L’uomo venuto dal futuro

“I risultati ottenuti da von Neumann in campo matematico – e non solo – a metà del ventesimo secolo ci appaiono ogni anno che passa anticipazioni del futuro.”

Al giorno d’oggi quasi non facciamo più caso alla pervasività nella nostra giornata dei computer, macchine che ci connettono al mondo e occupano una parte rilevante delle nostre esistenze in settori che vanno oltre la sfera lavorativa, macchine che elaborano informazione ad uso delle nostre menti, per ampliarle o restringerle a seconda del contenuto e della forma, macchine che hanno plasmato per sempre il corso della storia umana e dalle quali è difficile immaginare un distacco completo.

Eppure dietro le macchine ci sono, come sempre, esseri umani che le hanno sognate, progettate, realizzate secondo progressi a volte lenti e costanti a volte invece paragonabili a veri e propri salti quantici e John Von Neumann era uno di quelli, uno dei migliori. Se leggete questo articolo è anche (in buona parte) merito suo.

Nell’articolata ed avvincente biografia scritta da Ananyo Bhattacharya e pubblicata in Italia da Adelphi, l’autore ci conduce in un labirinto di idee e scoperte, svelandoci la figura enigmatica di un uomo che “guardava al futuro con la capacità quasi infallibile di individuare i settori in cui il suo contributo avrebbe determinato il nostro destino“.   

Il libro è un’odissea intellettuale che spazia dalla matematica pura alla fisica quantistica, dalla teoria dei giochi all’informatica. Bhattacharya, con una prosa limpida e coinvolgente, ci svela un von Neumann non solo geniale scienziato, ma anche uomo dalle mille contraddizioni: un bon vivant, un appassionato di automobili, un credente in punto di morte.

La mente di von Neumann era un universo in espansione. Come un’onda che investe tutto ciò che incontra, le sue idee hanno plasmato discipline diverse, lasciando un’impronta indelebile sulla storia del XX secolo. Dalla meccanica quantistica, dove ha contribuito a gettare le basi della moderna interpretazione della realtà, alla teoria dei giochi, che ha rivoluzionato l’economia e le scienze sociali, fino all’informatica, dove ha anticipato lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Ma non è detto che il genio umano nelle sue forme più alte si esprima sempre e solo per il bene e per la crescita della società, Von Neumann contribuì tantissimo allo sviluppo del Progetto Manhattan e dato il suo odio per i nazisti e le sue origini ebree, fu lui a suggerire come lanciare la bomba al plutonio realizzando l’explosive lens: un tipo di carica esplosiva utilizzata per le armi nucleari. Su questo scrive l’autore: “Non si limitò, infatti, a voler costruire la bomba, ma l’ossessione si spinse al punto di volerne massimizzare il livello distruttivo, calcolando l’altezza ideale da cui farla detonare al fine di creare il maggior danno e morte possibile“. Un’affermazione che fa riflettere sulla complessità e sull’ambiguità di un genio che ha contribuito sia a salvare vite che a distruggerle, sia in maniera diretta che indiretta in quanto i suoi teoremi sulla teoria dei giochi furono usati parecchio nelle simulazioni di scenari di guerra e non solo per l’economia e le scienze sociali.

Bhattacharya affronta questi temi con grande equilibrio, evitando facili semplificazioni e presentandoci un ritratto sfaccettato e multiforme del suo protagonista. Come scrive l’autore: “Viene da chiedersi allora se l’inarrestabile ciclo progressivo della scienza sia davvero un processo evolutivo, o solo il tentativo di porre rimedio alle precedenti scoperte divenute controproducenti in mano alle follie megalomani dell’uomo”.

“L’uomo venuto dal futuro” non è solo un libro per addetti ai lavori, ma un’opera che può appassionare un pubblico molto ampio. La scrittura coinvolgente di Bhattacharya, la ricchezza di aneddoti e la capacità di rendere comprensibili concetti complessi rendono questo libro un’avventura intellettuale alla portata di tutti.