Parliamoci chiaro, Fujifilm è l’unica azienda che nel campo della tecnologia fotografica può realmente vantare un numero importante di innovazioni. In dieci anni, in soli dieci anni, Fujifilm è diventata un punto di riferimento per i fotografi, certamente per quelli che prediligono un approccio, per così dire, analogico alla fotografia. È per esempio innovativo aver conservato il layout delle fotocamere a pellicola; è innovativo aver digitalizzato le storiche pellicole, facendole diventare uno dei punti di forza delle X-Camera; è innovativo presentarsi sul mercato delle mirrorless con un prodotto a ottica fissa; è innovativo differenziare la propria gamma andando a soddisfare le esigenze dei fotografi con prodotti pensati per un certo tipo di fotografia e non per tutta la fotografia; è innovativo rimanere estranei alla logica dell’obsolescenza, per cui ogni modello ha delle caratteristiche, certamente aggiornate nel tempo con quelli successivi, che rimangono comunque valide; è innovativo scegliere di puntare su due grandezze di sensori, creando due offerte separate, notevolmente diverse tra loro; è decisamente innovativo permettere a un fotografo di portare al collo una medio formato, veloce e incredibilmente leggera. Innovare significa arrivare prima, significa rischiare tanto, significa essere imitati. Fujifilm con la GFX100S fa scatto matto al mercato delle fotocamere digitali full frame. Un sensore più grande, notevolmente più grande, ha dei vantaggi creativi e dei benefici tecnologici imparagonabili, per di più, allo stesso prezzo. Per le caratteristiche della GFX100S e per altre considerazioni sul medio formato Fujifilm, indispensabili, rimando alla fine di questo articolo con un’utile selezione di nostri articoli.
La Fujifilm GFX100S ha dimensioni contenute e senza andare noiosamente a guardare i centimetri, è come riprendere in mano una reflex semi professionale di qualche anno fa. Allo stesso modo, senza guardare i grammi, è leggerissima. Si impugna bene ed è particolarmente ergonomica. Da un punto di vista operativo è molto veloce, immediata nell’accensione e nella messa a fuoco anche molto precisa. Tenuta al collo, con uno dei due obiettivi forniti per la prova, per un numero considerevole di chilometri a piedi, circa un centinaio, durante le ore calde delle giornate estive, non si è fatta sentire, a dimostrazione che la miniaturizzazione dà i suoi importanti risultati. Grazie a questa caratteristica, insieme ai 100 megapixel del sensore e a un sistema di messa a fuoco automatico molto veloce, la Fujifilm GFX100S diventa una fotocamera estremamente versatile, in grado di essere utilizzata in diversi campi: dalla fotografia commerciale a quella di matrimonio, da quella di moda a quella di strada, dal paesaggio all’architettura, dagli animali alle persone, perfino la fotografia sportiva, a patto di essere fotografi non ossessionati dalla raffica, perché in questo caso garantisce solo cinque frame per secondo.
Sebbene le fotografie realizzate con la Fujifilm GFX100S appaiano a monitor come immagini in tutto e per tutto simili a quelle ottenute con sensori più piccoli, questo implica un approccio già in fase di scatto del tutto diverso, perché le possibilità creative, come già detto, sono considerevoli. Non è solo e tanto il numero dei megapixel, la differenza la fa la grandezza del sensore. Il ritaglio non è limitato alla ricomposizione post scatto, ma diventa un autentico strumento di lavoro diverso e per la fotografia digitale, nuovo. Con un solo frame, infatti, è possibile ottenerne fino a nove, soprattutto sfruttando il pixel shift del sensore. Quindi da una inquadratura a campo totale non è complicato passare a un campo lunghissimo, a un campo lungo, a un piano americano, a un campo medio, a mezzo primo piano, a un primo piano, a un primissimo piano, al dettaglio, senza una perdita significativa di qualità. Tutt’altro, in base alla focale utilizzata, almeno sei delle nove possibili inquadrature non risentono del ridimensionamento. Questo consente di sviluppare un approccio narrativo innovativo, dove poter far dialogare la foto principale con elementi ingranditi all’interno, che diversamente sarebbero poco visibili.
