Ferrania Orto 50. La modernità che giunge dal passato

Mantenendo fede all’amore e alla passione che Discorsi Fotografici ha sempre espresso per la fotografia analogica, siamo lieti di presentarvi il primo di una serie di articoli scritti da Erminio Annunzi, esperto e navigato fotografo.

Erminio Annunzi (San Benedetto Del Tronto, 1960), fotografo e docente, si occupa dal 1987 di fotografia reportage, paesaggio, natura. Nel 1981 viene assunto presso AGFA GEVART, dove segue corsi di fotografia professionale; è stato responsabile della divisione Demo e Training Center e successivamente ha ricoperto il ruolo di responsabile della galleria fotografica AGFA.

Nel suo trentennale percorso fotografico professionale, Erminio Annunzi ha affrontato molti generi diversi di fotografia, ed ha collaborato con varie riviste italiane ed estere di natura a carattere divulgativo e scientifico e sue immagini sono apparse su libri e guide naturalistiche.

Inizia nel 1992 una collaborazione con l’agenzia fotografica “Daily for Press” e per l’agenzia “Associated Press”, occupandosi di fotografia sportiva e reportage; è grazie a queste collaborazioni che pubblica fotografie sulle maggiori testate giornalistiche italiane. Dal 1999 è docente di tecnica fotografica, fotografia di paesaggio e creatività presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Ha collaborato con Canon Italia, ricoprendo il ruolo di docente per i corsi di fotografia e per i seminari di fotografia digitale dedicati alla ripresa fotografica e alla stampa.

Parallelamente al lavoro professionale, porta avanti progetti personali sul paesaggio naturale e urbano e sul reportage che sono stati esposti in mostre personali e collettive, in Italia e all’estero.


Salve, mi chiamo Erminio Annunzi ed annuncio l’avvio di una collaborazione con il magazine Discorsi Fotografici, sulle cui pagine scriverò periodicamente degli articoli sul tema della fotografia analogica.

I temi che tratterò riguarderanno il mondo delle pellicole fotografiche, senza alcuna intenzione di fare apologia tecnica e tecnologica su quale possa essere il film migliore.

Mi limiterò ad analizzare le pellicole per le loro caratteristiche intrinseche e “suggerire” in quale ambito fotografico possano trovare la loro collocazione ideale. Infatti, credo che la pellicola migliore non esista, ma esiste la pellicola che meglio risponde alle esigenze, allo stile, alla personalità, alla creatività del fotografo e che assecondi efficacemente la sua visione.

Eviterò eccessivi tecnicismi, saltando la parte di analisi delle curve e di tutti i dati che permettono di leggere tecnicamente il comportamento di una pellicola. Non perché siano irrilevanti, anzi, sono il principio fondante su cui le pellicole vengono pensate, ideate e realizzate, ma perché ci sono persone più adatte di me che lo possono fare in maniera impeccabile.

Come ho già scritto nelle righe precedenti, mi limiterò a proporre una pellicola ed illustrare il suo comportamento per sfruttarla al meglio. Non sarà scontato che le prove che svolgerò si limitino solo ad un uso “tradizionale” della pellicola e degli sviluppi conseguenti: questa scelta è dettata soprattutto dalla volontà di invitare e spronare verso nuovi indirizzi visivi.

La prima pellicola oggetto del mio interesse è recentemente apparsa sul mercato, ed è realizzata da una importante casa fotografica italiana, la Ferrania. La Orto 50, ultimo arrivo in casa Ferrania, è una pellicola ortocromatica dalla sensibilità di 50 iso in formato 135/36, ed è anche l’ultima ortocromatica inserita nel mercato fotografico, dopo la Rollei e la Ilford.

Le pellicole ortocromatiche sono particolari per la loro sensibilizzazione spettrale (sensibilità alle differenti frequenze della luce) e, contrariamente alle pellicole pancromatiche che sono sensibili a tutto lo spettro della luce, i film orto hanno un “buco” di sensibilità nella frequenza del rosso, perciò sensibile solo allo spettro luminoso dal giallo-verde al violetto.

Questa caratteristica conferisce loro peculiari prerogative che in passato venivano sfruttate per la riproduzione al tratto di documenti, la duplicazione di negativi e/o diapositive bianco e nero, la fotografia scientifica e, con dovuti accorgimenti, nella fotografia a tono continuo.

Caratteristiche delle pellicole ortocromatiche e, conseguentemente anche della Ferrania Orto 50, sono l’elevata risoluzione e finezza di grana ed un contrasto di base che possiamo definire alto o molto alto, anche se con particolari rivelatori e diluizioni è possibile ottenere una discreta riproduzione tonale.

Contrariamente a quanto consigliato dalle istruzioni stampate sulla scatola, nelle prove ho esposto volutamente la pellicola Ferrania Orto 50 alla sensibilità 100 iso. Successivamente ho sviluppato con il rivelatore Hydrofen Bellini, alla diluizione di 1+15 a 20° per un tempo di 7’,30”.

La sottoesposizione di uno stop, a cui è stata sottoposta la pellicola, è compensata da un prolungamento del tempo di sviluppo, rispetto a quello standard (esposizione a 50 iso e sviluppo Hydrofen 1+15 a 20° per 4’,30”, con questa formulazione di sviluppo i risultati sono differenti da quelli che pubblico nel post).

Lo scopo di questa scelta tecnica, in controtendenza rispetto alla moda attuale che vede utilizzare i film ortocromatici per fotografie a tono continuo, era quello di sfruttare l’alto contrasto della pellicola nella ricerca di esiti dal sapore old-style, in modo da avvicinarci alla resa delle immagini di reportage degli anni settanta. E, più pomposamente, al grande carattere dovuto dal contrasto che si evidenzia nelle immagini di un maestro della fotografia come Mario Giacomelli.

Come potete vedere voi stessi, risultati ottenuti ci restituiscono un efficace potere grafico, una sorta di “cattiveria” visiva, in cui i soggetti si materializzano in tutta la loro forza.

Le immagini a corredo sono state scansionate con uno scanner Epson Perfection V850 e non sono state apportate correzioni all’immagine, salvo una lieve regolazione dell’esposizione.

Ferrania Orto 135/36 – 50 ISO

Erminio Annunzi per Discorsi Fotografici