiale e immateriale, esteso al territorio e al paesaggio ma anche alla sua fruizione e riuso.
Come in una staffetta fotografica – grazie ai numerosi partners che l’hanno sostenuta – la mostra è stata esposta prima a Villetta Casana di Ivrea, sede dell’Associazione Archivio Storico Olivetti, poi nella sede del Musil del Museo del Ferro di San Bartolomeo di Brescia, e, dopo l’attuale esposizione a Cedegolo, dal 19 settembre al 4 ottobre 2024 si sposterà alla Fondazione AEM di Milano, dove il 3 ottobre si terrà il finissage alla presenza delle istituzioni promotrici e dei fotografi vincitori e menzionati. In quell’occasione ci sarà anche una lectio del fotografo Giampietro Agostini sul rapporto tra fotografia e industria.
L’esposizione nella sede di Cedegolo, in particolare, si articola tra i suggestivi spazi dei sotterranei (Sala Volta) della ex centrale idroelettrica SEB (Società Elettrica Bresciana), una tra le prime Centrali idroelettriche realizzate in Valcamonica, posta tra la statale del Tonale, la ferrovia e il fiume Oglio: un imponente e pionieristico edificio realizzato tra 1909 e 1910 con strutture in calcestruzzo armato su progetto dell’architetto e ingegnere di fama internazionale Egidio Dabbeni, rimasta in funzione fino agli anni Sessanta del Novecento, quando fu sostituita da un’altra centrale più adatta agli attuali volumi di energia richiesti.


Dal 2008 questo edificio ospita, in uno spazio di quasi 3.200 mq, il Museo dell’energia idroelettrica, riconosciuto nel 2015 quale anchor point della European Route of Industrial Heritage, che, attraverso installazioni multimediali e interattive, macchinari originali, fotografie e video storici, racconta, in maniera semplice adatta a tutti, la trasformazione dell’acqua in elettricità idroelettrica (alla base dell’industrializzazione italiana dei primi del Novecento) con un’esposizione che rappresenta “la visibile fisicità della goccia d’acqua quanto l’invisibile astrattezza dell’elettricità”, dove i temi dell’energia e della tecnica (dall’idraulica all’elettromagnetismo fino al consumo energetico) sono intrecciati ai volti e alle voci di coloro che hanno costruito e gestito le dighe della valle.


Oltre al museo permanente l’edificio dispone di numerose sale e laboratori adatti ad ospitare diverse attività ed eventi tra cui mostre, conferenze, performance e concerti, in linea con le attività e gli obiettivi del MUSIL (Museo dell’industria e del Lavoro) – di cui esso fa parte insieme al Museo dell’industria e del lavoro di Rodengo Saiano in Franciacorta, con il suo magazzino visitabile e l’esposizione dedicata al cinema; al Museo del ferro di San Bartolomeo in un’antica fucina e alla sede centrale di Brescia, in via di realizzazione all’interno dell’ex stabilimento Tempini.
Il MUSIL infatti, “primo museo italiano dedicato all’industrializzazione come fenomeno che coinvolge l’intera società”, nato in collaborazione con la Fondazione Luigi Micheletti e la Fondazione Civiltà Bresciana, ha lo scopo di documentare lo sviluppo tecnologico dell’industria italiana, dalla rivoluzione industriale a oggi, conservandone la memoria, materiale e immateriale, studiandone la storia, diffondendo la cultura industriale e tecnico-scientifica anche presso il grande pubblico e incentivando il fenomeno dell’industrial tourism, attraverso azioni di comunicazione e promozione tra cui pubblicazioni, visite guidate, attività per le scuole, mostre e progetti.
Tra questi la mostra fotografica dedicata al patrimonio industriale di AIPAI si inserisce perfettamente tra le pareti in pietra a vista dei sotterranei del museo, intervallate da cupi archi scuri che si alternano a rari sfondati chiari, con fotografie in bianco e nero o a colori che si fondono con il luogo e altre che contrastano con esso in maniera più o meno netta.