Analogamente, il recupero delle ombre e delle alte luci è sorprendente, tanto da assicurare una corretta esposizione anche quando a prima vista sembrerebbe non ci sia nulla da fare. Anche il bilanciamento del bianco è impeccabile, la fotocamera è in grado di elaborare le diverse sfumature di luce presenti sulla scena, con un processore di immagine in grado di fornire una risposta cromatica fedele e adeguata a seconda delle diverse aree.








La Fujifilm GFX100S è una macchina fotografica pensata per confrontarsi con il segmento full frame della concorrenza, dunque pensata per quei professionisti che lavorano con le grandi dimensioni e di conseguenza con tanti megapixel. Allo stesso tempo però, sembra rivolta anche agli utenti Fujifilm della serie X. Tra questi chi ne ottiene un beneficio maggiore sono soprattutto quelli che possiedono già una X-T4, visto che le due fotocamere condividono la stessa batteria. Quindi, l’idea di avere un corpo macchina con un sensore più grande da affiancare a quello con uno più piccolo si materializza nell’indubbio vantaggio di avere una base in comune. C’è però da dire che le due tipologie di macchine fotografiche non sono confrontabili da un punto di vista del file RAW, realizzare una sessione di scatti con entrambe senza una progettualità rischia di complicare il lavoro di sviluppo. La GFX100S ha dei margini di intervento enormi, rispetto a qualsiasi X-Camera che innanzitutto non ha la possibilità di fare ritagli importanti, ma poi è priva di quella tridimensionalità, tipica del medio formato. È necessario, pertanto, avere le idee chiare, sapendo già quali scatti realizzare con la APS-C, quali con la Super Full Frame, perché poggiano su basi creative differenti.

A dispetto delle dimensioni, la Fujifilm GFX100S è una fotocamera completa e nel confronto con il modello superiore, la GFX100, perde solo dettagli, conservando invece tutte le caratteristiche di punta. Inoltre, eredita la consuetudine di Fujifilm di fornire aggiornamenti firmware capaci di migliorare di molto l’esperienza di utilizzo intervenendo sull’operatività, aggiungendo eventualmente caratteristiche o migliorando quelle esistenti, comunque non limitandosi alla sola risoluzione di eventuali bug. L’unico limite di questa macchina, al momento, in futuro probabilmente non sarà più così, è nelle risorse necessarie per elaborare i file RAW che, nella configurazione migliore, non compressi a 16-bit, hanno una dimensione di 200 mega. Ciò implica un aumento dei costi tanto nello storage temporaneo, quanto in quello di backup; soprattutto obbliga l’acquisto di un computer di ultima generazione che consenta di avere un’importazione e un’esportazione, così come un’elaborazione generale e selettiva, in grado di mantenere tempi di lavoro in linea con le scadenze, diversamente si allungherebbero di molto, senza contare il senso di frustrazione nell’attesa tra una piccola e semplice regolazione e l’altra.
L’esperienza di utilizzo conferma le aspettative, il sensore Super Full Frame Fujifilm insieme alle altre caratteristiche che compongono la GFX100S è un’alternativa più che valida alle fotocamere Full Frame. Lo è per le dimensioni più grandi, per un’area del pixel più grande, per la gamma dinamica più estesa, per la maggiore profondità colore, per le dimensioni compatte, per il prezzo. I concorrenti scommettono sul fatto che un sensore 35mm molto risoluto possa stabilire una superiorità su uno più grande, 1.7 volte più grande. Con una 35mm però non è concettualmente possibile fare una fotografia medio formato. Anche avendo gli stessi megapixel, il limite è la dimensione del sensore. Per questo Fujifilm è uno scacco matto, perché la GFX100S offre le stesse caratteristiche, con la stessa operatività, con lo stesso prezzo, ma con un sensore più grande. A questo punto, per poter davvero competere gli altri devono necessariamente introdurre nella loro linea di fotocamere, quelle medio formato, oppure dimezzare i prezzi.
Federico Emmi
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