L’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle lo ricorderemo a lungo. Sia per i drammi a cui ci ha sottoposti, sia per le limitazioni che siamo stati costretti a vivere per contenere il diffondersi del virus.
Anche il mondo della fotografia ne ha ovviamente risentito ma grazie al notevole aumento dell’utilizzo delle piattaforme di crowdfunding, ossia di finanziamento collettivo, molte realtà sono riuscite a portare a termine dei progetti che difficilmente avrebbero avuto un seguito.
Il libro La Terra di sotto, del cui progetto abbiamo scritto qui, ha visto la luce grazie ad una campagna di enorme successo che ha raccolto oltre 11mila euro. Il risultato è andato oltre le aspettative ed è stato sostenuto da oltre 200 persone.
La terra di sotto tratta di alcuni fra i peggiori casi di inquinamento del nord Italia, tra rifiuti di industrie, discariche e criminalità organizzata. Lo fa con l’utilizzo della fotografia, del giornalismo d’inchiesta e della cartografia per restituire una inedita visione del paesaggio.

Il volume, Pubblicato da Penisola Edizioni in collaborazione con Urbanautica Institute ed editato da Steve Bisson, contiene 97 fotografie scattate tra il 2014 e il 2019 dal fotografo Luca Quagliato, approfondite da didascalie per ogni caso di inquinamento raccontato.

Il saggio di apertura “Il secolo dello sviluppo” e i saggi introduttivi dei capitoli interni al libro portano la firma di Luca Rinaldi, giornalista investigativo e direttore di IrpiMedia, testata indipendente e non profit di giornalismo di inchiesta transnazionale.
Dalle righe del saggio si evince lo scopo del progetto: “Ed è proprio per portare al centro il tema dell’ambiente e dell’impatto sull’uomo, sul paesaggio e sulla società che nasce questo libro. Perché si può chiedere di limitare un fenomeno come quello dell’inquinamento ambientale, degli incidenti industriali o del traffico di rifiuti, ma prima di tutto è necessario anche occuparsi delle condizioni socio economiche che hanno provocato questi fenomeni. E andare al cuore delle singole vicende, mostrandole in tutta la loro forza e nel loro sapersi nascondere tra le pieghe del territorio, è fondamentale per fare prima memoria di ciò che c’è stato per poi cominciare a pensare i percorsi di domani“.
Matteo Aimini, ricercatore in architettura del paesaggio, accompagna l’analisi territoriale della Megalopoli Padana con il saggio “La terra dello scarto”.

Infine il volume si chiude con le rappresentazioni cartografiche di dati ambientali forniti dall’Arpa, a cura di Massimo Cingotti, non meno importanti perché rendono completa la fruizione.
Un altro libro che ha ottenuto la pubblicazione grazie alla raccolta fondi è Blue, progetto dei fotografi Luca Santini e Matteo Natalucci, di cui ci siamo occupati in questo articolo.

Sono servite soltanto 3 settimane per centrare l’obiettivo prefissato ed il totale raccolto supera abbondantemente i 7mila euro.
Il progetto vuole documentare la realtà degli allevamenti intensivi che sta alla base dell’industria della carne in Italia, dove gli animali crescono velocemente e muoiono, prima di arrivare sulla nostra tavola.

Grazie all’aiuto dell’associazione animalista Essere Animali, i due fotografi si sono introdotti di furtivamente dentro numerosi allevamenti intensivi in Emilia Romagna. La scelta di linguaggio ossia l’uso del flash in notturna, che riprende i soggetti in modo diretto e spietato, accompagna la forte tematica e sottolinea il clima disumano di questi luoghi che molto spesso non rispettano le leggi vigenti, dove gli animali sono ammassati e maltrattati.
L’oggetto libro è frutto di diverse collaborazioni: la già citata associazione Essere Animali ha contribuito nella raccolta del materiale di approfondimento, mentre lo studio Door ha provveduto alla progettazione del libro fotografico. Ne è nato un tabloid di grandi dimensioni, scelta che permette di immergersi completamente all’interno del lavoro.

