Sulle pagine di Discorsi Fotografici ciclicamente affrontiamo il tema della stampa fotografica, perché fermamente convinti che la fotografia debba ritenersi tale e compiuta esclusivamente nella sua forma materica e cioè su un supporto.
Anche in era digitale, soprattutto in era digitale.
Come sappiamo, l’ultimo ventennio ha visto crescere vertiginosamente la produzione fotografica, resa agevole dalla semplicità degli strumenti e incantata dalle sirene dei social media. Ma abbiamo perso l’abitudine a collezionare album in ambito vernacolare e, a volte, anche in campo professionale ed artistico, dimentichiamo di celebrare la nostra creazione.
Ma fortunatamente ci sono ancora delle situazioni che ci ricordano quanta meraviglia regali la fotografia su carta, come è stato in occasione dell’OASIS Photocontest Roero 2023, giunto alla 15esima edizione, premio Internazionale di Fotografia Naturalistica di cui Fujifilm è partner, e la mostra che ne consegue presso il Castello Roero di Monticello d’Alba, visitabile fino al 30 luglio.
In accordo con la direzione artistica del contest, per la stampa delle sessanta fotografie finaliste, Fujifilm ha scelto la carta fotografica Original Photo Paper FUJICOLOR CRYSTAL ARCHIVE DIGITAL PEARL. Un supporto all’alogenuro d’argento che contiene un componente molto particolare, ovvero cristalli naturali di mica ricoperti da una sottile strato di particelle metalliche che attraverso un gioco di trasparenza e rifrazione donano alle immagini stampate distinti riflessi bianco-argento. Questa carta è progettata per ottenere colori saturi e brillanti riprodotti in una ampia gamma cromatica, inoltre la carta Pearl restituisce una particolare profondità alle immagini che acquistano grande tridimensionalità.
Per l’occasione abbiamo raggiunto Felice Ucchino, Product and Sales Manager e CLP & Printing Solution di Fujifilm Italia, ed abbiamo ragionato insieme intorno alle stampe fotografiche.

Qual è il tuo ruolo in Fujifilm e in cosa consiste la partnership con Oasis Photocontest Roero 2023?
Sono il responsabile sia di prodotto che delle vendite della carta fotografica ad alogenuri d’argento e di sistemi di stampa della Fujifilm Italia, che è una sussidiaria della Fujifilm Europa che a sua volta è sussidiaria della Fujifilm Tokyo.
Diversi fotografi, sia professionisti che amatori, stavano un po’ allontanandosi da quello che è la stampa fotografica, complice l’utilizzo degli smartphone che catturano immagini in maniera semplice, ci ha fatto dimenticare quello che è il valore della stampa fotografica.
Siamo perciò qui in Oasis Photocontest Roero per promuovere le varie tipologie di carta fotografica all’alogenuro d’argento di Fujifilm ed il nostro marchio “Original Photographic Paper by Fujifilm”, e per collaborare con gli organizzatori di mostre e di contest, ed abbracciare tutti quegli eventi dove si celebra la fotografia e si conclama la bellezza dell’immagine stampata.
La stampa fotografica con carta all’alogenuro d’argento è soltanto una delle possibilità. Le tecnologie oggi sono un po’ diverse, c’è l’inkjet con il suo Fine Art dedicato alla fotografia più professionale, c’è il Digital Print, c’è la stampa a sublimazione a secco. Ci sono diversi supporti o media che possono restituire una stampa fotografica e noi continuiamo a promuovere le caratteristiche della carta fotografica, quali la bellezza e la plasticità del risultato, rispettando tutto l’ambiente. Nel corso degli anni queste peculiarità sono andate un po’ dimenticate perché tutto ciò che è tradizionale viene dimenticato! Nel frattempo, a supporto, Fujifilm ha sperimentato e adottato nuove tecnologie su diversi tipi di carta fotografica tale che oggi riusciamo, per esempio, ad ottenere degli effetti ultra matt anche utilizzando l’alogenuro d’argento con la nostra carta Velvet per esempio.
