Il mondo della tecnologia fotografica ha accolto con grande interesse l’annuncio della Fujifilm GFX100RF, la prima fotocamera medio formato a ottica fissa. Questo modello segna un punto di svolta nella fotografia digitale, poiché riporta Fujifilm sulla scena come protagonista con una proposta innovativa, capace di ampliare significativamente le possibilità espressive per i fotografi. A conferma di questa ambizione, Fujifilm sfida apertamente la Leica Q, come sottolineato dallo stesso Maurizio Mori – General Manager Fujifilm Imaging Solution Business Domain – durante la presentazione italiana della GFX100RF a Venezia. Non è un caso che la città sia stata scelta non solo per la sua bellezza, ma anche per offrirci l’opportunità di conoscere e testare da vicino la nuova fotocamera, un’esperienza che ha permesso di apprezzarne appieno le potenzialità. D’altronde, Fujifilm è sostenuta dal grande successo dei suoi modelli recenti, tanto nella serie X quanto in quella GFX, con quest’ultima che ha già ampiamente superato le aspettative in termini di preordini.
Le caratteristiche della GFX100RF sono progettate per superare definitivamente la storica contrapposizione tra due visioni della tecnologia fotografica: quella del sensore Full Frame e quella del sensore Medio Formato (o Large Format, come lo definisce oggi Fujifilm). Un passo decisivo che amplia le prospettive per i fotografi, facendo evolvere il panorama fotografico digitale. In un certo senso, ci aspettavamo un passo del genere. Nel maggio 2024, infatti, avevamo chiesto a Riccardo Scotti – Service Specialist di Fujifilm Italia –, durante la presentazione della GFX100S II, se fosse possibile creare una fotocamera medio formato a ottica fissa che riprendesse le caratteristiche iconiche della X100. E lui rispose: diciamo che concettualmente a livello tecnico non è una cosa semplicissima, non è neanche una sfida impossibile1.

Con l’annuncio ufficiale della GFX100RF, quella previsione si concretizza, introducendo una serie di innovazioni che ridefiniscono il segmento delle compatte di lusso. La sfida è stata combinare le caratteristiche del medio formato o del large format in un corpo macchina incredibilmente compatto, facile da trasportare e da utilizzare in qualsiasi momento, senza sacrificare la qualità dell’immagine. Già al primo contatto, risulta chiaro che Fujifilm è riuscita a sviluppare una macchina fotografica più accessibile e versatile, un sistema fotografico di alta qualità che non pregiudica la portabilità. L’elemento chiave per raggiungere questo risultato è stato ridurre le dimensioni e ottimizzare al massimo gli spazi disponibili, con ogni componente progettato per minimizzare l’ingombro. In quest’ottica, la scelta dell’obiettivo da 35 mm (equivalente a 28 mm su full frame) risulta perfetta per mantenere il formato compatto senza compromettere la qualità dell’immagine.
«Durante lo sviluppo, sono stati esplorati diversi prototipi con ottiche di focali differenti, ma tutte le altre soluzioni facevano lievitare le dimensioni della macchina, allontanandosi dall’obiettivo di portabilità. L’idea di base era chiara: creare una fotocamera che, pur offrendo un sensore di grande formato, potesse essere trasportata facilmente, tanto da entrare comodamente in un marsupio.»
Sono queste le parole di Riccardo Scotti che ci accompagnano alla scoperta di questa nuova fotocamera Fujifilm, necessarie per capire appieno un prodotto che non si limita a essere esclusivamente fotografico, ma ambisce a diventare un vero e proprio oggetto da collezione, quasi un’opera d’arte. Uno degli aspetti distintivi della GFX100RF, infatti, è sicuramente la qualità costruttiva, che si traduce in una sensazione di solidità e cura nei dettagli. Il corpo della fotocamera è realizzato attraverso un processo di taglio dell’alluminio, una scelta che coinvolge anche le ghiere e altri elementi chiave. Questa decisione non è casuale, ma risponde a una precisa volontà di creare un prodotto premium. Le parole non possono rendere pienamente giustizia alla sensazione tangibile che si prova tenendo la fotocamera in mano: è fondamentale, dunque, sottolineare che il miglior modo per apprezzarne la qualità è provarla di persona.