Infine lo scrittore Wu Ming 2, membro dell’omonimo collettivo, ha arricchito il volume con un testo significativo che sottolinea “l’opera di Santini e Natalucci rende visibile una conseguenza di questa schizofrenia e dimostra che la nostra sensibilità per gli animali è plasmata da ben altri interessi. Salviamo i cani, mangiamo gli agnelli, cuociamo vive le aragoste e torturiamo i polli. Ci riempiamo la bocca di uguaglianza e buoni sentimenti, ma approfittiamo di qualunque differenza, anche la più insignificante, per imporre gerarchie tra i viventi“.
Stessa sorte positiva, anche se con un percorso più lento e difficoltoso, ha avuto il libro Fotografia prodotto dalla Fototeca Gilardi, con la raccolta di oltre 2300 euro.

Ando Gilardi cominciò ad occuparsi di fotografia subito dopo la seconda guerra mondiale e lavorò come giornalista prima al quotidiano l’Unità, in seguito nei rotocalchi Lavoro e Vie Nuove. Dagli anni sessanta in avanti si dedicò totalmente alla fotografia collaborando e dirigendo numerose riviste del settore. I suoi interessi si concentrarono nello specifico sulla storia della fotografia e sulla fotografia sperimentale e di avanguardia. Scrisse più di una dozzina di testi, tra i quali ricordiamo Storia della fotografia pornografica, Storia sociale della fotografia e Meglio ladro che fotografo. Tutto quello che dovreste sapere sulla fotografia ma preferirete non aver mai saputo, tutti riediti da Paravia Bruno Mondadori Editori.
Questo progetto nasce dal ritrovamento in Fototeca delle pagine della rubrica Fotografia, tenuta sul periodico Vie Nuove dal 1964 al 1978 dallo stesso Ando Gilardi, che ha saggiamente conservato e catalogato inserendo la data di pubblicazione a penna.
Come descrive bene il testo di presentazione del progetto “Gilardi aveva una sua mission : democratizzare l’hobby della fotografia come mezzo espressivo. […] In più guidava i suoi lettori a sviluppare maggiore creatività e consapevolezza. Nella rubrica si suggeriva l’utilizzo al meglio delle attrezzature più economiche; nel suo programma rientrava la demitizzazione dell’apparecchio fotografico costoso […]“.

La riproduzione in anastatico del materiale, e cioè in maniera quanto più possibile conforme all’originale, è avvenuta in primo luogo colmando alcune lacune con ricerche bibliografiche e successivamente contestualizzando gli scritti con immagini della stessa epoca, tratte dall’archivio fotografico.
Il libro, stampato inizialmente in sole 100 copie, è composto da 280 pagine rilegate in un formato molto grande di 23×32 cm, che include le rubriche dal 1964 al 1970. In seguito verrà pubblicato un secondo volume che completerà la raccolta.

La realizzazione è minimale e ad una prima occhiata povera, ma il contenuto è di assoluto valore ed è “un tassello importante alla realizzazione del grande ideale mosaico internazionale che racconta con testimonianze e pubblicazioni la multiforme Storia della Fotografia“.
Inoltre è impreziosito da due testi introduttivi. Il primo di Daniela Giordi, direttrice di ABF Atelier per i Beni Fotografici, azienda che si occupa di restauro, ripristino e condizionamento di originali fotografici nonché curatrice della mostra Ando Gilardi Reporter del 2019 alla GAM di Torino.
Il secondo testo è scritto da Michele Smargiassi, noto giornalista autore di Fotocrazia, blog di Repubblica.it, nonché autore di saggi come Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso (Contrasto, 2009) e l’ultimo Sorridere. La fotografia comica e quella ridicola (Contrasto 2020).
Mirko Bonfanti
(Immagine di copertina con licenza Creative Commons CC BY-SA 4.0)