“Oltre il Covid-19” è un lavoro fotografico che ho intrapreso (in casa) ad inizio lockdown.
Mi ha convinto Andrea, un amico che mi conosce bene, a lavorare su questo tema: io inizialmente molto scettico, poi disorientato perché abituato da anni a cercare “il bicchiere mezzo pieno” della vita negli ambienti da questo punto di vista più sfidanti: campi Rom, Carcere, disabilità…, non certo a casa mia. E invece adesso era proprio qui ora che dovevo cercare, osservare, raccontare una vita “diversa”.
“Diversa”: è da questa considerazione che è nata prima l’idea e poi l’esigenza di cogliere questi momenti per congelarli, per non dimenticare, per non vanificare un’esperienza perdendone la sostanza che è tale solo se c’è consapevolezza.
Ho cominciato con l’osservare mia moglie e le mie figlie costrette in casa, poi anche me stesso: i primi giorni passati realizzare la nuova situazione e a rimpiangere quanto (temporaneamente) perduto; quelli successivi a dedicati a riorganizzare una vita improvvisamente così diversa dalla precedente, svuotata di tante certezze e riempita di nuovi momenti e di stati d’animo contrastanti propri di un periodo così complesso: noia e divertimento, solitudine e compagnia, angoscia e sollievo…
Il mio auspicio è che questo diverso modo di vivere non si sostituisca a quello a cui eravamo abituati, ne`che venga presto dimenticato: se il prima e il dopo si integreranno, e questo dipende solo da noi, il lockdown di questo inizio 2020 ci avrà donato una vita più ricca di quella per la quale eravamo stati programmati.
L’obiettivo di questo lavoro è duplice: come padre e marito è cogliere questi cambiamenti e riflettere per non perderne il valore, come fotografo è fornire a chi vedrà queste immagini, la consapevolezza di un momento (nel bene oltre che nel male) unico e difficilmente ripetibile.
Quarantena per il Covid-19: strade svuotate, scuole e fabbriche deserte sono sulle copertine di tutti i giornali da settimane. Ma le persone che fino a ieri le popolavano, oggi dove sono? Che cosa fanno?
Una famiglia come tante a Roma, o altrove nel mondo: le dinamiche non cambiano.
Quattro persone, genitori e figlie fino a ieri cittadini di una qualunque città oggi sono confinate tra quattro mura. Non importa dove, non importa chi.
Giocoforza i rapporti mutano, gli interessi di ognuno si fondono con quelli dell’altro.
E mutano anche i rapporti con gli altri, quelli con cui ieri eravamo fuori insieme, anche loro chiusi in altre case. La tecnologia ci porge una mano ma la necessità e la volontà di cercare momenti comuni fa accantonare almeno un po’ i vari device cui siamo abituati, a favore di qualcosa di più antico e quindi un po’ nuovo.
Ce ne ricorderemo domani? Vedremo.
Reportage di Massimo Podio


























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