«L’obiettivo del design era chiaro: ridurre al minimo i volumi, come già accennato, ma anche dare alla fotocamera un aspetto di altissima qualità, capace di distinguersi non solo quando è accesa, ma anche da spenta. Il risultato è un prodotto che non solo è bello da vedere, ma che si fa apprezzare per la piacevolezza della presa. La struttura in alluminio consente di ottenere spigoli più netti e un design estremamente minimalista, che contribuisce a conferire alla macchina un carattere distintivo e sofisticato. Ogni dettaglio della GFX100RF è pensato per trasmettere una sensazione di alta qualità, che è essenziale per un prodotto di questo livello. La combinazione di resistenza, ergonomia e percezione premium rende questa fotocamera un oggetto non solo funzionale, ma anche un piacere da utilizzare. Un altro aspetto interessante è che, in questa macchina, abbiamo voluto dare valore a quegli elementi di design che storicamente sono stati associati alle nostre fotocamere analogiche del passato. Mi vengono in mente modelli come la G617 o la GA645, ognuno dei quali racconta una parte della nostra storia fotografica analogica.»
La GFX100RF si presenta con il sensore GFX 102MP CMOS II e il sistema di messa a fuoco di quinta generazione, caratteristiche che già conosciamo dalla GFX100 II e dalla GFX100S II. Tuttavia, ciò che rende questa fotocamera unica è la combinazione con un’ottica fissa, il 35mm f/4, sviluppato esclusivamente per questo modello.
«L’utilizzo di un obiettivo così compatto su una fotocamera medio formato rappresenta una vera e propria sfida tecnologica. I sensori medio formato sono equipaggiati con un sistema di rilevamento di fase, che, per funzionare al meglio, richiede un’ottimizzazione molto precisa. In questo caso, per ottenere prestazioni ottimali, è stato necessario lavorare su più fronti. In particolare, si è intervenuti per ottimizzare il segnale del rilevamento di fase, affinché il sistema di messa a fuoco funzionasse con la massima efficienza. Non solo è stato perfezionato lo schema ottico dell’obiettivo, ma sono stati anche modificati gli algoritmi e l’intero comparto di messa a fuoco è stato appositamente personalizzato per questa nuova combinazione sensore-ottica.»

Diversamente da tutti i modelli di fotocamere digitali, continuando la scoperta di questo prezioso modello, la GFX100RF è la prima fotocamera Fujifilm ad introdurre una ghiera “Aspect Ratio” che consente di selezionare nove formati diversi, ispirati alla tradizione analogica di Fujifilm. Indubbiamente, questo innovativo elemento offre vantaggi pratici significativi per i fotografi, in quanto invita a una modalità di lavoro più immediata e creativa. La ghiera è pensata per conferire alla fotocamera una sensazione molto “analogica”, nonostante sia un dispositivo digitale. L’operatività della ghiera richiama la filosofia di lavoro delle fotocamere tradizionali, dove la composizione e il formato dell’immagine venivano scelti già prima dello scatto, e non in post-produzione.
«La vera forza di questa ghiera sta nel fatto che stimola il fotografo a riflettere sulla composizione fin da subito, scegliendo il rapporto d’aspetto ideale prima di premere il pulsante di scatto. Non si tratta più di un’impostazione da definire successivamente, ma di una decisione che influenza direttamente l’inquadratura e la visione creativa del fotografo.»
In effetti, questa fotocamera permette al progetto GFX di decollare, se ne comprendono le ragioni di utilizzo e di conseguenza le possibilità creative. La GFX100RF, più delle altre GFX a ottica intercambiabile, permette di andare al di là della cornice del 35mm, con il suo 3:2, sicuramente ritagliabile con tanti megapixel, ma poco generoso e limitato. Al contrario, il medio formato o Large Format che sia, consente di uscire da questi stretti confini e di farlo con un selettore dedicato, poco digitale, molto analogico. La differenza psicologica tra il sensore Full Frame e quello Medio Formato viene superata grazie a questa fotocamera. L’introduzione dei formati “3:4” e “17:6”, che si aggiungono agli altri 7 già presenti nelle altre GFX, non è quindi stata casuale, ma frutto di una volontà precisa di arricchire l’esperienza visiva e creativa.
«Questo particolare elemento invita chi ha una mentalità da fotografo, magari un po’ “vecchia scuola”, a rapportarsi direttamente al rapporto d’aspetto.»

