«…non volevo assolutamente realizzare un libro di fotografia fine a sé stesso o soltanto di fotografia…».
È una delle affermazioni che Giovanni Marrozzini rilascia a Valeria Valli di Discorsi Fotografici.
Dal connubio con Angelo Ferracuti nasce “Viaggio sul fiume del mondo – Amazzonia” Ed. Mondadori 2022.
Il libro raccoglie e ci offre l’essenza di cinque anni di viaggi in Amazzonia, ognuno dei due autori si esprime nella propria lingua evidenziando gli aspetti a sé cari.
Angelo Ferracuti disegna un reportage di viaggio, ma soprattutto d’inchiesta evidenziando i mali che affliggono i popoli dell’Amazzonia, rende evidente quanto l’avidità, l’egoismo e una visione del mondo incentrata sull’uomo posto al di sopra della natura stia negando a quei popoli qualunque visione del futuro. Riporta, di contro, la loro ostinata resistenza, le battaglie per salvaguardare la loro terra e la loro stessa esistenza che poi è la medesima di tutti noi.
Giovanni Marrozzini nonostante la degradazione, l’inquinamento da mercurio a causa delle miniere d’oro, la prostituzione minorile, i danni riportati da persone e ambiente cerca e straordinariamente trova la spiritualità, il legame atavico con la terra; fotografa, anche in senso metaforico, la bellezza, l’incanto. Lega il mito, accende la magia. Trasforma la violenza in bellezza. Evoca il sogno.
Una riuscita alternanza tra la parola e la denuncia di Ferracuti e la narrazione e il sentimento di Marrozzini.
Una visione del presente quella di Ferracuti che passa per l’aspetto sociale, racconta di aver trovato un’idea diversa del mondo, della coscienza e dell’identità degli abitanti di queste terre che è da preservare e consolidare, della terra intesa come patrimonio, a volte il solo per questa gente, della sua conoscenza e di come ci salverà, tutti. Ferracuti dà voce.
Una visione del passato quella di Marrozzini che mostra come doveva essere la terra all’inizio, il rito ancestrale della creazione, un tempo sospeso nel tempo, un tempo da cui tutto ha origine.
Il tempo stesso, infatti, si sospende nelle fotografie e torna reale nelle parole.
Battezzare come “Amalassunta” il battello che ha consentito loro di viaggiare in queste aree remote non poteva essere più profetico nel definire e armonizzare maggiormente gli intenti degli autori, a maggior ragione sapendo che Angelo e Giovanni l’hanno donata all’”Associazione del Piccolo Nazareno” di Manaus affinché diventi una scuola, dunque un’opportunità.
È questa un’illuminazione che riconduce ad un’altra antica credenza per la quale i marinai, considerando le barche al pari di una persona, la battezzano.
Chiamare con questo nome la barca cita tacitamente Osvaldo Licini, marchigiano anch’esso, e implicitamente anche il mistero che sottende ad “Amalassunta”, una serie pittorica dedicata alla luna che il pittore chiamò allo stesso modo. Scrive Licini sul nome scelto per i suoi lavori: «Amalassunta è la Luna nostra bella, garantita d’argento per l’eternità, personificata in poche parole, amica di ogni cuore un poco stanco»; alcuni studi hanno ipotizzato che, nell’espressione “in poche parole” dell’artista, Licini avesse velatamente suggerito di porre attenzione all’anagramma del nome del suo personaggio da cui derivano: “la Musa Santa” e “Malus, Satana” il che porta a pensare a come si possa ottenere bellezza dal male.
In questo senso Marrozzini e Ferracuti hanno fatto un’altra impresa, sono riusciti, ognuno col proprio linguaggio, a trarre bellezza da un territorio devastato, violentato, abbandonato.
Ognuno di loro suscita domande, il vero senso del raccontare.
Matteo Rinaldi