Nel caso di questa mostra fotografica le nostre stampe sono state stampate su una carta che noi chiamiamo Pearl, carta che è stata arricchita di microparticelle di mica alle quali si attaccano delle molecole di metalli riflettenti che attraverso il gioco di riflessioni e rifrazioni, donano all’immagine un aspetto iridescente, con bianchi tendenti all’argento per intenderci, e quindi chi utilizza questo tipo di supporto per rappresentare la propria immagine, otterrà una finitura super lucida e super riflettente con effetti metallescenti.
Questo per andare incontro ad un certo tipo di richiesta del mercato di stampe effetto metallico. Se produci della carta con del metallo alla base, questo influisce sul risultato e sulla resa cromatica, soprattutto influisce su alcune fasi di lavorazione. Quando invece inserisci nella stessa emulsione della carta fotografica queste microparticelle che danno questa iridescenza e la lasci sulla cellulosa, non hai cambiato niente nel comparto di finissaggio e di lavorazione della carta fotografica. Ma il risultato che ottieni è davvero eccezionale, perché l’immagine acquista grande tridimensionalità, facilitata da un gioco di luci e di riflessi molto molto particolari. Questo è un fiore all’occhiello di Fujifilm che va necessariamente vista e toccata dal vero in presenza.
Descrivere queste caratteristiche sul monitor o sul web non è la stessa cosa. Da anni cerchiamo di divulgare questo tipo di prodotto e differenziarlo da tutto il resto per cercare di richiamare l’attenzione del consumatore.
Lasciami dire che spesso, mostrando delle immagini stampate su carta fotografica all’alogenuro d’argento per noi banale, mi sono sentito dire: “ma che tipo di carta fine art è questa?”. Questo significa quanto la distanza da certi prodotti poi cattura l’attenzione e diventa novità.

Da giornalista, fotografo ma soprattutto appassionato, ho la percezione di un grandissimo ritorno alla fotografia analogica, soprattutto da parte dei più giovani. Quanto è importante a livello collettivo, non solo individuale, ritornare alla materia, cioè alla fotografia che si tocca e che si possiede, e che non resti dimenticata in un computer? Quanto e cosa può fare un’azienda che produce supporti per stampe fotografiche per i propri clienti ed appassionati?
Quello che tu dici è verissimo. Il ritorno di fiamma dell’analogico è un fenomeno palpabile e tangibile ovvero quello che diversi giovani, non avendo vissuto l’era analogica, trovano affascinante la magia della pellicola.
Io scatto e solo dopo aver sviluppato la mia pellicola e dopo averla stampata, ho la certezza che il mio scatto l’abbia fatto così come volevo. Grazie a Dio c’è una riscoperta della magia della fotografia che gli smartphone e l’elettronica ce l’hanno portata via. Ma non ha avuto neanche il tempo di attecchire sui giovani perché non l’hanno vissuta.
La carta fotografica all’alogenuro d’argento si comporta come la pellicola e quindi ha questo fascino. La pellicola viene esposta dalla luce che attraversa un obiettivo, la carta fotografica viene esposta da un fascio di luce che la sensibilizza, ma sia la pellicola che la carta fotografica hanno bisogno di un procedimento per vedere il risultato.
La pellicola ha bisogno del doppio procedimento, quindi c’è questa magia e noi di Fujifilm stiamo proprio per questo rafforzando il concetto di carta fotografica “Original” perché non è inkjet. Il fotografo appassionato dovrebbe stare in casa a svilupparsi la fotografia nella bacinella, noi lo facciamo a livello industriale ma è la stessa identica magia. La sensazione all’occhio del tono continuo che soltanto la fotografia analogica sa restituire fa la differenza.
Cosa facciamo noi? Cerchiamo di stare insieme ai laboratori industriali, ai laboratori professionali e ci impegniamo a fare informazione sulle peculiarità di un tipo di carta rispetto ad un’altra e cerchiamo di essere presenti in questo tipo di eventi in modo da promuovere il più possibile la stampa. Inoltre, spieghiamo la bontà delle nostre macchine fotografiche e dei sensori delle nostre fotocamere digitali, che sono concepite attraverso il know how che Fujifilm nel passato ha sviluppato, ad esempio, nelle pellicole Velvia, Nph, Astia, Provia tanto che oggi un consumatore si trova anche delle funzioni di simulazione sulle macchine fotografiche (poi magari non sanno neanche che cos’è Astia!).