Nove formati pensati per offrire ulteriori opzioni compositive, creando spazi visivi inediti che stimolano la sperimentazione. La ghiera, quindi, non è solo un elemento pratico, ma un invito a riconsiderare il processo creativo nella sua interezza.
«In post-produzione puoi fare molte modifiche, certo, ma l’idea di scattare pensando fin da subito a come il risultato finale si svilupperà è un processo che stimola la creatività.»
Non solo, per sfruttare appieno i 102 megapixel della GFX100RF, Fujifilm ha introdotto un teleconverter digitale con una leva dedicata, che permette di passare facilmente tra diverse lunghezze focali equivalenti: 35mm (risoluzione piena), 45mm (circa 40 megapixel), 63mm (circa 30 megapixel) e 80mm (circa 20 megapixel). Una soluzione che offre un vantaggio importante rispetto a un classico ritaglio in post-produzione. Mentre il ritaglio post-scatto può sembrare una soluzione comoda, in realtà questa funzione di teleconverter digitale consente di fare una scelta consapevole e immediata riguardo al campo visivo prima di scattare, mantenendo la qualità dell’immagine grazie alla risoluzione elevata del sensore.
«Anche in questo caso, si tratta sempre di una scelta: decidere prima dello scatto. Sono filosofie diverse, perché uno può scegliere di fare tutto dopo, in post-produzione. Tuttavia, noi crediamo che il vero fascino della fotografia sia legato alle scelte che il fotografo fa prima di premere il pulsante di scatto. In fondo, è proprio questo il cuore della fotografia: il momento della decisione, quel pensiero che precede il clic.»
In sostanza, questo approccio, pur essendo complementare alla tecnologia digitale, rimane molto legato alla filosofia analogica della fotografia, dove ogni scatto era frutto di una riflessione immediata e intenzionale. Fujifilm, quindi, offre una soluzione che non solo aumenta la versatilità della fotocamera, ma incoraggia anche una mentalità più riflessiva e consapevole, un aspetto che, a parere di molti fotografi, rappresenta il vero fascino della fotografia.

Andando avanti con le novità, per la prima volta in una fotocamera della serie GFX, Fujifilm ha integrato un filtro ND a 4 stop direttamente nell’ottica, una caratteristica che si ricollega alla filosofia della serie X100.
«Avere il filtro già integrato evita la necessità di portarsi dietro un filtro separato, rappresentando un vantaggio pratico e una scelta comoda. Questo aspetto rispecchia perfettamente la filosofia della macchina: leggera, ma con una qualità estrema, come quella di un medio formato.»
Con un peso di soli 735 grammi e un design ben bilanciato, la fotocamera non presenta l’ingombro tipico di una macchina a ottiche intercambiabili. L’obiettivo, infatti, è progettato per evitare che il corpo tenda a cadere in avanti. In effetti, l’unico accessorio che potrebbe risultare davvero utile in alcune situazioni è un treppiede compatto, anche di quelli per smartphone, facile da trasportare e perfetto per garantire stabilità nelle riprese che richiedono esposizioni più lunghe. In questo modo, Fujifilm offre una fotocamera estremamente maneggevole senza compromettere la qualità o la funzionalità.