Tra queste spiccano soprattutto quelle del vincitore Nicola Bertellotti – fotografo di “luoghi dimenticati” – relative al progetto “Soft Machine” (termine che comprende, secondo la definizione dell’architetto Peter Davey, costruzioni culturalmente ed esteticamente espressive seppur basate su un’avanzata high-tech), dove l’autore ha cercato di dare “una rappresentazione visiva di questo concetto fotografando architetture in cui si è verificato un equilibrio tra invenzione e progettazione, tra serialità e unicità”.


In questo caso la giuria ha premiato il superamento della poetica “ruinista” contemporanea e la creazione di un nuovo immaginario post-industriale a partire da architetture industriali in abbandono, “in un tempo diventato ormai circolare e infinito, non senza un lieve velo d’inquietudine tipico del passo in bilico sulla soglia del precipizio”.

Di grande interesse anche il progetto “Lo scrigno”- vincitore del Premio Mecenati di Giovani Talenti Under 35 – di Claudia Mencarelli, dedicato alla distilleria Ex Alc.Este di Ferrara, dismessa e abbandonata nel 2007, nonostante la vicinanza al centro storico, le cui “facciate svuotate racchiudono spazi silenziosi” che testimoniano “la negligenza del valore e della qualità spaziale di questi luoghi”: uno “scrigno visivo della memoria e dell’inosservato” con immagini poetiche dal colore tenue e caldo e una narrazione che, testimoniando un’epoca passata, “restituisce una visione profonda sulla possibile tutela di questo patrimonio dove nei dettagli la natura affiora”.


Tra i progetti fotografici in mostra rientra -tra le speciali menzioni – “(Re)FineArt” di Carlo D’Orta, dove la realtà industriale dell’industria pesante (petrolio, chimica, acciaio) è stata reinterpretata in maniera pittorica e metafisica isolando scorci, tagliando primi piani e contrastando luci e colori, al fine di estrarre realtà artistiche “dal rumore visuale complessivo”.


Allo stesso modo ne “Il futuro non fa breccia in questo muro. Cinta, cancelli, ruderi, visioni” di Luigi d’Aponte, l’autore propone una lettura originale del lascito dell’industria dell’ex ILVA-Italsider Bagnoli, nascosta da alte mura che lasciano intuire “la realtà di uno spazio sospeso e non risolto tra ciò che non è più e un presente che non riesce a farsi futuro”.

Il percorso espositivo prosegue con le opere menzionate, tra cui “L’ex Tabacchificio Salvati: un monumento al lavoro” di Andrea Martino, che trasfigura in maniera neo-romantica le rovine di un edificio industriale di Eboli in una “struttura venerabile, dove il lavoro e la creatività umana si sono fusi in un’unica espressione di grandezza” fatta di “pronunciati verticalismi e poderose membrature murarie”, come in “un’opera d’arte plasmata dal trascorrere del tempo”; e “Canal de Castilla” di Nicola Cavallera, il cui lavoro di documentazione coglie il dismesso industriale attorno a un canale spagnolo lungo oltre 200 km, la cui forza idraulica – oggi utilizzata in varie filiere produttive, dal tessile al nucleare – è stata motore dell’industria manifatturiera ottocentesca. L’autore rappresenta un “enorme abaco tipologico dell’architettura della produzione”, facendo emergere “un paesaggio unico per ricchezza di testimonianze da un passato piuttosto comune”, in cui fa “dialogare la monumentalità di un grande volume industriale con una base liquida e immobile, o [ci] conduce a contemplare il permanere di canali e macchine idrauliche in un orizzonte di forma classica per armonie, proporzioni e atmosfere”.


La selezione dei progetti è stata effettuata da una giuria composta da Edoardo Currà, Presidente di AIPAI; Emma Tagliacollo, Segretario Docomomo Italia; Fabrizio Trisoglio, Responsabile scientifico Fondazione AEM, Presidente Rete Fotografia e Presidente di giuria; Francesca Rinaldo, Heritage Coordinator Fondazione Maire; René Capovin, Direttore Fondazione MUSIL; Giorgio Bigatti, Direttore Fondazione ISEC; Giampietro Agostini, fotografo, e Palmina Trabocchi, curatrice e delegato AIPAI PHOTO CONTEST.
Patrizia Dellavedova
Foto di copertina: Cementera@Nicola Bertellotti. Ove non diversamente specificato le foto sono dell’autore.