Io che l’ho vissuto quell’epoca so che l’Astia era una pellicola morbida nata proprio per fare ritrattistica. La Provia era una pellicola cross. Allo stesso modo quando vai in stampa hai dei risultati che puoi gestire nella morbidezza o contrasto attraverso l’analogicità della carta.
La carta fotografica originale sposa molto di più quello che è il concetto di fotografia, dall’artistico al consumer.

Analogico e digitale sono due anime che viaggiano parallele, non sono in contrapposizione, sono estremamente diverse perché restituiscono risultati diversi. Fujifilm continua ad abbracciare la fotografia analogica e anche la fotografia istantanea e sta ottenendo molto successo.
Certo, ed a questo si è addizionata la preziosità di un’immagine stampata oltre alla ritrovata magia dell’istantanea (con Instax). In questo momento con onore possiamo dire che abbracciamo veramente la fotografia a 360° in ogni aspetto. Siamo autoctoni dell’immagine fotografica, Fujifilm significava pellicole Fuji quindi veniamo da quel settore.
Mi permetto di aggiungere che molto spesso manca, per ignoranza o comunque per (mal)costume, il fatto che anche il processo digitale non termina con la fotografia scattata dalla macchina, importata nel computer ed elaborata.
È guardata soltanto sul monitor, ragazzi! Non c’è, non si è ancora realizzata! Faccio l’evangelista: stampate dappertutto, ma stampate! Poi decidete se un prodotto è meglio di un altro, se una tecnologia sposa di più il vostro gusto, il vostro risultato, ma stampate! Spendere 5 mila euro per un corpo o 10 mila euro per un obiettivo e vedere le proprie immagini su monitor o postarle semplicemente su un social media, non è la celebrazione della vostra passione che vi ha portato ad acquistare tecnologie.
Soltanto stampando avrete certificato al meglio i vostri scatti e riuscirete a raccontare in maniera molto più profonda al fruitore delle immagini tutte le informazioni che avete catturato.

A questo punto manca solo un tassello e perciò ti chiedo: ci puoi raccontare brevemente la tua personale storia della fotografia?
Ho iniziato a lavorare nell’89 in Fujifilm e mi occupavo del dopo vendita di attrezzature per lo sviluppo e stampa in un’ora. Ho iniziato a fare training alle persone che acquistavano queste attrezzature, mi sono così specializzato nel colore e in quello che erano le risposte dei nostri materiali sui risultati. Sono passato poi al controllo qualità quindi mi occupavo solo della stampa, questo con l’avvento di Velvia e di Astia. Velvia era la pellicola antagonista e più innovativa in quel momento rispetto a quello che c’era sul mercato. Da lì mi sono occupato di laboratori professionali di sviluppo per poi passare dalla parte del dopo vendita.
Questo è il mio percorso ma quello che mi rende più orgoglioso, e di cui sono veramente fiero, è che ho visto la fotografia in tutti i suoi aspetti. In trentaquattro anni di attività ho visto la fotografia davvero evolversi. Prima ovviamente dall’89 rispetto agli anni 70, ho visto le varie evoluzioni ed ho avuto anche la possibilità e le conoscenze di capire perché Fujifilm inseriva nei propri CCD certe funzioni solo perché ne conoscevo la provenienza ed era naturale che Fujifilm integrasse ed applicasse quel tipo di tecnologia. Non ha fatto altro che trasferire quello che era analogico, quindi la propria conoscenza della parte chimica della fotografia. Questa è una grande peculiarità che solo Fujifilm ha in questo momento.
Un’altra cosa bella della mia carriera è che non mi sono mai annoiato. Ogni 2 o 3 anni Fujifilm ha sempre tirato fuori qualcosa di speciale che magari si è concretizzata nei cinque anni successivi. Sempre con l’attenzione rivolta al supporto dei fotografi.
Non abbiamo mai dovuto inventarci un marketing soltanto per promuoverlo oppure semplicemente per creare una necessità. Questa è una piccola manchevolezza di Fujifilm, perché siamo sempre stati bravi in ogni campo tranne che nel marketing, perché è come se non ne avessimo bisogno.
Ed invece oggi, purtroppo, si vive anche di questo.
Mirko Bonfanti