L’attenzione al dettaglio nella progettazione della GFX100RF è evidente non solo nelle caratteristiche tecniche, ma anche nei suoi accessori. Fujifilm ha voluto che questa fotocamera fosse esteticamente apprezzabile anche quando è spenta. Un esempio di questa cura è il paraluce in alluminio: non solo svolge la sua funzione pratica, ma è anche un elemento di design che contribuisce a rendere la fotocamera ancora più elegante. La possibilità di aggiungerlo o rimuoverlo facilmente, semplicemente togliendo il copri filettatura, consente al fotografo di adattare l’aspetto della macchina alle proprie preferenze, mantenendola compatta quando necessario, ma anche arricchendola visivamente con il paraluce.
La dotazione comprende anche un filtro di protezione e una tracolla in corda dal design ricercato, che non solo sono funzionali, ma riflettono anche un’attenzione al design e alla qualità dei materiali. La fotocamera è uno strumento di lavoro, ma anche un oggetto piacevole da usare e da guardare, dove ogni dettaglio contribuisce a creare un prodotto che, pur nella sua funzionalità, si fa apprezzare anche per la sua eleganza e raffinatezza.

“ho stoppato il video su “sensore non stabilizzato”, se la possono tenere.”
“due fattori la rendono un po critica, la luminosità che dovrebbe essere almeno un F:2.8, e lo stabilizzatore, che con F:4 è praticamente indispensabile se la si vuole rendere un po più versatile.”
“Trovo inutile il cambio di formato. Cosa serve quando si può fare in post produzione? L’area è sempre quella e viene solo tagliata o allungata. F4? Assurdo!!!! Ottica fissa? Perché?”
Ho selezionato tre commenti che riassumono le principali critiche italiane a questo modello e mi sono chiesto: hanno ragione? È davvero così? La risposta si trova nella stessa natura del medio formato. Durante la conversazione con Riccardo, il punto che ha ribadito più volte è che, con un sensore di tale grandezza – non tanto in termini di risoluzione, ma di superficie – non è pratico utilizzare ottiche troppo luminose, perché diventerebbero troppo ingombranti e difficili da maneggiare. La vera forza della GFX100RF risiede proprio nel sensore che, con i suoi 16 bit di profondità colore, è in grado di esprimere una straordinaria tridimensionalità e una gamma dinamica eccezionale, già a F4. Questo permette di lavorare anche con ISO elevati senza compromettere la qualità dell’immagine. In sostanza, il sensore diventa il vero protagonista, offrendo risultati di altissima qualità senza la necessità di avere aperture troppo ampie. In confronto, fotocamere come la GFX100 II e la GFX100S II, che supportano ottiche più luminose, richiedono una maggiore attenzione nella gestione della profondità di campo. Spesso, infatti, quest’ultima si riduce a tal punto da obbligare il fotografo a chiudere il diaframma. In questo senso, la GFX100RF offre un’esperienza decisamente diversa rispetto a una fotocamera full frame.
«Ad esempio, nel caso del large format, spesso possiamo lavorare anche con diaframmi più chiusi, perché la tridimensionalità e i passaggi tonali sono già molto evidenti, e non è necessario ricorrere ad aperture molto ampie.»


