L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici ha di recente inaugurato la mostra ORIENT-EXPRESS & Cie. Itinerario di un mito moderno, dedicata al mitico treno (e al fenomeno di costume ad esso associato) che attraversava l’Europa dal 1883 al 1977 ed in generale alle attività della Compagnie Internationale des Wagons-Lits durante il periodo d’oro dei viaggi internazionali in treno.
Durante la giornata dedicata alla stampa abbiamo avuto modo di intervistare una dei due curatori della mostra: Eva Gravayat che, insieme al collega Arthur Mettetal, ha illustrato l’intero percorso espositivo tra storie di passeggeri, cuochi, capitreno, guerre, amicizie e rivalità tra gli stati percorsi in lungo ed in largo dai numerosi treni della Compagnia, primo fra tutti il mitico Orient Express che collegava Parigi ad Istanbul (all’epoca ancora chiamata Costantinopoli dai media occidentali che rivendicavano l’antico nome eclissato dai Turchi nel 1453).
La mostra sarà visitabile presso l’Accademia di Francia – Villa Medici fino al 21 maggio 2023
È possibile vedere la presente mostra sull’Orient Express come la celebrazione di una gloria ormai perduta, oppure si vuole ispirare il pubblico nella speranza di un nuovo Orient Express?
È la domanda che ci fanno in molti quando tiriamo fuori questi archivi. C’è anche chi pensa che esista ancora e ci chiede: “avete preso l’Orient-Express?” e rispondiamo sempre: “no, non esiste più dagli anni ’70!”, sebbene, va detto, ci siano oggi alcuni tipi di treni da “crociera” come il “Nostalgico Orient Express” per esempio, che è organizzato dalla Belmond, una compagnia inglese. Ma si tratta di una crociera davvero molto lussuosa. Non è un treno normale. In ogni caso, il treno notturno sta tornando in auge con la crisi ecologica ed economica e con il desiderio personale di molte persone di viaggiare di nuovo in treno. È noto che, soprattutto in Europa, molti treni notturni stanno riemergendo come ai tempi dell’Orient Express.
È stato difficile trovare tutte le foto di cui avevate bisogno?
È stato un lavoro lungo, ma dal punto di vista geografico abbastanza semplice, perché tutto è stato raccolto nei locali di un’associazione vicino alla Gare de Lyon, a Parigi, l’Associazione degli ex dipendenti della Compagnia dei vagoni letto, che negli anni ’90, quando tutto è stato chiuso, aveva deciso di salvare tutti i documenti amministrativi. Ritagli di giornale, fotografie, mobili, oggetti. Hanno mantenuto questa collezione in risposta alle richieste di ricercatori o giornalisti; poi Arthur Mettetal, che ha scritto una tesi sulla storia dell’Orient Express, ha avuto accesso a questa collezione e ha deciso di creare un fondo di dotazione culturale. Mi chiamò per dare un’occhiata alla collezione fotografica e decidemmo di creare insieme questa mostra. Quindi quasi tutti i documenti della mostra provengono da questo fondo. Abbiamo solo dovuto fare una cernita di molte perle perché c’erano molti documenti interessanti per la storia dell’azienda, ma non per una mostra culturale e per il grande pubblico. Si potevano trovare materiali della SNCF, la compagnia ferroviaria francese, i manifesti di un collezionista parigino, Pierre de Gigord, le vecchissime fotografie dei turisti che viaggiavano verso l’Oriente alla fine del XIX secolo e, grazie alle FS italiane, anche alcuni estratti video molto interessanti per la parte “italiana” della mostra.

Itinerario di un mito moderno, a Villa Medici.
Ph. © Daniele Molajoli
Ha scelto le fotografie con l’occhio del fotografo o con quello del documentarista?
Sono una curatrice con un background in storia dell’arte e fotografia. Volevamo creare una mostra come una storia che portasse i visitatori in un viaggio alla scoperta di molte cose fantastiche. Ma naturalmente, ciò che era importante per me era mostrare il maggior numero possibile di documenti d’epoca quindi abbiamo cercato le stampe fotografiche più antiche. Abbiamo scelto quelle che avevano senso per la mostra, ma dovete sapere che nell’archivio fotografico c’erano moltissime riproduzioni degli anni ’60 e ’70 in piccolo formato. Erano informazioni visive ma non erano oggetti belli per la mostra. Quindi abbiamo privilegiato gli album, le stampe vintage, degli anni Trenta o precedenti. Ma il nostro portfolio di Jack Burns è un portfolio originale degli anni Cinquanta. Abbiamo usato documenti un po’ più grandi quando siamo riusciti a trovare stampe più grandi, perché altrimenti c’erano molte fotografie in formato cartolina e non si può costruire un’intera mostra di 200 opere con delle cartoline. Abbiamo anche deciso di ingrandire alcuni archivi simbolici in un formato molto grande, sotto forma di carta da parati.
Pensa che l’Orient Express sia stato anche un esperimento per un’Europa più unita? L’Orient Express ha effettivamente contribuito all’unione culturale dell’Europa oppure no?
Penso che tutte le infrastrutture che permettono alle persone di viaggiare, di andare a scoprire altre culture e di incontrare comunque altre persone, siano alla base dei legami umani. Oltre ai legami economici e politici, grazie ai viaggi, ci sono stati anche legami umani tra persone di diverse nazionalità. In ogni caso, ciò che è interessante nella storia dell’Orient Express è che esso fa parte della storia europea attraverso le varie guerre mondiali, la guerra fredda e così via. Ci sono stati sviluppi importanti lungo il tempo al riguardo di questo fenomeno. Per quanto riguarda i servizi ferroviari, ad esempio, dopo il primo percorso dell’Orient-Express che andava dalla Francia, attraverso la Germania, l’Austria, per raggiungere l’Europa orientale e l’Est, successivamente alla prima guerra mondiale gli alleati decisero di isolare la Germania e di creare un percorso alternativo dell’Orient Express grazie al tunnel del Sempione; così, dopo la Prima guerra mondiale, il treno prese il nome di Sempione Orient Express passando quindi non più attraverso la Germania ma attraverso la Francia, la Svizzera, l’Italia e il sud dell’Europa.
Un’ultima domanda: cosa consiglia a chi viene a visitare la mostra?
Vi consiglio di prendervi il vostro tempo e di prepararvi forse un’ora. Dovete sapere che vi immergerete in un universo di immagini molto varie che vi porteranno in molti paesi diversi, immagini fisse, immagini in movimento, suono. C’è anche un podcast curato da Mathias Énard che racconta la storia del treno. Quindi c’è, c’è davvero qualcosa per tutti i sensi, prendetevi il vostro tempo e troverete sicuramente qualcosa che vi piacerà.

Nata nel 1985 a Parigi, Eva Gravayat vive a Berlino dal 2012. Laureata in Scienze e Tecniche Espositive all’Università Paris I Panthéon-Sorbonne, Eva Gravayat è responsabile di progetti culturali. Ha coordinato la realizzazione di numerose mostre e festival fotografici in Francia e in Germania (Rencontres d’Arles, Fotobookfestival Kassel, ecc.) e partecipa regolarmente a letture di portfolio, giurie e tavole rotonde. Tra il 2014 e il 2018, ha lavorato alla conservazione e diffusione dell’Estate Hein Gorny in collaborazione con la Collection Regard. Nel 2017, ha cofondato il sito thephotoexhibitionarchive.com, una raccolta di fotografie in mostra destinate a studenti, artisti e curatori.
Photo Credits: © Xavier Antoinet