Un’altra osservazione frequente sulla GFX100RF riguarda l’assenza di un sistema di stabilizzazione del sensore (Nelle immagini qui sopra, ISO 12800 – F4 – 1/15 e crop per apprezzare la parte buia, nessun recupero). La domanda che sorge quindi è se l’otturatore centrale sia sufficiente o se la stabilizzazione del sensore avrebbe potuto migliorare ulteriormente l’esperienza fotografica, soprattutto in condizioni di scarsa illuminazione.
«Il non aver inserito lo stabilizzatore è legato proprio a quanto dicevo prima, cioè la volontà di contenere al massimo le dimensioni e il peso della macchina. Aggiungere uno stabilizzatore, infatti, avrebbe comportato un ingrandimento notevole, rendendo la macchina simile alla GFX 100S II, ma con l’ottica fissa. In questo caso, lo scopo era proprio mantenere la macchina il più compatta possibile. L’otturatore centrale gioca un ruolo fondamentale, riducendo praticamente a zero le vibrazioni, garantendo quindi una stabilità eccezionale. Per quanto riguarda i tempi di scatto, personalmente posso usare la macchina tranquillamente fino a un trentesimo di secondo a mano libera. Se si desidera scendere a tempi più lunghi, come un decimo o mezzo secondo, è un discorso diverso, ma fino a un trentesimo non ci sono problemi. In più, il sensore ha una capacità straordinaria di recuperare dettagli nelle ombre, anche in caso di sottoesposizione.»
La GFX100RF di Fujifilm si distingue per la sua leggerezza, che la rende sorprendentemente comoda da portare al collo. L’esperienza d’uso è notevole e l’approccio alla fotografia risulta particolarmente piacevole. Si tratta di una fotocamera poco più alta della X100, e proprio per questo, soprattutto per chi ne possiede una, la GFX100RF potrebbe sembrare una X100 medio formato. Esteticamente è così, ma nella pratica fotografica e nell’approccio al lavoro, le due fotocamere sono totalmente differenti. La GFX100RF è progettata per un target molto specifico, ma la sua versatilità la rende adatta a una vasta gamma di utenti. Si colloca idealmente tra i professionisti e i fotoamatori evoluti, con applicazioni che spaziano dalla street photography alla travel photography, fino al settore documentaristico, dove la qualità dell’immagine è fondamentale, ma altrettanto importante è la discrezione. In pratica, gli ambiti di utilizzo sono molteplici, ma ciò che li unisce è la ricerca di qualità nelle immagini.


Un ulteriore aspetto interessante della GFX100RF è la sua capacità di attrarre chi desidera esplorare il mondo del medio formato, ma non vuole fare un investimento significativo in una lunga serie di lenti e accessori. Questa fotocamera offre una soluzione compatta e semplice, permettendo ai fotografi di avvicinarsi al medio formato senza il peso e la complessità delle attrezzature tradizionali. Inoltre, potrebbe attrarre anche chi possiede già fotocamere di altri marchi e desidera fare il salto al large format senza un impegno finanziario eccessivo.
Non sono del tutto d’accordo con chi sostiene che questa è una fotocamera adatta a una fotografia “ragionata”, dove non si scatta continuamente. Un file raw non compresso da 200 mega è una realtà da tenere in conto: bastano cinque scatti per arrivare già a un giga. Non è la fotocamera in sé a suggerire quante volte scattare, o a invitare a fermarsi per pensare e riflettere sulla scena, ma è lo storage che impone questi limiti. Perché, in fin dei conti, la fotocamera non cambia tanto rispetto alla X100. Anzi, la GFX100RF è così compatta e reattiva che non sembra nemmeno di utilizzare una fotocamera medio formato: in questo Fujifilm ha fatto davvero un lavoro incredibile.

Ciò che cambia, semmai, è il tipo di fotografia che si può fare e le possibilità creative che vengono offerte. La principale – e fondamentale – differenza risiede nella ghiera dell’aspect ratio. Questo piccolo dettaglio consente di esplorare generi fotografici diversi, con inquadrature diverse, e apre nuove possibilità creative. Sembra poco, ma vedere il formato 17:6, per citarne uno, prima dello scatto – e non dopo – cambia completamente la percezione dell’immagine. Evoca davvero l’idea della tradizione fotografica, come nel caso di Josef Koudelka, che ha utilizzato la G617 per realizzare il suo progetto Ruins, esposto tra l’altro a Roma nel 2021.
«È giusto mettere in risalto questo elemento, perché quando si utilizza quella ghiera, si entra in una modalità completamente diversa. Non è solo una questione di scegliere un’impostazione, ma si cambia il modo di pensare allo scatto e all’inquadratura. Ti obbliga a ragionare in funzione della scelta che hai fatto, proprio come accadeva nell’era della fotografia analogica.
Questa ghiera rappresenta un ritorno a una filosofia più riflessiva e consapevole, che ci lega storicamente a un’epoca in cui Fujifilm ha giocato un ruolo fondamentale nel mondo della fotografia analogica. È un legame forte con una tradizione che, pur evolvendo, mantiene la stessa attenzione alla qualità e alla creatività, portando un po’ di quella filosofia analogica nel mondo digitale.»
Il primo impatto che ho avuto con la GFX100RF è stato di stupore. Inizialmente, mi aveva colpito la sua dimensione: dalle immagini sembra molto grande, ma dal vivo la sensazione è esattamente l’opposta. Poi, c’è il peso: è incredibilmente leggera, quasi da non crederci. Elegante nel design e, al contempo, estremamente ergonomica. Il paraluce è il dettaglio che trasforma la fotocamera in un vero e proprio oggetto di design, lo si capisce già dal modo in cui si avvita. La tracolla, molto bella e raffinata, è perfettamente in linea con lo stile ricercato dagli utenti. L’assenza dello stabilizzatore non pregiudica l’utilizzo, tutt’altro, l’otturatore centrale risolve il problema, sono riuscito a scattare a 1/15 di secondo senza micromosso. Allo stesso modo, l’apertura F4 non è limitante, incisiva e con uno sfocato molto morbido. La grandezza del sensore viene sfruttata appieno, superando le prestazioni degli altri modelli con risoluzioni simili. È probabile che questa fotocamera influenzi anche gli altri due modelli recenti. Impressionante la resa ad alte ISO: a 12.800 il rumore è praticamente nullo, con solo una sottile grana che ricorda quella della pellicola.
Per quanto la GFX100RF cerchi di competere con la Leica Q da 28mm, più di quanto abbia già fatto la X100, va detto che è una fotocamera completamente diversa. Imparagonabile. Questo modello amplia ulteriormente il richiamo alla tradizione analogica di Fujifilm, iniziata con i corpi macchina vintage, proseguita con le simulazioni pellicola, e ora arricchita con nove formati di inquadratura, alcuni dei quali iconici nella storia del medio formato Fujifilm e, più in generale, nella storia della fotografia.

Concludo con un commento di @andreamaci9411, che ha colto in pieno l’anima di questa GFX100RF. L’ho letto in risposta alla recensione del video di Riflessioni Fotografiche intitolato “FUJIFILM GFX100RF: IL MEDIO FORMATO CHE SPACCA (LETTERALMENTE)?”
“Voglio fare i complimenti a Fujifilm per la realizzazione di questa GFX100RF in particolare al team di ingegneri e al marketing, ha saputo innovare ricercando nelle sue tradizioni. Le Fujifilm a pellicola con formato pano sono ancora oggi ricercatissime. Fujifilm è il brand che stuzzica la creatività del fotografo favorendo la creazione artistica in macchina senza ricorrere alla post e questo è indicativo del fatto che in quell’azienda ci sono ancora dei fotografi. Il crop che il marketing sta evidenziando è un argomento conseguenza di un sensore ad alta risoluzione e non è certo la sostanza di quel prodotto. Ho provato ad assegnare la funzione formato di scatto alla rotella anteriore della X1006 (non è la stessa cosa ovviamente) e sto giocando con i formati disponibili rispetto alla composizione e sto trovando una “quarta dimensione” di ricerca e composizione a cui avevo pensato solo in post, (ormai a cose fatte), ed è stimolante. Appena sarà in vendita la comprerò sicuramente.”
Rirpoduzione Riservata © Federico Emmi